C'era così tanta gente che mi sentivo spaesata, il cielo era coperto da grandi nuvole grigie, l'aria era afosa, le strade erano perfettamente pulite e ordinate. Grandi palazzoni riempivano i lati dei marciapiedi e c'erano mendicanti e artisti di strada ovunque mi girassi.
"È così caotica ma così perfetta.. è tutto al suo posto, è tutto dove deve stare.. è pazzesco"
"Sì è vero, Londra è così" mi sorrise e mi tirò a lui baciandomi la fronte.
Era riuscito a convincere me e mio padre in meno di mezz'ora, cosa non semplice soprattutto con mio padre che all'inizio non era convinto ma poi, dopo ripetute promesse da parte di Piotr e pressioni di mia mamma, ci aveva dato il suo consenso.
Eravamo arrivati qui da poche ore ma eravamo già stregati da questa immensa città. Gli inglesi erano schivi ma educati, andavano sempre di corsa e avevano perennemente il cellulare attaccato alle orecchie. Era un mondo super tecnologico e all'avanguardia, molto moderno. Piotr ci era già stato diverse volte da turista, col suo cappellino e lo zaino in spalla si mimetizzava perfettamente mentre io, forse vestita troppo elegante, forse troppo leggera, sembravo una scappata da un museo del novecento. Girammo la città coi mezzi pubblici, i taxi e i bus a due piani, mangiammo fish and chips che ci disgustarono e scappammo in una pizzeria di napoletani che ci salvò la serata.
L'ultima sera, che era anche il compleanno di Piotr, mi portò in un ristorante elegantissimo dove sfoggiai un vestito payettato sui toni dell'argento, tacchi alti, trucco da sera e come unico gioiello la sua collana. Piotr mi fece un mare di complimenti, disse che sembravo la luna, maestosa e scintillante come il ciondolo che portavo al collo.
"Dove mi stai portando?"
"E' una sorpresa, tra poco lo scoprirai" mi fece l'occhiolino e disse un luogo al tassista che ci sorrise e ci guidò fino a destinazione.
"Okay ora chiudi gli occhi"
"Piotr, dovrei fartele io le sorprese, oggi è il tuo compleanno non il mio"
"Shhh non mi interessano i regali, ti ho detto che mi basta la tua presenza qui"
"Sì ma un regalo te l'ho fatto e dopo devi vederlo"
"Certo ma ora chiudi gli occhi e non barare" mi mise le dita affusolate davanti agli occhi e avvicinò il suo viso al mio restando alle mie spalle.
"Mi stai mettendo ansia Piotr, dove stiamo andando?"
"Fidati e vedrai che ti piacerà" rispose con un filo di voce "eccoci, sei pronta?"
"Sì certo" annuii e lui mi liberò gli occhi lasciandomi un bacio su una guancia.
"Cosa.." rimasi a bocca aperta, non sapevo che dire. Mi trovai di fronte ad una giostra coi cavalli che giravano tipo carillon.
"Prego.." mi porse la sua mano e mi aiutò a salire su uno dei cavalli, era rosa e bianco con una folta criniera bionda. Salì poi dietro di me, mi abbracciò stretta, si appoggiò alla mia spalla mentre la giostra ci cullava con la sua dolce musica. Mi lasciai andare tra le sue braccia, restammo così seguendo il ritmo della musica di sottofondo per tanto tempo. Mi sentivo in pace, senza ansie né stress, nessuna preoccupazione, nessun caos interiore. L'unico caos che sentivo era quello assordante del mio cuore. Batteva all'impazzata, il respiro di Piotr sul collo mi faceva sentire la sua presenza sempre più vicina, sempre più costante.
"Ti piace?" Mi domandò spostandomi leggermente i capelli dall'orecchio.
"Lo adoro" risposi appoggiandomi un po' di più al suo petto.
Continuammo a farci cullare dalla giostra che era stata messa in funzione solo per noi, solo per me. Ad un tratto mi fu chiara una cosa, ebbi come un'illuminazione, ne fui improvvisamente sicura.
"Piotr.." mi girai verso di lui che scosse leggermente la testa per farmi continuare la frase "ti amo" terminai con gli occhi inchiodati ai suoi.
Scese dalla giostra e aiutò anche me a fare lo stesso. I nostri sguardi erano come intrecciati, non ci staccammo fino a quando lui non mi baciò d'impeto e poi mi abbracciò. Non disse niente, non rispose alla mia dichiarazione e in parte ne fui felice perché mi sentivo finalmente di essere stata totalmente sincera con lui. Mi prese per mano e mi fece roteare su me stessa, ripetendomi quando fossi fantastica e speciale per lui. Tornammo in hotel dove, dopo esserci messi comodi, ci mettemmo a letto e gli diedi il mio regalo. Lo scartò come se non ne avesse ma ricevuto uno prima in vita sua. Quando vide l'iPad Pro che gli avevo regalato sotto consiglio di Arek, sorrise sincero e mi baciò di nuovo, mettendolo subito sul comodino e ringraziandomi più volte. Mi avvicinò a lui tenendomi stretta al suo corpo e lasciandomi tanti baci caldi, fino a che non ci addormentammo.Prendemmo l'aereo la mattina seguente, alle otto, e ci venne a prendere mio padre.
Fu una delle esperienze più belle della mia vita e non l'avrei mai più dimenticata.
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Atelophobia ❆ Piotr Zieliński
FanfictionAtelofobia (dal greco in greco ατελής, atelès, "imperfetto, incompleto" e φόβος, phóbos, "paura") è la paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti. L'atelofobia è classificata come un disturbo d'ansia, che influenza le relazioni per...