Dopo la partita gli mandai un messaggio a cui non rispose, anzi che non lesse proprio. Mi svegliai il giorno dopo con l'unico pensiero di vedere se c'erano sue email ma non fu così. Andai a scuola senza voglia, cercai di seguire e di prendere appunti ma con scarsi risultati. Stefano mi venne a prendere all'uscita e proprio mentre ero in auto con lui, nervosa più del solito, mi arrivò un messaggio di Piotr. Una gioia improvvisa si impossessò del mio corpo e stentai a nasconderla. Feci giusto in tempo a mettermi il cellulare in tasca per non far vedere la notifica al mio ragazzo e appena si distrasse, lessi.
Sei stato bravissimo, mi dispiace per il risultato.
Grazie. Scusa se sono scappato e se ti rispondo solo ora ma non ero dell'umore giusto ieri sera.
Va bene, tranquillo. Oggi ci vediamo?
Alle quattro da me?
Anche un po' prima se riesco.
Vieni a pranzo? Chiamo il sushi.
Vorrei, non sai quanto ma sto con Stefano.
Ah ok. A dopo.
Pawel?
È partito un'ora fa, domani ha gli allenamenti.
Okay, salutamelo.
Si. A dopo.
A dopo.
"Mi stai ascoltando? Lo posi questo cellulare?" Mi tirò con un braccio e mi fece voltare verso di lui.
"Sì parlavi di domenica, certo che ti ascolto. Per me va bene" annuii rispondendo al suo invito a pranzo, senza dargli chissà quanta importanza e tornando a guardare il display che non si illuminò più.
"Ma con chi stai chattando?" Mi sfilò il cellulare dalle mani ed andò su whatsapp guardando le chat. Le scorse velocemente ma per sua sfortuna non trovò niente di compromettente.
"Ma ti fai gli affari tuoi?" Me lo ripresi e per la prima volta in vita mia urlai contro qualcuno "come ti sei permesso? Non farlo mai più, ci siamo capiti?"
"Che ti incazzi a fare? Non ho fatto niente"
"Il cellulare è mio e non hai autorità per spiarmi. Non farlo mai più, è una mancanza di rispetto che non tollero. Portami a casa ora"
"Dai calmati tesoro, stavo solo scherzando. Non volevo farti arrabbiare.." Cercò in tutti i modi di riappacificarsi con me ma non ci riuscì. Ero davvero stanca dei suoi comportamenti, ultimamente.
"Portami a casa" ripetei più volte. Dopo un po' si decise e mi accompagnò a casa. Ormai erano quasi le tre e mezza e avrei potuto farmi portare da Piotr ma decisi di non chiederglielo, non volevo peggiorare le cose. Una volta a casa chiesi a mia madre di accompagnarmi dal calciatore e lei acconsentì subito.
"Oggi cosa ti va di fare?" Mi chiese dopo avermi preparato una tisana ed essersi messo comodo accanto a me sul divano.
"Non lo so, non ho idee" sbuffai, volevo solo stare un po' tranquilla dopo tutto il trambusto con Stefano.
"Piotr ti ho messo le maglie e i jeans nei cassetti, l'intimo nel cassettone in bagno e ti ho stirato le camicie.." una voce in lontananza mi fece sobbalzare, poi quando mi ritrovai di fronte Ilaria mi calmai.
"Ah salve signorina" mi salutò velocemente e poi tornò a Piotr "questi glieli metto nel bagno giù, okay?" Gli mostrò i calzettoni da allenamento e lui annuì.
"Va bene Ila, mettimi anche la tuta lì, grazie" le sorrise e lei fece subito come le aveva chiesto. Poco dopo ci salutò e andò via.
Tornò a chiedermi cosa volessi fare e ancora una volta non seppi che rispondere.
Guardò il soffitto per qualche minuto, ci pensò. Poi ebbe l'illuminazione, mi guardò. Gli occhi gli brillavano come diamanti al sole, le labbra sottili si inarcarono e già da lì seppi che qualunque cosa stesse per propormi, non avrei saputo rifiutare.
"Ti va di andare a mare?"*
Guidai per una decina di minuti per poi parcheggiare proprio di fronte al mare. Il vento era forte ma l'acqua era piatta come una tavola. La sabbia scura si vedeva perfettamente attraverso lo specchio d'acqua che era particolarmente invitante.
"Ti piace il mare?" Le domandai e lei annuì cacciandosi le mani nelle tasche del piumino.
"Nella tua città c'è il mare?" Mi domandò. Scossi la testa, il mare era un utopia per me.
"Nella mia città fa sempre freddo, c'è la neve. Il mare non l'ho mai visto fino ai miei tredici anni" spiegai mentre lei mi ascoltava con attenzione.
"Non andavate in vacanza?"
"No, non potevamo permettercelo. A tredici anni andai in trasferta con la scuola calcio e lo vidi da lontano. Era febbraio, come oggi, mi incantai a guardare le increspature delle onde sugli scogli. Era uno spettacolo nuovo per me e ogni volta mi imbambolo quando lo vedo, soprattutto d'inverno, anche oggi che non è più una novità"
"Ci vieni spesso?"
"Appena posso ci porto Mia, lei ama correre sulla spiaggia"
"Ho capito.." si bloccò quando mi vide slacciarmi le scarpe "che stai facendo?" chiese stupita.
"Sulla spiaggia si cammina a piedi nudi" mi tolsi le Nike e i calzini mentre le rispondevo. Continuò a guardarmi come se fossi un pazzo poi si fece una risata e mi seguì togliendosi gli stivaletti di pelle.
"Ma è freddissima!" Saltellava per non tenere le piante dei piedi sulla sabbia fredda.
"Fermati e vedi che dopo un po' non ti fa più niente" la bloccai tenendole le braccia e dopo un po' mi diede ragione.
"E' piacevole" disse, muovendo le dita dei piedi lentamente, facendosi scivolare i granelli tra di esse.
"Visto?" Chiesi in modo retorico.
"Sì, e io soffro tantissimo il freddo ma qui.." si guardò intorno, poi guardò me "non ho freddo"
"Il mare fa quest'effetto. Io ho addirittura caldo" Le sorrisi e mi tolsi il Moncler. Poi mi sfilai il maglione e lei di nuovo restò a bocca aperta.
"Stavolta ti traumatizzo davvero" dissi ridendo e lei non disse una parola, quando poi mi tolsi anche il jeans si mise le mani sulla bocca spalancata e cacciò gli occhi fuori dalle orbite.
"Ma che stai facendo? Sei pazzo Piotr? Ti prendi una polmonite, vieni qui!" Mi urlò dietro quando mi vide correre verso la riva.
"La vita è una Carol, e va vissuta! Vieni anche tu, ti prometto che è una sensazione fantastica" urlai anche io di rimando ma lei scosse veementemente la testa.
"Assolutamente no, per carità!"
"Dai vieni!" La tirai con me ma si ritrasse e scappò via.
"Va bene, l'hai voluto tu" alzai le spalle e la vidi cambiare espressione. Si aspettava che corressi verso di lei e la portassi con me a mare ma non lo feci, la mia idea era un'altra. Corsi verso il mare e mi tuffai nell'acqua gelida e calma, nuotai senza fermarmi per una ventina di secondi, poi tornai a riva e uscii tornando sulla spiaggia.
"Tu non stai bene! Hai problemi seri, veramente" mi disse quando fui abbastanza vicino da poter sentire.
"Sto benissimo, il freddo tonifica" risposi e quando non se lo aspettava mi buttai su di lei abbracciandola. La strinsi forte e la feci cadere con me nella sabbia, scossi la testa e lasciai che le gocce d'acqua passassero dai miei capelli bagnati a lei.
"Smettila Piotr, smettila!" Urlava di fermarmi ma nello stesso tempo rideva a crepapelle "ti ho detto basta, mi sto sporcando tutta.. mi sto rovinando i vestiti, basta" continuava a dire, "cretino!" Urlava ma non la mollai. La lasciai solo quando fu inzuppata quasi quanto me e la sabbia beige le riempiva i capelli e i vestiti. Scoppiai a ridere ancora col fiatone, lei saltò in piedi e mi raggiunse riempiendomi di schiaffi che mi fecero poco più che il solletico.
"Sei pazzo davvero, guarda che mi hai combinato" allargò le braccia e si guardò da capo a piedi per mostrarsi a me.
"Sei bellissima, fantastica" risposi mentre mi infilavo i miei vestiti "andiamo?"
"Devo farmi una doccia ora, sono un disastro"
"Anche io la devo fare, la facciamo insieme, ok?"
"Ma la smetti?" Incrociò le braccia mettendo il broncio e io misi in moto ridendo.Tornammo a casa mia e fece davvero la doccia da me. Le promisi che me ne sarei stato per fatti miei e non le avrei dato fastidio e così fu ma dovetti trattenermi e non poco. Saperla nuda a due stanze da me mi mise un'eccitazione addosso che non provavo da tempo. Dovetti concentrarmi per non immaginarmela nuda e calda nel mio accappatoio.
Cenò da me e poi la accompagnai a casa.
"Grazie della bella giornata e della tua doccia" mi disse prima di scendere dalla mia auto.
"Quando vuoi ma la prossima volta non faccio il bravo, ti avverto"
"Ciao cretino, buonanotte" mi fece la linguaccia e io la salutai con la mano.
"Ciao Lollina, notte a te"
Me ne tornai a casa e mi addormentai quasi subito, sereno e tranquillo come un neonato.
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Atelophobia ❆ Piotr Zieliński
Fiksi PenggemarAtelofobia (dal greco in greco ατελής, atelès, "imperfetto, incompleto" e φόβος, phóbos, "paura") è la paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti. L'atelofobia è classificata come un disturbo d'ansia, che influenza le relazioni per...