Il sabato mattina, così come il venerdì sera, lo passai a studiare. Ormai il tempo che dedicavo ai libri era sempre di meno a causa del progetto con Piotr, e anche quando stavo a casa non riuscivo più a concentrarmi come prima. Pensavo a cosa avrei potuto chiedere a Piotr il giorno dopo, a cosa avrei potuto organizzare per passare un pomeriggio diverso, a come vestirmi per essere perfetta ai suoi occhi. Mi accorsi che il fatto di volergli piacere non era normale. All'inizio mi giustificavo con la convinzione che a me in generale piace piacere a tutti, quindi non mi facevo problemi a farmi bella per lui, ma ora vedevo che le cose erano un tantino cambiate. Passavo le serate lontana da lui a pensare a cosa fare e cosa mettermi per piacergli, per far si che pensasse a me e non solo come una ragazzina, ma come una donna da desiderare. Arrivai addirittura a desiderare che si eccitasse pensandomi come con la sua Clara. Non ero la tipa che faceva questi tipo di pensieri, neanche con Stefano, ma con Piotr non so perché lo desideravo.
Studiai greco e storia dell'arte senza troppa voglia, nervosa più del solito. Attribuii quel nervosismo ai troppi compiti ma sapevo bene che il motivo reale era un altro: non avrei visto Piotr per due giorni. Finsi di essere finalmente felice di essere libera da quel progetto che mi rubava troppo tempo, pranzai coi miei genitori e poi andai da una mia compagna di classe per studiare anche latino. La sera mi vidi con Stefano che aveva insistito più del solito per portarmi fuori a cena. Andammo in una trattoria casereccia che non mi piacque molto ma mi sforzai di non darlo a vedere. Lui iniziò a parlare, a fare progetti su me e la mia famiglia, disse che voleva conoscere i miei al più presto. Mi dissi d'accordo ma non nell'immediato, ora avevo lo studio a cui pensare, dopo la maturità se ne sarebbe parlato. Fu in disappunto, disse che era una cosa da fare al più presto, che era stanco di dover fare le cose di nascosto e che voleva la benedizione di mio padre. Mi si accapponò la pelle a quella frase, non ero pronta ad una cosa del genere e sapevo che neanche mio padre lo era.
Dopo cena andammo sul lungomare, passeggiammo mano nella mano senza dire una parola importante. Parlammo del più e del meno, ma io non vedevo l'ora che la serata passasse per tornarmene a casa e dormire per far terminare la giornata. Insisté per restare qualche minuto da solo con me in auto, mi portò in un altro parcheggio semivuoto e iniziò a baciarmi con la solita foga. Tentò di nuovo di toccarmi ovunque ma fui decisa nel fermarlo subito e mi feci accompagnare a casa. Mi feci una doccia veloce e mi addormentai."Buongiorno piccola" mio padre mi svegliò portandomi un vassoio col caffellatte e le gocciole "oggi è una bella giornata, che ne dici di andare a fare una passeggiata tutti e tre insieme?" Mi chiese quando mi misi seduta nel mezzo del mio letto ad una piazza e mezza.
"Va bene, mi preparo e usciamo" risposi, lui annuì e mi baciò la fronte.
Feci colazione e poi mi preparai. Alle dieci in punto scesi al piano di sotto e uscimmo. Camminammo per via Chiaia, poi a San Pasquale e a piazza dei Martiri. Mio padre comprò a me e mia madre diverse cose, ci accontentò come sempre. A pranzo ci fermammo in un ristorantino sul lungomare e mangiammo a base di pesce fresco.
"Perché non chiedi al tuo amico se ci fa capitare i biglietti per la Juve?" Chiese mio padre.
"Al mio amico?"
"Zielinski" rispose mia mamma sorridendo.
"Ho visto dalle storie su Instagram che siete intimi, un favore puoi chiederglielo" disse mio padre facendomi l'occhiolino.
"Intimi? Papà ma che dici.." Arrossii subito anche se non nego che mi sarebbe piaciuto fosse vero.
"Andate d'accordo no?"
"Sì ma non siamo intimi" scossi la testa.
"Cosa aspetti a fare la prima mossa allora?" Mia madre mi diede un consiglio che non mi sarei mai aspettata.
"Non se ne parla, con lui sto studiando non è un mio corteggiatore"
"Per ora.." insisté mio padre.
"Per sempre papà, e poi lo sai che ho già il ragazzo.." dissi e lui subito cambiò espressione, rabbuiandosi.
"Quel nullafacente non mi piace e lo sai, finché è una cosa da ragazzina va bene, ma non parlare di lui come una cosa seria perché non lo accetto e lo sai" disse categorico, stringendosi il nodo della cravatta.
"Tuo padre ha ragione, devi puntare più in alto e cosa c'è di più in alto della Serie A?" Mi domandò mia madre con gli occhi che le brillavano.
"Niente" rispose mio padre al posto mio.
"Nemmeno mi guarda papà, non vi fate film inesistenti per piacere" stroncai le loro velleità sul colpo e ci rimasero male.
"Sei bellissima, intelligente, vieni da una buona famiglia.. devi solo essere un po' più.." mio padre si interruppe e guardò verso l'alto alla ricerca del termine giusto.
"Spinta" continuò mia madre.
"Sì, spinta, diciamo intraprendente" concluse mio padre.
"Non se ne parla, non è da me. Che dovrei fare, mettergli le mani nelle mutande?" Dissi innervosita.
"Tesoro cosa sono queste volgarità? Sono sicura che tu sai cosa fare, non c'è bisogno che ne parliamo ora a tavola. Pensaci tu" mi accarezzò una mano e cambiammo argomento. Mio padre aggiunse che era molto fiero di me e che sapeva che non l'avrei deluso, mi ricordò di chiedere i biglietti a Piotr e soprattutto mi disse che alle tre c'era Empoli - Napoli. Scordai tutto il resto e mi venne l'ansia per quella partita. Per la prima volta volevo guardarla, anzi volevo guardare Piotr in campo che mio padre mi disse partiva titolare. Con una scusa volli tornare a casa e alle due e un quarto feci una cosa che ancora tutt'ora non mi spiego. Presi il mio cellulare e andai nelle email dove avevo la sua memorizzata e gli mandai un messaggio di posta elettronica, sperando che la leggesse prima di scendere in campo.
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Atelophobia ❆ Piotr Zieliński
FanfictionAtelofobia (dal greco in greco ατελής, atelès, "imperfetto, incompleto" e φόβος, phóbos, "paura") è la paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti. L'atelofobia è classificata come un disturbo d'ansia, che influenza le relazioni per...