48- Il caffè

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"Non puoi dire che non ti ha fatto piacere conoscerlo, saresti una bugiarda"
"Ma non è che non mi ha fatto piacere, solo che ora ho cose più importanti da pensare"
"Spiegalo a lui.." stavamo uscendo dall'aula di inglese quando Jaqueline mi lasciò da sola indicando con un gesto veloce del mento il ragazzo che avevo conosciuto la sera prima appoggiato al muro. Feci un respiro profondo, presi il cellulare e finsi di star scrivendo un messaggio a qualcuno per fingere di non averlo visto. Gli passai accanto ma, malauguratamente, mi fermò.
"Hey, Carolina, ciao" sorrise così tanto che quasi mi accecò.
"Cedric, ciao. Ora mi segui pure?"
"Volevo rivederti, ieri sei scappata via.."
"Avevo sonno, era tardi"
"Capisco. Oggi pomeriggio ci sei per un caffè?" Mi si piazzò avanti chiudendomi la strada e fissandomi negli occhi.
Non capivo, non capivo cosa voleva da me, perché proprio me? Non avevo cercato le sue attenzioni, non lo avevo stuzzicato, non lo avevo nemmeno guardato. Che voleva? Non mi dispiaceva, era un ragazzo bello, intelligente, a modo e simpatico ma al momento avevo la testa altrove.
"Solo l'idea di bere il caffè a Parigi mi fa venire il voltastomaco" scossi la testa e lui rise.
"Hai ragione, allora me lo prepari tu un bel caffè napoletano?" Domandò seguendomi nei corridoi.
"Devo studiare, non so se riesco oggi"
"Vengo in camera tua quando vuoi, mi mandi un messaggio e io vengo. Alle cinque, le sei, le otto, le dieci.. quando vuoi"
"Addirittura?"
"Ne ho proprio voglia"
"Dammi il tuo numero ma non ti prometto nulla, ti avviso"
"Va bene, correrò il rischio" annuì e segnò il suo numero sul mio cellulare.
"A dopo" Lo salutai ed entrai nella mia camera.
Jaqueline stranamente non c'era e non mi aveva lasciato nessuno dei suoi soliti biglietti con cui mi avvisava dei suoi impegni. Posai lo zainetto sulla sedia della mia scrivania e mi sdraiai a letto. Girovagai un po' sui social e vidi diversi post sia del Napoli che di Piotr e mi rasserenai. Sembrava tranquillo, postava immagini degli allenamenti e delle partite e sembrava quello di sempre. Vidi anche che Arek si era fidanzato e poi quando stavo per posare il cellulare per cucinarmi qualcosa vidi l'ultimo post. Era di Fabián Ruiz in discoteca e Piotr era con lui, sorridevano e sorseggiavano un drink. Niente di che, ma saperlo in giro per feste e festini mi turbò un po' l'umore.
"Posso entrare?" La mia coinquilina bussò con le nocche sulla porta e mi fece sobbalzare.
"Entra" lo fece e poi saltellò letteralmente verso di me.
"Da quando in qua mi chiedi se puoi entrare?"
"Da quando te la fai con Cedric Morel" disse e si mise seduta accanto a me "come è andata?"
"Non c'è molto da raccontare, mi ha seguita per i corridoi e mi ha invitata a prendere un caffè.."
"E per te questo è niente?" Urlò come se fosse posseduta "quando andate? Ti porterà sicuramente agli Champs Èlyseès" farfugliò.
"Ho rifiutato, non mi piace il caffè che fate qui.."
"Hai rifiutato?"
"Sì"
"Ma sei cretina? Se non ti piace il caffè ti prendevi un thé o una tisana.."
Alzai le spalle senza dire nient'altro.
"E cosa ha detto lui?"
"Che oggi se lo viene  a prendere qui il caffè, fatto da me"
"Viene qui?"
"Se finisco presto di studiare gli mando un messaggio e viene"
"Hai il suo numero?" Mi chiese come se si riferisse al numero della persona più importante dell'universo.
"Sì"
"Tu gli piaci, è chiaro"
"Io voglio stare tranquilla"
"Non ti lascerà tranquilla, ti vuole"
Sbuffai, mi metteva ansia il solo pensiero di riaffezionarmi a qualcuno.
"Vabbè poi vediamo come andranno le cose, ora vado a studiare"
Mangiammo un panino con il petto di pollo e l'insalata e poi mi misi a studiare seriamente.
"L'hai contattato?"
"A chi?"
"Come a chiii" gridò "Cedric!"
"Ah no, non ho ancora finito di studiare. Se finisco presto lo contatto"
"Carol.." si alzò e venne da me "stai leggendo questa pagina da mezz'ora, hai finito, stai solo perdendo tempo. Chiamalo" Mi passò il mio cellulare che le presi dalle mani.
"Al massimo gli mando un messaggio.."
"Vai!"
Andai su whatsapp, scrissi e inviai.

Tra un'ora da me, non fare tardi o si fredda il caffè.

59 minuti e sono da te.

Ok.

58..

57..

56..

Cedric.. sei l'ansia.

La smetto, ci vediamo tra 54 minuti.

Mi strappò un sorriso ma non risposi. Mi prepari un po' senza però eccedere, non volevo che pensasse che mi fossi messa in tiro per lui.
"Appena arriva vado via con una scusa, così vi lascio soli"
"No Jaque, assolutamente no"
"Devo esserci anche io?"
"Certo, non è un appuntamento"
"Va bene, poi se vuoi che vado via mi fai un cenno e io vado"
"Sì certo.." la spinsi scherzando e iniziai a fare il caffè. Mancavano sette minuti e sarebbe arrivato, o almeno così aveva detto. E infatti così fu..
"Permesso.."
"Vieni Cedric, entra" Jaqueline aprì la porta e lui la salutò con uno dei suoi sorrisi perfetti.
"Carolina?"
"Eccomi, ciao" lo avvicinai e mi cinse i fianchi tirandomi a lui e lasciandomi un bacio sulla guancia.
"Ho portato qualche biscotto da mangiare insieme al caffè" disse e mi mostrò gli oreo che aveva portato.
"Il caffè non è cioccolata calda Cedric.."
"Lo so ma non sapevo che portare e ho portato questi, non farmi sentire inopportuno per piacere" si grattò la testa in imbarazzo e mi fece quasi tenerezza.
"Li mangiamo volentieri, stai tranquillo" Jaqueline lo rassicurò ma lui aveva lo sguardo sempre su di me.
"Siediti, metto il caffè nelle tazzine e arrivo"
"Posso vedere come lo fai?" Mi seguì nell'angolo cottura senza che me ne accorgessi.
"L'ho già fatto veramente"
"Mi spieghi come si fa?" Chiese curioso con gli occhi che gli luccicavano.
"Metti l'acqua fresca nel serbatoio in basso, poi metti l'imbutino e il caffè in polvere dentro, avviti il pezzo superiore e attendi che il caffè esca. Il segreto è non schiacciare il caffè col cucchiaino e poi l'acqua, quella di Napoli è speciale, fatta apposta per il caffè. Qui diciamo che è fattibile"
"Ho capito. Domani posso farlo io? Così vedi se ho capito bene"
"Domani?"
"Se puoi, ovviamente"
"Ti mando un messaggio di conferma"
"Va bene"
Riempii tre tazzine e le misi sul vassoio portandole sulla tavola. Cedric prese la sua e praticamente lo ingoiò in un attimo, tenendo sempre gli occhi chiusi e godendoselo fino all'ultima goccia.
"Vista la differenza?"
"Sembra.. sembra un misto tra cioccolata fondente e gianduia.."
"Buono?"
"Buonissimo, il migliore che abbia mai assaggiato, devi insegnarmelo assolutamente"
"Domani se mi libero presto"
"Non vedo l'ora" mi fissò ancora, prima negli occhi, poi le labbra e le mani che circondavano la tazzina. Non risposi, mi sentii per la prima volta in soggezione sotto il suo sguardo attento.
Dopo il caffè trovò tremila scuse per dilungare la sua permanenza da me, prima le foto della laurea di suo fratello maggiore, poi mi fece parlare di me, di Napoli, della mia vita e poi parlò di lui e di quanto si ritenesse fortunato ad avere la vita che aveva. Poi passò alla sua passione per l'Italia e a tutto ciò che viene da lì, dai vestiti alle auto fino alle donne.
"Siete diverse, avete una luce che si riconosce, brillate"
"Grazie ma non sempre è così"
"Certo, in alcune la luce brilla più che in altre" chiosò alludendo palesemente a me. Jaqueline rise coprendosi la bocca con una mano mentre io tentai di nascondermi dietro i miei capelli mossi, senza risultati.
Continuammo a parlare seduti sul divano, anche Jaqueline partecipò alla conversazione e senza che ce ne accorgessimo, si fece ora di cena così lo invitammo a restare da noi. Ne fu entusiasta e ci aiutò a cuocere le fettine di carne, poi vedemmo un film e alle undici andò via lasciandomi un altro dei suoi baci sulle guance.
Il tempo con lui era volato, mi sentivo leggera, tranquilla. Era così intelligente, interessante e simpatico che praticamente mi sembrava di conoscerlo da una vita. Ero contenta di averlo incontrato e mi stavo convincendo nel volerlo conoscere meglio.
Ero stata bene e non volevo smettere proprio ora che stava iniziando a piacermi.

Atelophobia ❆ Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora