"Mi sono sempre chiesto come deve essere fare il dottore e ora finalmente posso chiederlo ad uno in carne ed ossa. Com'è fare il dottore?" Le sue mani stringevano forte le posate che tagliavano minuziosamente il trancio di pescespada cosparso di limone che mia madre gli aveva messo davanti. La sua espressione era rilassata e amichevole, guardava mio padre con un sorriso appena accennato e lo sguardo attento. Mio padre rispose subito, senza indugiare.
"È il lavoro più bello del mondo.." si fermò un attimo "ma può essere anche il più brutto, dipende dai casi"
"Il suo che caso è?" Continuò Piotr, sempre più curioso.
"Beh io ora, parlando onestamente, sono nel paradiso dei medici. Mia moglie lo sa, sono chirurgo estetico quindi ogni giorno rifaccio seni e lati B, se mi va male nasi e zigomi. Il lavoro quello difficile e più pericoloso lo fanno i medici che curano le malattie, quelle vere" spiegò.
"Il suo non è male effettivamente come lavoro, meglio del suo penso ci sia solo il ginecologo.." rispose Piotr facendo ridere i miei e meritandosi uno schiaffo sul braccio da parte mia.
"E il calciatore.." si intromise mia madre con i suoi occhi brillanti e il sorriso perfetto e smagliante.
"Anche il mio è un buon lavoro, certo" Piotr annuì e posò le posate nel piatto ad indicare che aveva finito. Mi guardò e mi fece un occhiolino, poi allungò la sua mano sulla mia e me la strinse leggermente. Sembrò non fare caso agli occhi dei miei puntati su di noi, sui nostri movimenti. O forse aveva capito che loro sapevano e stava al gioco.
"Mhmh" mio padre tossì e si riprese la nostra attenzione mentre la nostra domestica serviva il primo a base di aragoste "siete pronti per giovedì? Non sarà facile" appoggiò la schiena allo schienale della sedia e incrociò le braccia. A quella remuntada non ci credeva nemmeno lui.
"Le cose belle non sono mai facili" sibillò Piotr, guardando anche me per un secondo.
"Quindi credete di farcela?"
"Non so se ce la faremo ma sicuramente ci proveremo, non faremo come all'andata dove praticamente non giocammo. Giovedì siamo a casa nostra, davanti al nostro pubblico, dobbiamo provarci fino in fondo" Sì gasò con quelle frasi e trascinò anche noi con la sua adrenalina "ah e a proposito.." si infilò le mani nella tasca interna della giacca della Dsquared che aveva addosso - che io adoravo - e ne tirò fuori tre biglietti "siete miei ospiti giovedì" li diede a mio padre che sgranò gli occhi e poi si rivolse a Piotr.
"Non dovevi Piotr, non vogliamo pesarti. Mi dici quanto sono venuti e te li pago"
"Mi offende dottor Crescenzini, davvero"
"Non è mia intenzione" scosse piano la testa alzando le mani in segno di innocenza.
"Allora lo consideri un regalo, anzi, un ringraziamento" si bloccò e sorrise, come se volesse alludere a qualcosa che però né io né i miei genitori capimmo.
"Ringraziarci per cosa?"
"Per darmi l'opportunità di frequentare vostra figlia, so che ci tenete tanto a lei e so che non permettete a chiunque di frequentarla, quindi.." si fermò creando suspense e guardò ognuno di noi negli occhi "..grazie" terminò.
"Oh.." mio padre spostò il suo sguardo su di me, poi tornò al mio ragazzo "non sono classista ma la lana non può mischiarsi alla seta, o almeno, non la seta di casa Crescenzini"
"Io sono seta? Perché sua figlia mi interessa davvero, e so che ora è ancora piccola ma io non ho fretta e stiamo facendo le cose gradualmente, passo dopo passo"
"Sei seta, pregiata seta dell'est" annuì mio padre.
Piotr sì girò verso di me con un sorrisone sulle labbra e mi baciò una guancia.
"A che passo siete arrivati?" Mia madre come al solito, sapeva come mettermi in imbarazzo..*
"Come?" Feci finta di non aver capito la domanda, cosa diamine avrei dovuto rispondere?
"Mamma sono affari nostri. Quello che Piotr voleva dirvi e anche io.." mi guardò, sapevo di averla presa alla sprovvista ma era una cosa che dovevo fare, soprattutto perché era palese che i genitori, a differenza di quanto lei mi aveva detto, sapevano di noi ".. è che.. stiamo affrontando i nostri sentimenti con razionalità e senza correre perché non giova a nessuno, siamo solo felici di stare insieme e stiamo bene. Tutto qui"
Silenzio.
Silenzio.
Ancora fottuto silenzio.
Forse la parola sentimenti li aveva spaventati.
"Va bene" dal nulla, il padre. Io e Carol sospirammo finalmente più tranquilli "vuoi vedere la mia collezione di Zanotti? Le colleziono da quando avevo più o meno la tua età" chiese a me, alzandosi da tavola.
"Tesoro stiamo ancora cenando" la moglie lo redarguì ma lui le baciò la fronte e le rispose a tono.
"Solo un minuto cara, torniamo subito"
"Con permesso.." mi alzai anche io da tavola e lo seguii in una stanza al piano terra che era una sorta di museo zanottiano.
"Wow, sono tantissime.." mi avvicinai ad un paio e le guardai da vicino. Era pelle italiana cucita a mano da abili artigiani, erano perfette in ogni cucitura "E sono bellissime.." continuai.
"Mia figlia è piccola, poco più che una bambina"
"Sua figlia?"
Cosa?! Che c'entrava ora Carolina?
Lo guardai con aria interrogativa, quasi preoccupata.
"Poco più che una bambina, ripeto"
"Questo lo so" risposi senza aggiungere niente, volevo capire a cosa voleva arrivare.
"Mi devi promettere che la tratterai bene"
Mi aveva portato di qua per questo, sul serio?
"Lo farò"
"Mi devi promettere che non è solo un passatempo, che non la stai usando o prendendo in giro. Perché se fosse così, a fine serata te ne vai e domani le parli, le dici tutto e poi la lasci in pace. Faremo come se non fosse successo nulla"
"Non la sto prendendo in giro, mi piace davvero"
"Sicuro?"
"Sicurissimo" accigliato gli risposi quasi acido.
"Bene allora" mi strinse una spalla e poi tornò alle sue scarpe "guarda queste che perfezione.. te le vuoi misurare?"
Io senza parole, davvero. Continuò a mostrarmi le scarpe per una decina di minuti, poi tornammo a tavola e finimmo la cena. Salutai tutti affettuosamente, Carol con un bacio leggero sulla guancia.Ti ha detto qualcosa, vero?
Chi?
Mio padre, quando siete andati di là.
Niente che un padre non direbbe.
Cosa ha detto?
Che devo trattarti bene e non usarti. Gli ho assicurato che sono sincero con te, che mi piaci davvero.
Ho capito. A volte si comporta da stupido, mi dispiace. E poi perché gliel'hai detto così, improvvisamente? Senza neanche chiedermelo..
Perché era chiaro che sapessero, e tu mi hai mentito l'altro giorno. Mi sono trovato nella situazione giusta e l'ho fatto. Ho sbagliato?
No, però potevi avvertirmi.
E tu potevi non mentirmi.
Uno a uno. Pace?
Pace. A domani Lollì, ricordati che sei il mio cuore.
Buonanotte a te vita mia.
Staccammo la telefonata ma restai a fissare il soffitto per qualche minuto pensando a ciò che era successo stasera. Ero davvero così preso da Carolina da fare un passo così importante come parlare coi suoi genitori della nostra storia? A quanto pare sì. Senza fare esagerazioni e proclami, sentivo davvero un legame speciale con lei, come non mi era mai successo prima.
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Atelophobia ❆ Piotr Zieliński
Fiksi PenggemarAtelofobia (dal greco in greco ατελής, atelès, "imperfetto, incompleto" e φόβος, phóbos, "paura") è la paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti. L'atelofobia è classificata come un disturbo d'ansia, che influenza le relazioni per...