Ormai passavo ogni giorno da lui, dopo Roma eravamo tornati quelli felici e spensierati di una volta. Facevamo tutto insieme e per non arretrarmi con i compiti e lo studio portavo i libri da lui e studiavo lì.
"Ancora? Ma se me l'hai ripetuto già tre volte Carol.." sbuffò come sempre ma poi lo convinsi a riascoltarmi mentre ripetevo Freud e il suo pensiero filosofico.
"L'ultima volta, giuro" congiunsi le mani come a pregarlo e lui acconsentì.
"Dopo però posiamo i libri e sei mia, okay?"
"Okay, sì"
E così fu, gli ripetei i due capitoli su Freud e poi posai i libri lasciandomi coccolare dai suoi baci.
"Sempre maglie a collo alto metti?" mi chiese mentre con le labbra scese dalle mia bocca alla mandibola e poi al collo.
"Non ti piacciono?"
"Ti stanno benissimo" disse staccandosi da me e guardandomi famelico "però mi precludono troppo" sospirò.
Mi tirai su e pensai alle parole da usare per dire quello che avevo in mente senza sembrare troppo sfacciata.
"Puoi prestarmi una tua felpa?"
"Solo se vuoi" rispose. Io annuii mordendomi il labbro inferiore.
"Dammi un attimo" si alzò dal divano e tornò con una sua felpa della Nike grigia.
"Grazie" mi alzai e la presi andando in bagno.
"Vuoi proprio farmi soffrire eh?" Lo sentii dire quando avevo già chiuso la porta. Risi e dovetti farmi coraggio per uscire. Non so perché ma nonostante ormai fossimo molto in confidenza e nonostante amassi i suoi occhi e le sue mani addosso, mi imbarazzava sempre che mi guardasse. Pensavo sempre di non essere abbastanza, di non piacergli, di non essere perfetta.
Feci dei respiri profondi e uscii camminando verso di lui. Mi tenne gli occhi fissi addosso fino a che non mi sedetti sul divano con lui. Mi tirò subito a lui e ricominciò a baciarmi, ad accarezzarmi il viso con premura, dolcemente. Tornò a baciarmi scendendo e arrivò al mio collo, tirò giù la zip della felpa di qualche centimetro e finalmente sentii il calore delle sue labbra sul mio sterno. Il cuore iniziò ad andarmi all'impazzata, avevo voglia e paura di scoprire come mi sarei sentita se fosse andato oltre il collo, se fosse sceso, se mi avesse stuzzicata di più. Ero curiosa di sapere come mi sarei sentita a fare una cosa del genere con un ragazzo che mi piaceva davvero, non con uno qualsiasi. Ma non lo fece, si fermò sul mio collo e poi improvvisamente alzò lo sguardo verso di me.
"La mia collana.." disse quando si accorse che al collo avevo quella che mi aveva regalato lui più di un mese prima.
"Non l'ho mai tolta" risposi e lui mi baciò sulle labbra e poi mi abbracciò forte.
Per quella giornata non facemmo che baciarci e abbracciarci, per noi non esisteva nient'altro.
Qualche giorno dopo, presi da un momento di passione intenso, mi tirò giù la zip della solita felpa più delle altre volte. Si fermò a guardare il mio seno da cui il cuore mi stava praticamente scappando via dalla troppa adrenalina. Guardò per dei secondi infiniti, poi mi guardò negli occhi e lentamente si chinò sul seno lasciandomi dei baci leggeri ma caldissimi. Non mi tolse il reggiseno, non mi toccò con le mani. Si occupò solo di baciarmi delicatamente la pelle scoperta.
"Aspetta Piotr.." lo fermai e mi riabbottonai la felpa cercando di calmarmi.
"Hai ragione, scusa, mi sono fatto trascinare. Non voglio fare niente che tu non vuoi fare"
"No.." mi sporsi verso di lui e lo baciai "non vedevo l'ora che lo facessi, non è per quello che ti ho fermato, è che.. devo dirti una cosa" dissi farfugliando. Mi guardò perplesso poi rispose.
"So che non hai mai fatto niente, ti ho già detto che non è un problema"
"Piotr.." inghiottii la mia stessa saliva tenendo lo sguardo basso, quando lo alzai la sua espressione mutò e divenne più che sorpresa, scioccata.
"Oh beh.. pensavo fosse così ma se non è più così, per me non ci sono problemi" cercò di sembrare tranquillo ma ormai lo conoscevo, sapevo che non lo era affatto.
"In questo mese che io e te ci siamo allontanati.. io e Stefano.."
"Non voglio i dettagli, ho capito" si alzò di scatto e si mise in piedi di fronte a me con le mani sui fianchi e il piede destro che sbatteva veloce sul pavimento.
"Che hai capito?"
"Che avete fatto sesso, non sono stupido"
"No Piotr, no assolutamente, che dici.." scossi la testa disgustata dall'immagine di me e Stefano in quell'atto "non abbiamo fatto sesso. Però.."
"Non devi dirmelo per forza, sono cose vostre" tornò a sedersi vicino a me dimostrandosi ancora una volta un ragazzo principesco.
"Voglio dirtelo perché non voglio farti pensare che ho lo stesso comportamento con entrambi, perché non è così"
"Allora dimmi" appoggiò il viso ad una mano e aspettò che parlassi.
"Ogni tanto ci appartavamo in auto, lui mi ha toccata il seno e io gliel'ho lasciato fare" spiegai, avvampando dalla vergogna. Strinse le mascelle ma poi fece un sospiro e sorrise.
"Qualcos'altro? Ha voluto qualcosa in cambio?"
"Lo voleva ma io no. Nient'altro"
"Non c'è niente di male, è il tuo ragazzo.." disse e nello stesso momento in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca, mi accorsi che sì, dopo una settimana dal nostro viaggio a Roma, Stefano era ancora il mio fidanzato.*
Mi disse quella cosa come se questo la facesse scadere ai miei occhi, come avesse perso dei punti.
"Qualcos'altro? Ha voluto qualcosa in cambio?"
"Lo voleva ma io no. Nient'altro"
"Non c'è niente di male, è il tuo ragazzo.." dissi serrando le mascelle. Stavano ancora insieme e io non potevo farci niente.
"Sì ma io non sento niente per lui, volevo solo chiudere il cervello e distrarmi. Nemmeno mi piaceva come mi toccava.."
"A quello ora ci penso io, se qualcosa non ti piace o non ti va, me lo dici e ci fermiamo. Siamo d'accordo?"
"Sì" annuì "te l'ho voluto dire perché voglio che ti sia chiaro che con te mi sento diversa, sto bene e se faccio delle cose è perché mi sento di farle. Con lui non mi sentivo così, mai"
"Mi sento onorato di questo, davvero. Te l'ho detto che mi piace l'idea di iniziarti a qualcosa di nuovo per te e non vedo l'ora di farti scoprire altre cose.." mi fermai e le presi le mani "però devi lasciarlo, non riesco a stare con te sapendo che continui a vederlo, non tollero che ora che sei mia, lui voglia ancora toccarti e baciarti. Non va bene"
"Domani lo lascio" disse di getto.
"Va bene. Ti dico solo che se non lo fai tu, gli parlo io"
"No, per piacere. Sarebbe un casino poi, saprebbe di noi e non è il caso"
"Me ne fotto, tu sei più importante dei giornali e di quello che potrebbero dire"
"Piotr, lascia fare a me"
"Domani lascialo" conclusi, senza darle alternative.
"Sì te lo prometto" rispose e mi allacciò le mani dietro al collo dandomi un bacio che ebbe il potere di calmarmi in un secondo. Mi riportò con lei sul divano e continuammo a baciarci. Vedemmo un film e poi a cena andammo a mangiare un panino da Tortora a Chiaia. Avevo sempre la tentazione di prenderle la mano e di baciarla per strada ma mi dovevo trattenere come al solito. Oltre a questo però non ci precludevamo niente, dopo il panino, per esempio, quella sera andammo al bowling. Fui subito accerchiato da alcuni ragazzini che mi chiesero foto e autografi e che mi chiesero di fare più gol. Carolina ascoltò e rise a quella richiesta facendomi l'occhiolino.
"Non sono l'unica a dirlo, hai visto?" Le feci il terzo dito e lei spalancò la bocca scioccata, poi corse da me e mi abbracciò. A bowling la lasciai vincere e lei esultò come se avesse vinto una Champions facendo finta di non sapere che l'avevo lasciata vincere di proposito. Alle undici la riportai a casa e mi promise di nuovo che il giorno dopo avrebbe lasciato Stefano. Glielo feci giurare, le ripetei che altrimenti sarei intervenuto io e lei mi disse di stare tranquillo. Ci salutammo senza scambiarci troppe effusioni e me ne tornai a casa.
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Atelophobia ❆ Piotr Zieliński
Fiksi PenggemarAtelofobia (dal greco in greco ατελής, atelès, "imperfetto, incompleto" e φόβος, phóbos, "paura") è la paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti. L'atelofobia è classificata come un disturbo d'ansia, che influenza le relazioni per...