7- L'amica

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Passai l'intera mattinata a Castelvolturno ad allenarmi. Avvisai il mister e lo staff che domani sarebbe venuta la ragazza del progetto qui agli allenamenti e poi lo dissi anche ai ragazzi.
"Finalmente la vediamo a questa piccolina" Insigne si sfregò le mani all'improvviso felice.
"È il doppio di te Lorè, altro che piccolina" gli risposi.
"Embe e che fate quando viene da te?" Si avvicinò e me lo sussurrò in un orecchio "vi divertite eh?"
"Mica tanto. Mi fa delle domande, prende appunti su di me.. niente di particolarmente divertente"
"A me per il culo non mi prendi Zielì. Questo è quello che devi far credere al mondo.." si interruppe facendo un gesto a due mani simulando una sfera e facendomi ridere "ma in realtà, sinceramente, gliel'hai già piantato il finocchio nella terra?" Mi chiese e scoppiai in una risata fragorosa. La sua fantasia nelle similitudini era sempre un qualcosa di magnifico, io lo amavo.
"Il finocchio preferisco piantarlo in terre più mature, non così acerbe" risposi.
"Allora o si scem, o si ricchion" disse facendo il due con le dita.
"Scemo forse si effettivamente" gli diedi ragione e lui ne fu subito soddisfatto.
"Allora stasera vieni a cena da me?" Mi urlò Arek dall'altra parte dello spogliatoio.
"Sì alle otto più o meno sto da te"
"Anche prima, quando vuoi"
Finii di mettermi d'accordo con lui, gli spiegai che non sapevo e riuscivo ad andare prima perché avevo visite e poi me ne andai a casa. Pranzai e verso le tre venne la mia amica. Ci vedevamo ogni tanto, non era niente di serio né di fisso. Semplicemente quando ne avevamo voglia ci chiamavamo e se era possibile per entrambi ci vedevamo da me. Finimmo subito a letto, senza troppi giri di parole. Clara era una ragazza di Avellino, non molto alta ma molto formosa e con un bellissimo viso e poi a letto ci sapeva fare. L'avevo conosciuta l'anno scorso in un bar qui vicino dove faceva la cameriera ai tavoli. Da quel momento ci iniziammo a vedere e non abbiamo mai smesso.
Iniziai a baciarle tutto ciò che mi capitava a tiro, le tolsi i vestiti di dosso e lei li tolse a me. Ero già eccitato ma poi lei usò le mani e la bocca facendomi arrivare al limite. Le divaricai le gambe e affondai dentro di lei, spingendo forte più che potevo. Uscii e rientrai, uscii e rientrai.
Toc toc.. Dlin dloooon..
Prima delle nocche sulla porta e poi il campanello mi deconcentrarono, uscii da Clara e mi misi un pantaloncino che avevo lì per cercare di coprire l'eccitazione ancora evidente sul mio corpo.
"Non andare Piotr, dai" mi supplicò.
"Torno subito" risposi.
Era strano che non avessero bussato al citofono, voleva dire che il cancello l'avevano trovato aperto. Aprii la porta e Carolina mi saltò letteralmente addosso.
"Ma che cazzo.."
"Mio Dio Piotr, il cancello era aperto e Mia mi è saltata addosso, volevo farti una sorpresa.." disse con un entusiasmo che non le avevo mai visto prima d'ora.
"Che cazzo ci fai qui? Non dovevi stare col tuo ragazzo oggi?"
"Non ha più potuto e ho pensato di farti una.." si interruppe quando guardò il mio petto nudo e poi miei pantaloncini con una protuberanza ancora molto evidente "oddio, che.. che stavi facendo Piotr?" Si mise le mani sul volto coprendosi gli occhi, turbatissima.
"Sto con una cazzo di ragazza, tu non ti puoi presentare qui quando cazzo ti pare, capisci?"
"Io non volevo.."
"Non puoi fare della mia vita ciò che ti pare, non si fa così!" Urlai, forse troppo.
"Hai ragione scusami, dovevo avvisarti, scusa.." disse e scoppiò in lacrime sedendosi sul divano. Piangeva a dirotto mentre dall'altra stanza Clara urlava il mio nome.
"No Carol, ti prego non piangere, okay? Scusami non volevo trattarti così, mi dispiace" mi misi seduto vicino a lei e la tirai a me abbracciandola. Lei poggiò la testa sulla mia spalla e si rilassò continuando però a singhiozzare.
"Sono un disastro, non ne combino una giusta. Sono costernata, davvero" diceva tra le lacrime.
"Ma no, non importa anzi sai che ti dico? Se mi dai un minuto mi libero e sono da te, va bene?"
"Ti liberi?" Mi guardò con gli occhi sgranati e la bocca aperta, aveva palesemente frainteso il mio termine.
"Saluto la mia amica e torno" precisai.
"Non ce n'è bisogno, me ne torno a casa a piedi, faccio due passi.."
"No non se ne parla"
"Non voglio disturbarti" indicò tra le mie gambe e poi si ricoprì il viso con le mani.
"Tranquilla, non importa" la lasciai lì sul divano e andai a congedare Clara che nervosa e incazzata, se ne andò via dalla porta sul retro.

Atelophobia ❆ Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora