36- I cyberbulli

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La campanella della terza ora era appena suonata, ci alzammo per andare in palestra per l'ora di educazione fisica quando il cellulare mi vibrò in tasca. Non gli diedi importanza, corsi nello spogliatoio e presi dal borsone la mia tuta e me la infilai. Posai il borsone nell'armadietto e stavo per chiuderlo quando notai che tutti mi fissavano.
"Che succede?"
"Hai capito la rappresentante d'istituto.." cinguettò una ragazza bionda alle mie spalle.
"Cosa?" Le chiesi, notando la malizia nelle sue parole.
"Tu di quelle santarelle ti devi preoccupare, sono le peggiori" rispose una sua compagna prendendola sotto braccio.
"Io direi le migliori.." stavolta fu un ragazzo a parlare.
"Si può sapere di che state parlando?"
"Non hai letto su Instagram?"
"Cosa dovrei leggere?"
"Sulla pagina Scoop Sannazzaro, c'è una storia su di te"
"Che storia?"
"Guarda tu stessa.." risero insieme e andarono via. Presi subito il cellulare e andai a guardare su quell'account gestito da chissà chi.

Recitava a caratteri cubitali la storia, con sotto un riquadro dove tutti potevano dare la loro risposta e le storie seguenti erano piene di risposte volgari su cosa avrei fatto a Piotr per conquistarlo

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Recitava a caratteri cubitali la storia, con sotto un riquadro dove tutti potevano dare la loro risposta e le storie seguenti erano piene di risposte volgari su cosa avrei fatto a Piotr per conquistarlo. Mi venne il voltastomaco, mi si riempirono gli occhi di lacrime e iniziai a tremare.
"Crescenzì, se uno solo non ti soddisfa ci sono qua sempre io eh.." Peppe, ancora lui.
"Chiunque sia stato la pagherà, credetemi" sbattetti talmente forte l'anta dell'armadietto che il rumore rimbombò in tutto il corridoio.
Terminai la giornata di scuola tra le risatine, le battute pungenti e gli sguardi di tutti, e alle due, distrutta, tornai a casa. Non ne parlai perché volevo pensare bene al da farsi e volevo riflettere bene sul come agire. Andai da Piotr alle quattro e a lui non nascosi nulla.
"Hanno davvero pubblicato questa cosa?" Mi domandò sbalordito leggendo tutti i commenti e le offese.
"Mhmh" annuii, vergognandomi di quelle cose pur non avendole mai fatte.
"Ma come si permettono? Domani vengo a scuola e ne parlo con la preside"
"Sei sicuro? Non voglio metterti in mezzo se non vuoi.."
"Stai scherzando? Hanno già messo in mezzo anche me e non posso permetterlo, ne va della mia reputazione"
"Lo so, però.." mi toccai nervosamente i capelli e mi avvicinai a lui "noi stiamo davvero insieme, come lo giustificheremo poi quando usciremo allo scoperto?"
"Io e te stiamo insieme e per me possiamo pure dirlo, lo sai, ma queste cose private e personali, oltre ad essere menzogne, non sono autorizzate da noi quindi ne parlerò con la tua preside"
"Se credi che sia giusto, va bene. Però non le dire di noi.. almeno.. non ancora" mi guardò in modo truce, quasi come se lo stessi accoltellando, poi annuì e spense il display del mio cellulare.
Si mise seduto sul divano e mi appoggiai alla sua spalla.
"Grazie per aiutarmi sempre, sei un amore"
"Non devono sfiorarti o ammazzo qualcuno" rispose, poi posò lo sguardo sul suo cellulare che si era appena illuminato per una notifica.
"Porco cazzo.."
"Che succede?"
"La notizia è stata repostata da alcune pagine sul Napoli, ne stanno parlando tutti. Me l'ha detto Arek"
"Ommioddio.." mi misi istintivamente le mani sul viso e per poco non scoppiai in lacrime.
"Risolveremo tutto, okay? Ti fidi di me?" Mi chiese poggiando la sua fronte alla mia.
"Sì, mi fido solo di te"
"Allora tranquilla. Ora andiamo dalla preside subito, così risolviamo"
Ci preparammo e tornammo a scuola mia dove chiedemmo subito un incontro con la direttrice che non si fece attendere..

*

"A cosa devo questa piacevole visita?" Ci chiese appena ci fummo seduti alla sua scrivania, rivolgendosi più a me che a Carolina.
"Non è piacevole, anzi tutt'altro" risposi "ne sa qualcosa?" Le misi di fronte la pagina Instagram e poi le mostrai la storia che sparlava di noi.
"No, è la prima volta che la vedo.. non ne ero a conoscenza" sbiancò portandosi una mano al petto.
"Come può una scuola importante come la vostra permettere una cosa del genere? I miei avvocati non ci sono in città ma li ho già convocati, la settimana prossima saranno qui e sporgeremo denuncia contro questa istituzione"
"No Signor Zielinski, per piacere, ragioniamo prima di prendere decisioni avventate" si alzò dalla sua sedia e mi fece uno sguardo penoso.
"Di cosa dovremmo ragionare? Lei sa che questo è un grosso danno d'immagine per uno come me?"
"Certo lo so ma sono solo ragazzi e io.."
"E a Carolina ci ha pensato? Questo è cyberbullismo, signora preside"
"E poi sono bugie, noi non facciamo quelle cose" Carolina si intromise diventando subito rossa in viso.
"Esatto. Mi sono fidato della vostra scuola ma ho sbagliato e ora deve rimediare"
"Faremo chiudere subito la pagina e scoveremo il responsabile signor Zielinski, però non proceda con la denuncia, la prego"
"Lei trovi i colpevoli, poi ne riparliamo"
"Certo, sicuramente. Sono desolata, vi chiedo scusa a nome dell'istituto. Sono cose personali che non dovrebbero essere esposte in questo modo, me ne rendo conto.."
"Anche se fossero vere, e ripeto che non lo sono, sarebbero affari nostri e la scuola deve tutelarci" spiegai "voglio i responsabili o procederò con gli avvocati" terminai e mi alzai tendendole la mano.
"È chiaro"
"Perfetto, mi faccia avere al più presto notizie. Arrivederci"
"Arrivederci e mi scusi ancora" mi salutò e lo stesso fece con Carolina accompagnandoci all'uscita.
In auto potevo sentire il respiro pesante di Carol e le poggiai una mano sul ginocchio per calmarla.
"Speriamo che vada tutto bene"
"Andrà tutto bene, te l'ho promesso"
"Sei stato formidabile, deciso e diretto, davvero perfetto" finalmente sorrise sottolineando l'ultima parola.
"Non lo sarò mai, è inutile che insisti"
"In quell'ufficio lo sei stato.." alzò le sopracciglia e mi baciò una guancia.
"Dovevo fare per forza così o non avremmo concluso nulla"
"Sì bravo"
Tornati a casa ci mettemmo in giardino al tepore del sole di inizio maggio, a bordo piscina.
"Il 20 è il mio compleanno.."
"Sì, non vedo l'ora che arrivi, so già cosa regalarti" si sporse verso di me baciandomi le labbra.
"Voglio solo una cosa.." stavolta fui io a sporgermi verso di lei e a catturare la sua attenzione.
"Cosa?" Divenne seria e mi fissò negli occhi inumidendosi le labbra.
"Che vieni con me tre giorni a Londra, il weekend del mio compleanno"
"Piotr.. Mi piacerebbe tanto, cioè te l'ho chiesto io ma.."
"Ma cosa? Ti sto chiedendo tre giorni in cui tra l'altro solo in uno hai la scuola, non puoi rifiutare anche questo.."
"Non sarà pericoloso? Per noi, la nostra situazione.."
"Tu devi seguirmi ovunque io vada, no? Il progetto consisteva in questo"
"Sì ma da soli a Londra?"
"Dimmi solo di sì, al resto ci penso io"
Avevo davvero bisogno che acconsentisse, avevo bisogno di sentirmi importante almeno quanto quei suoi fottuti libri e la sua smania di perfezione. Non volevo più sentirmi in secondo piano, ero stanco.
"Sì ma solo se convinci mio padre"
"Certo, con lui ci parlo io" la portai tra le mie braccia e la abbracciai contento di fare finalmente qualcosa di costruttivo per la nostra coppia.

Atelophobia ❆ Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora