41- Il ritorno

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Atterrai a Napoli il primo luglio, alle sette del pomeriggio. Mi venne a prendere il dottor Crescenzini con Carolina. Appena mi vide mi corse in contro, mi saltò addosso abbracciandomi con gli occhi lucidi. La poggiai a terra dopo qualche secondo e salutai il padre.
"Allora resta con te?" Mi chiese guardando la figlia quando arrivammo fuori casa mia.
"Sì" annuii e Carolina si intromise.
"Ci vediamo domani papà, stai tranquillo"
"Mh, va bene. A domani" mi sorrise e mi strinse la mano con lo sguardo torvo dritto nel mio.
"A domani, la riaccompagno io" annuì alle mie parole e dopo aver dato un bacio alla figlia sparì nella sua fuoriserie nera. Guardai Carolina che ricambiò il mio sguardo abbassando gli occhi e incamminandosi verso la porta di casa mia.
"Sarà convinto che la sua piccolina fa sesso" dissi scuotendo la testa divertito "dovresti avvertirlo che non è così"
"Ma che dici? Non parlerei mai con mio padre di una cosa del genere.." arrossì ma non feci in tempo a risponderle che Mia mi saltò addosso e mi leccò tutto.
"Mia! Dai lasciami.. Mia, ora basta!" Ridevo mentre lei era ancora sopra di me e sentivo Carolina urlare e cercare di richiamare Mia. Quando riuscii a liberarmi, il mio Labrador si diresse verso la mia ragazza che spalancò gli occhi e indietreggiò verso la porta chiusa.
"Mia, piccola, vieni qui" la chiamai e mi misi vicino a Carol per non farla spaventare.
"Voglio accarezzarla" mi disse, col respiro pesante.
"Sicura?"
"Sì. Tu la ami, non posso snobbarla per sempre"
"Okay allora dammi la mano.." gliela presi e lentamente gliela poggiai sulla testa di Mia che era accovacciata ai nostri piedi e che si lasciò accarezzare tranquillamente.
"Le stai simpatica, vedi?"
"Mhmh.. è.." si interruppe restando sempre con gli occhi fissi su Mia "..è morbida" concluse.
"Sì. Ora entriamo dentro che sono stanco. Posso farla entrare?"
"Va bene" annuì e mi prese la mano.
"Mi vado a fare una doccia veloce e sono da te, dieci minuti e torno"
"Ti aspetto qui" si mise seduta sul divano e prese un libro dalla sua borsa che iniziò a leggere. Mi feci la doccia e come avevo previsto in meno di dieci minuti tornai da lei. Trovai Mia ai piedi del divano e lei ancora assorta nella sua lettura.
"Eccomi" le sorrisi infilandomi la t-shirt. Non appena mi vide posò il libro e scattò in piedi prendendomi il viso tra le mani e baciandomi appassionatamente. Mi spostò girandomi con le spalle verso il divano e mi spinse facendomi sedere mettendosi poi su di me. Mi sfilò la maglia e iniziò a baciarmi ovunque le sue labbra arrivassero. Le mie mani scivolarono sotto la sua canotta, mi lasciai trasportare anche io dal calore della situazione.
"Non sai quanto mi sei mancato, ti amo tanto Piotr" mi sussurrò sulle labbra guardandomi negli occhi. Annuii, mi era mancata tanto anche lei e solo ora ne avevo avuto la certezza.
"Anche tu" risposi e tornò a scendere con le labbra sul mio collo e poi sul petto e sempre più giù.
"Carol.." la fermai quando si avvicinò troppo al punto in cui non avrei più saputo stopparmi "sono stanchissimo, riposiamo un po'?"
Accennò ad un sì con la testa, mi sdraiai e lei si appoggiò sul mio petto.

*

"Mi pensavi quando eri lì?" Rise alla mia domanda ma io ero seria, e glielo feci capire con lo sguardo per niente divertito.
"Certo tesoro, quante volte ancora vuoi chiedermelo?"
"Lo so hai ragione. Hai visto qualche bella ragazza?"
"Sì ma più ne vedevo più pensavo a te e a quanto sono fortunato ad averti nella mia vita"
"Menomale che lo sai" gli feci la linguaccia e gli lasciai un bacio sul collo mentre rideva.
"Vogliamo restare a letto tutta la serata o vuoi fare qualcosa?"
"Letto" gli baciai le labbra e torni ai a poggiarmi al suo petto.
"Va bene, ordino una pizza?"
"Sì per me Margherita con doppia mozzarella"
"Subito amore" prese il cellulare e ordinò le pizze che dopo poco più di mezz'ora arrivarono.
"Con lo studio a che punto stai?" Mi chiese mentre mangiavamo a tavola.
"So tutto, domani ripeterò d'accapo. Oggi penso solo a te" risposi dicendo la pura e semplice verità. In realtà lo pensavo sempre anche quando studiavo, lo pensavo in ogni momento. Ogni giorno che passava mi rendevo conto che davvero lui per me era indispensabile. Lo guardai, di fronte a me, scalzo, senza maglia, coi capelli scombinati e la bocca sporca di pomodoro e pensai che niente al mondo poteva rendermi più felice.
"Ehi Carol.. mi stai sentendo?" Poggiò una mano sulla mia e tornai a prestargli attenzione.
"No scusa, pensavo ad altro. Che dicevi?"
"Io che devo fare all'esame?"
"Niente, devi stare lì e fare il mio modello"
"Il modello della perfezione" disse lentamente facendo un'espressione di disappunto "mai modello fu più sbagliato" concluse.
"Mai modello fu più esatto. Ma ti vedi?"
"Ah sì, razza ariana al cento per cento. Se per perfezione intendi capelli biondi, occhi azzurri e metro e ottanta allora lo sono. Ma nella mia testa e nella mia vita non c'è niente di perfetto"
"Noi" dissi, quasi con la paura che mi ridesse in faccia.
"Già. A parte noi" si alzò, mi baciò la fronte e sparecchiò la tavola.
Dopo aver sistemato in cucina, salimmo al piano di sopra e stavolta ci mettemmo direttamente a letto. Si mise prima lui, accese i condizionatori e mi aspettò cercando qualcosa in tv da guardare.
"Che ti va di guardare?"
"Un film di Nicolas Cage"
"Allora metto Netflix" scelse il canale e poi insieme scegliemmo il film. Lo guardammo tutto, commentandolo insieme in ogni scena. Alla fine ci addormentammo abbracciati e con la tv ancora accesa.

Atelophobia ❆ Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora