34- Le offese

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Sentivo il cuore rimbombarmi fino in gola, il rumore dello stadio, i cori dei tifosi, erano muti per me. Non vedevo né sentivo niente se non Piotr in mezzo al campo. Vederlo rabbioso e deluso da sé e dalla partita, alla fine dei novanta minuti, mi fece stare male. Avevamo perso uno a zero anche la partita di ritorno, in casa. La remuntada non era riuscita e a dir la verità non ci eravamo mai stati neanche vicini.
"Tesoro, andiamo?" Mio padre, deluso quasi quanto me, mi invitò ad andare al parcheggio ma rifiutai.
"Mi faccio accompagnare da Piotr dopo, va bene?" Chiesi. Lui annuì e mi abbracciò un attimo.
"Non fare troppo tardi e salutamelo"
"Certo, buonanotte" ci salutammo e io andai nel parcheggio dove sapevo che Piotr aveva lasciato l'auto. Aspettai una mezz'ora, poi lo vidi avvicinarsi.
"Ehi" dissi, richiamando la sua attenzione che era rivolta allo schermo del suo iPhone.
"Carolina.. ciao.." si guardò intorno "sei da sola?" Domandò.
"Sì i miei sono già andati via. Posso venire con te?" Mi guardò e poi si voltò chiamando Arek. Gli disse qualcosa in polacco e il numero 99, anche lui visibilmente nervoso, entrò con noi in auto senza spiaccicare nemmeno una parola. Lo accompagnammo a casa e restammo da soli.
"Ti riporto a casa?"
"Posso venire da te?" Mi sporsi verso di lui e mi appoggiai al suo petto. Lo vidi stringere le mascelle e annuire impercettibilmente "se è un problema mi riaccompagni a casa, vedi tu"
"Andiamo da me" disse.
Arrivammo da lui e dopo aver buttato il borsone in un angolo del soggiorno si mise sul divano e mi tirò con lui. Restammo nel buio senza dirci niente per quasi un'ora: la mia testa appoggiata al suo petto, le sue mani tra i miei capelli e nient'altro.
"Posso fare qualcosa per te, per farti stare meglio?" Lo guardai negli occhi, volevo davvero aiutarlo in qualche modo ma non sapevo come.
"Sei qui e questo già mi aiuta molto" sorrise dolcemente e mi baciò sulle labbra.
"Sicuro? Credevo di infastidirti.."
"Non mi infastidisci mai, mi dispiace solo di non essere di compagnia dopo queste partite. Sono nervoso e arrabbiato e non vorrei prendermela con te"
"Lo capirei" mi misi seduta sulle sue ginocchia e prendendogli il viso tra le mani, lo baciai. Ogni volta che le nostre labbra si toccavano un a scossa mi prendeva dallo stomaco. Mi sentivo bene, era meglio di qualsiasi altra sensazione avessi mai provato. Si staccò dalla mia bocca e mi appoggiò sul divano alzandosi.
"Dovrei accompagnarti, è tardi" disse, dopo essersi strofinato le mani sul viso.
"Posso restare ancora un po', mio padre capirà" ci guardammo negli occhi qualche secondo, non mi sembrò felice della mia risposta. Mise entrambe le mani sui fianchi e restò immobile di fronte a me, fino a che non iniziò a parlare di nuovo.
"Ho bisogno di stare un po' da solo ora" ribatté "non te la prendere ma non riesco più a starti vicino stasera.." si fermò e mi fece capire a che si riferiva "non ci sono abituato e mi fa stare peggio.. ti chiedo scusa" concluse.
"No certo, va bene. Dispiace a me averti messo in questa situazione.." arrossii subito, mi sentivo in colpa e non volevo farlo stare peggio di come già stava.
"Ehi.." finalmente si riavvicinò a me "voglio fare le cose per bene e rispettarti, lo sai, solo che sono uomo e mi piaci da impazzire quindi.." alzò le spalle e mi baciò.
"Accompagnami, domani ho scuola presto" risposi e lui annuì appoggiando la sua fronte alla mia.
Mi portò a casa e mi salutò fuori al mio palazzo, mi spogliai e mi misi subito a letto. Il sonno non voleva proprio venire da me e decisi di scrivere a Piotr. Non sapevo se fosse ancora sveglio e neanche mi importava più di tanto, mal che andava, avrebbe letto domani mattina. Decisi di usare le email perché ci ero affezionata e lo reputavo il nostro mezzo preferito per parlare di cose importanti.

Se chiamerai Clara, capirò. Però ti prego, dimmelo.

*

Da quando in qua ero così superficiale? Da quando in qua stare vicino ad una ragazza, per quanto mi piacesse e per quanto la desiderassi, mi faceva trasformare in un essere così? Da quando l'avevo vista appoggiata alla mia auto al parcheggio non avevo fatto altro che pensarla nuda tra le mie braccia a farci l'amore. Cosa cazzo mi era preso? Anche solo baciarla mi aveva eccitato talmente tanto che avevo dovuto allontanarmi. Perché non riuscivo più a trattenermi? Sì ero nervoso, trattenevo il nervosismo da diverse settimane, era tanto che non stavo con una ragazza e non ci ero abituato ma questo non doveva trasformarmi in un animale del genere. Ero dovuto ricorrere alle vecchie maniere, chiudermi in bagno e sfogarmi per stare un po' meglio ma mi preoccupava la figura che avevo fatto con Carolina. Dio mio, ero stato davvero raccapricciante con lei. L'avevo allontanata, l'avevo praticamente cacciata di casa mia perché non sono in grado di trattenere i miei stupidi impulsi, come posso pensare di aspettarla senza farle pressioni fino a quando non sarà pronta? Farò sicuramente qualche casino, me lo sento.

Se chiamerai Clara, capirò. Però ti prego, dimmelo.

La vibrazione del cellulare che avevo sotto al cuscino mi fece ritornare alla realtà, e quando lessi quella email di Carolina, mi sentii ancora più uno schifo.

Non la chiamerò, e ti prego di perdonarmi, sono stato un imbecille.

Sei solo stato onesto, in quel momento avevi bisogno di altro, non di una ragazzina che ti accarezzasse i capelli.

Non è così, tu sei fantastica. Sono io ad essere abituato ad altro ma posso migliorare, anzi, migliorerò. Te lo prometto.

Davvero Piotr, so che ti stancherai di me e delle mie cretinate a breve, quindi non farti problemi per me che già ne hai tanti a lavoro.

Non mi sto stancando di te Carol, non giungere a conclusioni affrettate. Domani ti vengo a prendere a scuola e pranziamo insieme, okay?

Sicuro?

Sì. A domani, buonanotte.

Notte <3

Spensi il cellulare e cercai di addormentarmi il prima  possibile. La mattina dopo andai ad allenarmi e poi andai fuori scuola di Carolina come le avevo detto. Ero deciso a dimostrarle che non ero stanco di lei, che per me valeva molto di più di una scopata o di qualsiasi altra cosa a questo mondo. Scesi dall'auto e mi poggiai sulla portiera aspettando che venisse da me. Appena mi vide sorrise e salutò frettolosamente il gruppo di ragazzi con cui era correndo da me. Salimmo in auto e ci avviammo.
"Tutto bene a scuola?"
"Sì, come sempre.. a te a lavoro?"
"Bene, per quanto possa andare bene dopo ieri sera"
"Infatti.." abbassò lo sguardo e poi lo spostò alla strada guardando dal suo finestrino.
"Ti porto a Marechiaro, ti va?"
"Certo" sorrise ma non mi sembrò tanto convinta. Non le chiesi niente perché non volevo passare per quello che esagera e che vede il marcio anche quando non c'è. Quando ci sedemmo a tavola e ordinò solo degli scampi per secondo, mi convinsi che effettivamente qualcosa non andava.
"Va tutto bene, sicura?"
"Sì"
"La pasta non la vuoi?"
"No, non ho molta fame"
"Ho capito. C'entrano qualcosa quei ragazzi che erano con te fuori scuola?"
Non rispose se non con gli occhi, avevo visto che fuori scuola quei ragazzi le avevano detto qualcosa e lei era andata via stizzita ma pensavo niente di grave.
"C'era quello che dice che io vengo a letto con te.." disse dopo un po', in imbarazzo come al solito.
"Quel coglione?"
"Sì. Lo dice sempre e anche davanti agli altri. Li sta convincendo che stiamo insieme"
"E allora?"
"Allora? Mi ha scocciata, deve farsi gli affari suoi"
"Questo sicuramente ma fagli dire quello che vuole, a me non interessa se pensano che stiamo insieme, non ho problemi"
"Piotr.." sì alzò dalla sua sedia e si sporse verso di me col viso "ti ricordo che sono minorenne"
"Lo so, ma sei consenziente, non ti sto costringendo a stare con me. O no?"
"Certo che no, però hai comunque venticinque anni e io diciassette"
"Quasi diciotto" la corressi e lei fece roteare gli occhi.
"So quanti anni ho, ma il senso è quello"
"Non facciamo nemmeno sesso quindi non possono accusarmi di niente. Anzi, sono stanco di nascondermi, per me possiamo anche dirlo che stiamo ins.."
"No, okay, no" scosse la testa veloce e strizzò gli occhi.
"No?"
"No almeno fino al mio diploma"
"Ah certo perché per te c'è ancora in ballo il progetto e devi portarmi come tuo caso di studio.."
"Non posso tirarmi indietro ora, lo sai"
"Certo, lo so"
"Aspettiamo fino alla mia maturità, poi vedremo"
"Poi vedremo? Perché c'è anche la possibilità che le cose cambino?"
"Ora non fare l'offeso perché non ce n'è motivo.. qui dovremmo offenderci ogni giorno se dovessimo applicarci su tutto"
"Non mi sembra di averti mai offesa"
"Ah no? E ieri?"
Restai muto cercando di trovare le parole per risponderle.
"Ieri sono stato un cretino e ti ho già chiesto scusa, ma non penso di averti offesa"
"Dipende da che prospettiva la guardi.."
"Il fatto che ti desidero e che mi fai eccitare ti offende?" Le domandai senza troppi giri di parole.
"No, Piotr, non voglio litigare, calmiamoci"
"Io sono calmissimo"
"Senti mi dispiace, ieri non mi hai offesa ma mi sono sentita un po' inutile, come se il fatto che non potessi darti il sesso mi rendesse non adatta a consolarti"
"Tu sei fantastica con me, te lo ripeto, e ti ripeto che sono stato io a sbagliare.. dopo le partite ho sempre troppa adrenalina in corpo e di solito la sfogo col sesso ma non deve per forza essere così, ti ho detto che migliorerò"
"Va bene. E io ti prometto che dopo la maturità non dovremo più nasconderci"
"Okay" le strinsi la mano e finalmente, dopo esserci chiariti, mangiammo in santa pace ciò che avevamo ordinato.

Atelophobia ❆ Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora