19- La classe

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La sveglia suonò alle sette quella mattina, manco dovessi prendere un aereo. Il giorno prima avevo avvisato il mio barbiere, Costantino, che l'indomani sarei andato da lui di primo mattino. Alle otto e un quarto infatti, fui da lui. C'era poca gente nonostante fosse venerdì, ma era davvero molto presto. Mi misi seduto e comodo, spiegai come volevo i capelli e gli lasciai fare il suo lavoro.

Sei dal barbiere?

Sì.

Bene. Ho l'ansia, speriamo vada tutto bene.

Ma l'ansia di cosa?

Davanti ai professori, i miei compagni.. ho paura di sbagliare qualcosa.

Non sbaglieremo niente, andrà tutto bene.

Sì, deve essere così. Tra poco arrivi, giusto?

Per le nove e mezza sono lì, il dottore vuole dirmi qualcosa.

Immaginavo. Ah Piotr.. ti prego di parlare delle cose strettamente legate al progetto e di non dilungarti troppo sui pomeriggi al mare o al museo.

Ma devo parlare solo io?

Certo che no, ma vorranno sapere più cose da te, tu sei il Vip.

Bah. Comunque ora ho finito qui, arrivo a scuola.

Okay. Ti sei vestito come ti avevo chiesto?

Sennò chi ti sopportava.

Bravo :)

Grazie. A tra poco.

A tra poco.

Posai il cellulare e sfrecciai verso il Sannazzaro. Mi feci riconoscere all'ingresso e parcheggiai.
"Signor Zielinski, eccola finalmente" il dottore mi beccò quasi subito e mi tenne in ostaggio per quasi mezz'ora.
"Salve dottore, tutto bene. Come va?"
"Tutto bene Piotr, sei pronto?"
"Prontissimo, ho affrontato cose molto più paurose di queste" risi alle sue parole.
"Il Bernabeu immagino"
"Anche, sì ma non solo" annuii rabbrividendo a quel ricordo, fu una notte fantastica per me.
"Questa è un altro tipo di esperienza ma spero che ti stia insegnando comunque qualcosa"
"Sì certo, è un esperimento interessante" dissi sincero.
Continuammo a parlare del progetto, delle statistiche, degli appunti e di Carolina. Mi disse che gli aveva parlato molto bene di me e che la vedeva più serena rispetto al mese scorso.
"Sì diciamo che abbiamo giorno dopo giorno migliorato il nostro rapporto, è una brava ragazza"
"Esatto, lo è. Ma ora entriamo che è il momento.." mi indicò un'aula con la testa e ci avvicinammo.
"Permesso, eccoci qui" disse entrando. Tutti si alzarono e notai subito Carolina in prima fila con la polo e la gonna dell'istituto e un fiocco tra i capelli. Mi guardò anche lei e trattenne un sorriso.
"Ciao Carol, ciao a tutti" feci un saluto generale con la mano e poi strinsi quella della professoressa.
"I ragazzi sono tutti vostri, venga Crescenzini" la prof la chiamò e lei ci raggiunse. L'ansia le si poteva leggere in faccia ma si vedeva anche la soddisfazione di tenere una sorta di lezione per suoi compagni.
"Su ragazzi parlateci di quest'esperienza" il dottore ci diede il via e io e lei ci guardammo, lei sembrava ancora spaventata e così presi la parola.
"Inizio io. Salve a tutti ragazzi, sapete che sono qui per raccontarvi di questo progetto che sto facendo con Carolina e devo dirvi che non me lo aspettavo così.. così bello. Carolina è una ragazza molto sveglia ed intelligente, mi fa sempre domande pertinenti che riguardano il mio rapporto con la città e con la mia ambientazione qui. Qualche volta siamo stati in giro perché voleva capire come mi vedono gli altri ma vi assicuro che oltre il leggero baccano che si forma intorno a me, sono uno come voi, né di più e né di meno" dissi, mi fermai un attimo e Carolina subito si intromise.
"Il signor Zielinski è molto modesto, però devo dire che ha un forte impatto con la città. Gli piace viverla e non si fa problemi" prese il taccuino e iniziò a sfogliarlo leggendo qua e là qualcosa che si era appuntata. Raccontò alcuni dettagli che mi ero anche dimenticato, disse che ero un uomo generoso e leale con buoni valori. Poi dovetti parlare di nuovo io, il dottore mi chiese di spiegare come mi ero rapportato con una ragazza così giovane come Carolina e se avevo avuto difficoltà. Mi presi qualche secondo per pensarci, dovetti anche mentire.
"All'inizio un po' di difficoltà ci sono state, ma poi abbiamo entrambi capito che per far funzionare la cosa dovevamo venirci in contro e collaborare, così le cose sono molto migliorate" spiegai, omettendo il lato dell'attrazione fisica che fin dal primo momento avevo sentito verso di lei. Dopo questo mio intervento guardai Carolina che sorrideva e annuiva quindi presupposi che stesse andando tutto bene. La sua tranquillità si interruppe bruscamente quando una sua compagna alzò la mano e chiese la parola.

*

"Posso fare una domanda al signor Zielinski?" Pronunciò quelle parole in un modo così odioso che per poco non le diedi un ceffone. Il dottore acconsentì e lei parlò.
"Come ha fatto ad addolcire Crescenzini? Di solito è antipatica e acida mentre lei sembra così cordiale e alla mano.. ci spieghi per piacere, siamo curiosi" chiese Roberta, facendomi diventare rossa. La guardai male e lei fece un ghigno soddisfatto aspettando la risposta.
"Prima di tutto datemi il tu perché non ho cento anni, poi sulla domanda.. Beh, non direi acida e nemmeno antipatica.." Piotr si grattò la testa e mi guardò in imbarazzo "ha un suo caratterino niente male, diciamo non facile. Però quando l'ho iniziata a capire ho cercato di comportarmi di conseguenza le cose sono molto migliorate e ora andiamo molto d'accordo"
"È vero che uscite anche insieme?"
"Cosa?" Chiesi io, sconvolta.
"Qualche volta è capitato perché a Carolina piace conoscere tutto di me per poter avere un quadro completo, quindi vuole sapere i luoghi che frequento, le persone che conosco.."
"L'hai portata anche a Castelvolturno?"
"Sì e anche allo stadio"
"Beh questo è ovvio, sei il mio caso di studio, dovevo vedere da vicino il  tuo lavoro per capire bene il tuo comportamento" risposi con un mezzo sorriso ma so che essere chiamato così non gli piaceva.
"Sì proprio come faresti con  una cavia"
"Gli hai fatto conoscere anche gli altri della squadra?" domandò un mio compagno coi capelli troppo ricci e degli occhialini senza montatura.
"Sì, certo"
"E sono tutti molto simpatici e gentili, soprattutto Arek e Lorenzo" risposi orgogliosa e vidi Piotr sospirare.
"Abbiamo finito dottore? Tra poco ho gli allenamenti" disse infatti.
"Oh sì certo, va benissimo così, grazie Piotr"
"Grazie a voi tutti" sorrise ai miei compagni e poi si rivolse a me "tu vieni con me o resti qui?"
Guardai la prof che mi fece segno con la mano di poter andare e tornai a Piotr.
"Vengo con te" presi la mia roba e lo seguii "ciao ragazzi, a domani. Arrivederci professoressa, salve dottore"
Uscimmo insieme e prendemmo la sua Porsche.
"Contenta? Sono stato almeno sufficiente?"
"Sei stato perfetto, grazie"
"Menomale. Mi hai trattato come se fossi il tuo topo da laboratorio" si voltò verso il suo finestrino e mi parlò senza guardarmi.
"Non è così, ho solo raccontato questo mese"
"Omettendo le cose più belle"
"Omettendo le cose non strettamente necessarie"
"Sì vabbè. Vieni agli allenamenti o ti porto a casa?"
"A casa. Ci vediamo dopo gli allenamenti, mi faccio accompagnare"
"Ti passo a prendere alle cinque se vuoi"
"Sì, facciamo così. Grazie a dopo"
"A dopo"
Mi lasciò fuori casa mia e se ne andò.
Appena entrai a casa mia madre mi fece il quarto grado.
"Come è andata? Cosa ha detto?"
"Lui è stato magnifico, perfetto. Ha parlato sempre bene di me e mi ha difeso quando quella sgualdrina di Roberta mi ha dato dell'acida e antipatica"
"Roberta Raucci?"
"Sì, la sua è solo invidia. Comunque Piotr l'ha messa a posto"
"Che galantuomo.. Ma ora siediti che ho una notizia da darti" mi appoggiò le mani sulle spalle e mi accompagnò fino al divano facendomi sedere.
"Che succede?"
"Finalmente abbiamo avuto la risposta.."
"Di cosa mamma?"
"Come di cosa Carolina.." si mise una mano sul cuore dallo stupore.
"Di cosa?" Il suo parlare a metà non faceva che farmi agitare, era snervante.
"Questo è l'anno del tuo diciottesimo e finalmente sarà il tuo anno"
"Per fare cosa? Ti vuoi spiegare per piacere?"
"Tutto l'autunno scorso hai stressato me e tuo padre con questa storia e ora non te ne ricordi?"
"Ho tante cose per la testa mamma, puoi dirmelo e basta senza perdere più tempo?" Sbuffai, dovevo studiare e poi andare da Piotr, non avevo tempo da perdere.
"Il venti febbraio sarai anche tu una debuttante" disse con un urlo finale e appena compresi urlai anche io.
"Il ballo delle debuttanti? Tocca a me davvero?" Urlai ancora quando lei annuì, era il mio sogno fin da bambina.
"Sì tesoro, domani andiamo a comprare il vestito"
"Non vedo l'ora!" La abbracciai e lei mi strinse forte "lo vado subito a dire a Stefano" continuai avviandomi verso la mia camera.
"Non se ne parla"
"Cosa?"
"Non verrai con lui, non fa neanche parte delle famiglie invitate"
"E quindi? Che faccio vengo da sola?"
"No, devi essere accompagnata, questo è ovvio. Ma non da lui"
"E' il mio ragazzo mamma"
"Non ufficialmente, sai come la pensiamo io e tuo padre"
"Quindi che devo fare? Farmi accompagnare da qualche figlio di colleghi di papà?" Solo l'dea mi fece tremare, odiavo quel tipo di cose.
"No, non è detto.. puoi.." si fermò un attimo e mi accarezzò i capelli "potresti chiederlo a Piotr" disse. Restai muta per un bel po', poi una risata isterica mi prese e iniziai a ridere.
"Piotr? Ti pare che si mette a fare queste sciocchezze?" Scossi la testa divertita "non lo farà mai"
"Provaci, chiediglielo. Usa il tuo ascendente su di lui.." si avvicinò ancora di più a me e mi sussurrò il restante parte della frase nell'orecchio "gli uomini alla fine fanno sempre quello che diciamo noi se sappiamo come prenderli" disse.
Come sempre alludeva a cose che per me non esistevano proprio, solo a pensarci diventavo rossa come un peperone e mi immobilizzavo.
"Ci provo" annuii e lei sorrise contenta.
Andai in camera mia e passai le ore che mi separavano da Piotr a fissare il soffitto e a cercare le parole da dirgli.

Atelophobia ❆ Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora