Mi truccai un po' più del solito, misi un maglioncino sottile ed aderente con un jeans a vita alta. Mio padre come al solito mi accompagnò da Piotr ma stavolta invece di lasciarmi lì ed andarsene scese dall'auto.
"Salve" quando lo vide sull'uscio lo salutò e si avvicinò porgendogli la mano "piacere, io sono il dottor Crescenzini" disse. Il mio caso di studio allungò la mano e ricambiò la presentazione.
"Piacere mio, Piotr Zielinski"
"Spero che la mia bambina si stia comportando bene, anzi ne sono sicuro perché so quanto vale e so che lo starà dimostrando anche in questo progetto. È intelligente e diligente, prende tutto seriamente e termina tutti i lavori che le vengono assegnati con grande responsabilità" disse mio padre. Piotr sorrise e annuì quasi impaurito dal fiume di parole di mio padre.
"Sì va tutto bene, ha ragione su sua figlia " rispose. Mio padre annuì e sorrise ancora di più.
"Allora te la affido mi raccomando, e Forza Napoli Sempre"
"Sempre" rispose lui e insieme dopo aver salutato papà entrammo dentro.
Si mise seduto a tavolo per iniziare il progetto ma io non mi sedetti. Ero incazzata con mio padre per come mi aveva trattata davanti a Piotr. Aveva fatto l'elenco delle mie qualità come se mi stesse vendendo al miglior offerente e poi mi aveva chiamata bambina togliendomi autorità. Sapeva che non volevo che lo facesse in pubblico eppure lo continuava a fare.
"Che fai vieni?" Battè la mano sulla sedia accanto a lui per invitarmi a sedere.
"Non sono un cane che mi chiama così" dissi stizzita, lui non rispose ma cambiò subito espressione. Mi misi seduta ma non presi l'iPad e il taccuino.
"Mi dispiace per mio padre, non so che gli è preso" gli dissi.
"Di cosa ti dispiace?" Mi guardò non capendo a che mi riferivo.
"Non doveva permettersi di chiamarla e di disturbarla, mi scuso. Ne abbiamo parlato proprio l'altro giorno e oggi è mio padre ad infastidirla" spiegai, come se a darmi fastidio fosse stata quella parte dell'incontro.
"Ma no non ti preoccupare, non ha fatto niente di male. E poi magari voleva solo conoscere il tipo che passa i pomeriggi con la sua bambina" mi disse sorridendo e facendo riferimento alle sue parole.
"Non sono una bambina, lo dice lui ma solo perché è mio padre e per lui sarò sempre la sua bambina. Per gli altri sono una giovane donna con un roseo futuro da dottoressa, non una stupida e inutile bambina" risposi denigrando quel termine che mi aveva ferita.
"L'ha detto lui non io, non lo farei mai" alzò le mani come a dirsi innocente "le bambine sono molto più simpatiche e mature di te".*
Mi sentii in colpa per quella frase che però ritenevo vera. Dopo ieri sera pensavo che avessimo gettato le basi per un buon rapporto ma con lei era tutto un punto interrogativo e oggi infatti mi aveva smentito. Mi scusai e lei per la prima volta rise mettendosi i capelli sciolti dietro un orecchio, e da quel momento si sciolse con me. Iniziò a non trattarmi più come uno stupido, ogni tanto ridevamo insieme e nonostante mi chiamasse ancora signor Zielinski ora lo faceva sempre più di rado.
La invitai a rimanere a cena ma stavolta rifiutò.
"Devo uscire col mio ragazzo stasera, non posso rimanere" disse in imbarazzo.
"Hai il ragazzo?"
"Sì, stiamo insieme da un po' di mesi ma.. niente di che" scosse la testa come a voler cambiare argomento.
"Da quanti mesi?" Le chiesi.
"Domani sono sei"
"Uh bello, auguri"
"Sì grazie, a proposito volevo dirle che proprio per questo domani pomeriggio non posso venire. Ha organizzato non so cosa per festeggiare e mi porta fuori dal pomeriggio"
"Va bene, un pomeriggio d'aria farà bene anche a me" sorrisi.
"Non creda che sia così facile. A fine serata mi manderà una email in cui mi descrive ciò che ha fatto e poi ci vediamo venerdì mattina che non ho scuola, così facciamo tutta la giornata insieme e recuperiamo" terminò con un sorriso smagliante.
" 'Per te va bene o hai altro da fare?' Quando me lo chiedi?"
"Io non chiedo, il programma è questo si deve adattare" alzò le spalle e mi fece la linguaccia, facendomi ridere.
"Venerdì mattina non posso seriamente, ho gli allenamenti" risposi sperando di scoraggiarla ma lei non si tirò indietro, anzi, tornò all'attacco.
"Bene, vengo anche io così la vedo all'opera"
"Ma dove, agli allenamenti?" Sgranai gli occhi, portarla lì sarebbe stato un suicidio per me.
"Sì ovvio, conosco anche i suoi compagni e capisco meglio il suo mondo" sorrise.
"E' necessario? Quando mi alleno devo stare concentrato"
"Io la distraggo?" Mi domandò attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno all'indice.
Non poco Carol, non poco.
"No ma meglio se sto da solo"
"Dai, è deciso, vengo anche io"
"E chi l'avrebbe deciso?" Chiesi incrociando le braccia al petto.
"Io" disse decisa.
"Mh..Va bene ma non prendere il vizio e poi non ascoltare quei cretini dei miei compagni, ne diranno di tutti i colori" mi grattai la nuca imbarazzato immaginando le cafonate che avrebbero potuto dire.
"Sono abituata ai commenti, non mi spaventano"
"Va bene allora.. dammi il tuo numero così ti dico a che ora ti passo a prendere"
"Il mio numero?" Si fece rossa improvvisamente e scosse la testa "no, mi faccia sapere tramite email" disse tornando distante.
"Non ci sto provando con te Carol.. è solo per organizzarci" mi avvicinai a lei ma si sottrasse come se avessi la peste.
"Meglio l'email, signor Zielinski"
"Come vuoi. Dove te ne vai col tuo ragazzo?" Chiesi per stemperare i toni.
"Non so cosa ha organizzato onestamente"
"Sicuramente qualcosa di carino per starvene un po' da soli tranquilli e divertirvi insieme" le feci l'occhiolino e avvampò di nuovo.
"Non so, può essere ma niente di ciò che pensa"
"Non penso a niente di male, solo cose che alla tua età sono normali" dissi mentre la accompagnai alla porta.
"Non è comunque ciò che pensa lei.. ora vado che è tardi, buona serata" rispose con un filo di voce salutandomi subito dopo e andando via.
Non capivo perché era radicalmente cambiata, davvero non lo capivo. Mi ero scusato per la mia frase infelice e lei mi aveva assicurato che non le aveva dato fastidio e che non aveva importanza. Fatto sta che da quel momento era cambiata del tutto, era più docile, più alla mano e anche più remissiva. Forse si era semplicemente stancata di recitare la parte della principessa perfetta quando era con me. Lo sperai perché la preferivo molto di più nell'ultima versione che quando era fredda e scostante.
Mi preparai la cena e chiamai un'amica per l'indomani pomeriggio, giusto per avere un po' di compagnia nella mezza giornata di libertà dal progetto.
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Atelophobia ❆ Piotr Zieliński
Fiksi PenggemarAtelofobia (dal greco in greco ατελής, atelès, "imperfetto, incompleto" e φόβος, phóbos, "paura") è la paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti. L'atelofobia è classificata come un disturbo d'ansia, che influenza le relazioni per...