44- Una serata speciale

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Organizzai tutto in un paio di ore: chiamai l'hotel Romeo di via Marina e preparai la serata lì da loro. All'inizio mi dissero che non c'erano stanze disponibili, che non potevano trovarmi nulla con così poco preavviso. Ma mi bastò fare il nome, anzi il cognome di Piotr che magicamente si liberò proprio la suite imperiale all'ultimo piano. Dopo neanche mezz'ora corsi lì e diedi le disposizioni per organizzare al meglio. Poi corsi a comprare un vestito per me e andai a prepararmi. Chiesi a Piotr di passarmi a prendere per le sette, e lo avvertii che sarebbe stata una serata speciale. Mi chiese e richiese più volte cosa avessi in mente, mi supplicò di non spendere soldi inutili, mi chiese di non fare follie. Una suite in uno dei più belli alberghi di Napoli e una cena col Vesuvio a farci da spettatore può essere considerata una follia? Non credo, ma anche se fosse, ero disposta a correre il rischio.
"Tu mi fai paura, tu e quel tuo cervello che gira sempre in cerca di nuove sciocchezze da fare" disse dopo avermi salutata con un bacio sulla guancia.
"Nessuna sciocchezza, è una cosa che mi sentivo di fare e basta"
"Va bene, so già che lo adorerò. Dove la porto, signorina Crescenzini?"
"A via Marina, hotel Romeo" dissi scandendo bene le parole, lui sgranò gli occhi e scosse la testa accelerando.
Quando arrivammo diversi fattorini ci vennero incontro e ci portarono nella sala ristorante al quarto piano. Una tavola era stata preparata apposta per noi ed era meravigliosa.
"Ti amo" mi tirò a lui e mi baciò la punta del naso, in un gesto dolce e sincero. Gli occhi gli luccicavano, era emozionato e mi trasmise la stessa emozione.
Cenammo a lume di candela, senza nasconderci, senza la paura che qualcuno potesse vederci insieme e spifferare tutto.
Mangiammo tutto ciò che ci proposero, Piotr ogni tanto mi diceva che non avrei dovuto organizzare tutto questo, che si sentiva in colpa e che mi amava. Ridemmo di tutto ma parlammo anche della imminente distanza che stava per colpirci. Gli strinsi le mani e gli promisi, guardandolo negli occhi che mi sarebbe mancato come manca l'acqua sulla Luna e che l'avrei aspettato come si aspetta il sole dopo un inverno piovoso. Mi rispose che mi avrebbe pensata sempre e che a settembre voleva rendere ufficiale la nostra storia. Annuii quasi commossa, lo amavo, davvero.
"La vostra suite vi attende, se volete seguirmi.." il maitre di sala ci indirizzò verso l'ascensore dove un altro dipendente dell'hotel ci accolse e ci accompagnò al piano di sopra.
"Carol Dio mio, questo è davvero troppo.." scosse la testa guardando il panorama e poi tornando da me "tu sei davvero troppo" mi prese per i fianchi e mi baciò appassionatamente. Guardò il letto cosparso di petali e intravidi nel suo sguardo un attimo di indecisione, poi riguardò me e mi sorrise. Lo baciai e lentamente ci lasciammo cadere insieme sul letto. Appoggiò una mano su una mia gamba e lentamente la lasciò salire sulla coscia e su fino ai fianchi non allontanando mai le sue labbra dalle mie. Tentò di dire qualcosa ma non glielo permisi, gli sbottonai la camicia, lo feci sdraiare sotto di me e gli baciai ogni centimetro di pelle. Le sue mani accompagnavano la mia testa accarezzandomi i capelli, i suoi occhi erano fissi su di me. Dopo un po' mi alzai e lascia cadere le spalline del mio vestito. Piotr era con gli occhi su di me, non mi mollava mai nemmeno per un attimo. Prese il bordo inferiore del mio vestito e lo tirò giù, lasciandomi in intimo. Si tolse anche il suo pantalone e tornò a tirarmi con lui sul letto. Mi sentii improvvisamente come in un vortice, mi si annebbiò la mente, gli occhi, tutto. Non sentivo niente che non fossero le sue labbra sul mio collo, sul mio seno, sulla mia pancia. Non sentivo altro se non il suo respiro sulla pelle, il suo odore, il suo tocco. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, mi rilassai al suo fare esperto. Quando si poggiò su di me portando di nuovo le sue labbra sulle mie e ricominciando a baciarmi, iniziai a sentire qualcosa rompersi. Lo volevo, volevo stare con lui e gliel'avevo ripetuto mille volte da quando eravamo su questo letto, non faceva che ripetermelo e io non facevo che dirgli di sì. Ma ora, ora mi sentivo bloccata dal panico. Non so perché, non so il motivo io semplicemente mi bloccai. Iniziò a mancarmi l'aria, e più lo vedevo eccitarsi e volermi, più mi sentivo male. Provai a resistere ma quando si mise tra le mia gambe posizionandosi e baciandomi ancora prima di spingersi dentro di me, lo fermai, di nuovo.
"Aspetta Piotr, aspetta.." dissi tirandomi via da sotto al suo corpo e allontanandolo "io non.. mi dispiace"
Annuì e si spostò, si rivestì senza neanche guardarmi, senza dire nulla.
"Mi sento uno schifo Piotr, uno schifo! Vuoi dirmi qualcosa o no?"
"Che ti devo dire? Che cosa vuoi che ti dica?"
"Non lo so dimmi che sono una bambina, che ho problemi mentali, dimmi quello che vuoi ma dimmi qualcosa.." alzai la voce e lo vidi perdere il controllo.
"Non so cosa c'è in te che non va, forse in me, in noi.. non lo so. Tu hai organizzato tutto questo, tutto questo e l'hai fatto per un motivo, non me lo sono sognato"
"Volevo che fosse la nostra serata speciale, te lo giuro che lo volevo ma poi mi è preso il panico, io non so cosa mi è preso.."
"Sì ma se non sei sicura Carol.." mi prese il viso tra le mani "non puoi farmi questo, non sono un robot, ci sto male"
"Anche io ci sto male, credi che volevo farlo succedere?"
"Se non sei sicura certe cose non le organizzi" si sbracciò alzando la voce "non mi fai perdere la testa così, non è da persona normale.. e poi si può sapere ora che dubbio hai, Carol?"
"Non ho dubbi, ti amo e voglio stare con te"
"Non lo so è difficile da credere.. l'altra volta volevi che ti dicessi che ti amavo, ora l'ho fatto e l'ho fatto perché lo sento davvero, perché Carol, ti amo veramente. Ora il problema qual è?"
"Non lo so! Io sono insicura di mio, non so che mi è preso Piotr, mi sentivo come annegare"
"Mi dispiace, forse non sono stato bravo a metterti a tuo agio.. io.. mi dispiace, non so più che fare" si mise seduto ai piedi del letto con le mani tra i capelli.
"Perché non ci hai mai provato con me mentre eravamo a Ibiza?"
"A Ibiza?" Socchiuse gli occhi, io annuii.
"Eravamo lì da soli, poteva essere il momento giusto. Perché no?"
"Perché sono così stupido che non volevo farti pensare che ti avevo portato lì per il sesso perché non è così"
"Forse non mi vuoi abbastanza?" Gli chiesi, con gli occhi di nuovo pieni di lacrime.
"No Carolina, non te lo permetto. Ti amo e voglio fare l'amore con te, voglio stringerti a me, voglio che tu sia completamente mia. Lo voglio più di qualsiasi cosa al mondo ma ho anche un profondo rispetto verso di te, e non mi piace essere pressante. Penso di averti sempre dimostrato che ti volevo, anche stasera"
"E' vero.. Non so che altro dirti, io.. sono dispiaciuta"
"Lo so, io voglio solo che tu capisca dove sta il problema, se c'è qualche trauma che ti rende difficili i rapporti intimi, se da piccola.."
"No non è questo, ho sempre avuto una vita perfetta. Sono io che ho attacchi di panico immotivati"
"Se vuoi andiamo insieme da uno psicologo, qualcuno che possa aiutarci.."
Tirai su col naso, mi asciugai le lacrime.
"Ci penso, poi a settembre vediamo che fare"
"Va bene piccola, come vuoi" ci abbracciammo e dopo poco ci addormentammo.

La mattina dopo mi portò a casa e salutò me e i miei genitori, andando poi diretto all'aeroporto.
"Mi hanno presa, parto il 27 agosto" annunciai a miei genitori e senza aspettare loro risposte corsi in camera mia.

Atelophobia ❆ Piotr ZielińskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora