Ero così impegnata a ripetere le ultime pagine del capitolo su Kant che nemmeno mi accorsi della sua presenza in classe. Ero a testa china sul libro, l'ora successiva dovevo essere interrogata in filosofia e volevo essere sicura di ricordare tutto bene.
"Ora estrarremo uno dei vostri nomi da quest'ampolla, colui o colei che sarà scelto, avrà l'onore e la responsabilità di dover partecipare a questa iniziativa unica nel suo genere" l'uomo accanto alla nostra professoressa non faceva che parlare, lei lo chiamava dottore ma non sono sicura che lo fosse davvero. Conoscevo tanti dottori, mio padre in primis, e questo tizio stempiato sulla cinquantina con la cravatta larga al collo e le scarpe consumate non mi sembrava uno di loro.
"Tutto chiaro come funziona?" Ci chiese la prof di geografia astronomica. I miei compagni diedero il loro assenso, io continuai a ripetere Kant senza dare troppa importanza a ciò che stava succedendo nella mia aula.
"Okay, allora dottore proceda" disse lei tutta eccitata.
Sbuffai nonostante fossi al primo banco centrale come sempre. Vedevo tutta questa situazione come una perdita colossale di tempo, tempo che la professoressa avrebbe dovuto impiegare per spiegare il nuovo argomento e permetterci di non restare arretrati col programma.
Eravamo la 5C del Liceo Classico Sannazzaro di Napoli, una delle scuole e delle classi più rinomate della città. In classe mia c'erano molti miei compagni che erano davvero bravi, ma nessuno aveva la mia media. Mi impegnavo giorno e notte, studiavo e ristudiavo anche cose che sapevo già di sapere perché avevo bisogno di sentirmi perfetta, infallibile. I professori mi elogiavano, la preside mi apprezzava. Mi sentivo bene solo quando riuscivo a dare il meglio di me e se questo, in pochissimi casi fortunatamente, non accadeva cadevo in una sorta di depressione che durava fino al prossimo voto alto.
"Il prescelto è.. Carolina Crescenzini, complimenti!" L'uomo urlò il nome con troppo entusiasmo, la professoressa diede un gridolino e corse verso di me, i miei compagni applaudirono. Cosa c'era da applaudire? Non lo capivo. Mi sentii frastornata, scossi la testa più volte fino a che la prof non mi prese sottobraccio e mi portò alla cattedra.
"Che fortuna che sei stata estratta proprio tu, sono sicura che farai un ottimo lavoro" mi disse sorridendo.
"Professoressa scusi, ma ho così tanti impegni.. le interrogazioni, la tesina, lo studio, la maturità.. lo sa che non posso, mi farebbe deconcentrare" dissi, presa dalla solita ansia.
"Ahhh no, sciocchezze" rispose "sono sicura che ce la farai" concluse girandosi verso il dottore che annuiva soddisfatto.
"Sai qualcosa di calcio? Tifi Napoli?" Mi domandò quando ebbe la mia attenzione.
"Non ho tempo per queste cose così frivole" risposi scuotendo la testa.
"Da oggi ne avrai" sorrise e mi diede un plico di una decina di pagine che avrei dovuto leggere per conto mio.
In poche parole l'iniziativa consisteva nel seguire praticamente ogni giorno uno dei calciatori del Napoli, prendere appunti su di lui, studiarlo e mettere tutto per iscritto per creare una sorta di resoconto finale da portare alla maturità. Era tutto legato al PON di psicologia applicata che avevamo fatto quest'anno. Dovevamo capire da dentro come funziona la vita di un atleta così famoso nella nostra città. Avrei dovuto studiare le sue abitudini, i suoi gusti, i suoi vizi e farne un riassunto. Lui sarebbe stato il mio caso di studio, dovevo stargli praticamente attaccata.
Non avevo altra scelta che accettare, non potevo permettermi di rifiutare una cosa del genere. Ora dovevo solo aspettare per sapere di chi si trattava. Il dottore nel pomeriggio sarebbe andato a Castelvolturno e anche lì avrebbe fatto il sorteggio.
Pregai tutto il giorno che almeno mi capitasse un tizio un po' intelligente, simpatico, acculturato. Persi quasi subito le speranze quando guardai la rosa del Napoli su internet, mi sembravano tutti così superficiali e insignificanti che mi innervosii con me stessa e spensi tutto.
Tornai a casa e mi misi a studiare come sempre, non mi arrivò nessuna chiamata né email. Sperai che avessero annullato tutto il progetto ma così non fu e il giorno dopo ne ebbi la conferma.*
Venne questo esperto in non so che e iniziò a parlare. Parlava, parlava, parlava. C'era chi lo ascoltava, tipo Arek, che non si perdeva una parola attento com'era. C'era chi pensava a tutt'altro, tipo Dries e Allan, e chi faceva finta di capirci qualcosa come Lorenzo. Io me ne stavo dietro con Fabián, ogni tanto ascoltavo, ogni tanto rispondevo a mio fratello su whatsapp.
"Pronti per l'estrazione?"
"Sì ma non ci possiamo rifiutare?" Domandò Meret fino a quel momento invisibile.
"No, siete tesserati del Napoli e il Napoli ha già dato la sua disponibilità"
"Siamo tesserati del Napoli in campo, mica nella nostra vita privata.." Raul si accigliò e incrociò le braccia.
"E poi chi sono questi ragazzi? Se sono pazzi o gente non perbene?" Chiese Mertens, improvvisamente serio.
"Il Liceo Classico Sannazzaro è un'istituzione in città, i ragazzi vengono tutti da buone famiglie, tutti figli di dottori, avvocati, ingegneri. Non c'è da preoccuparsi su questo"
"Quelli sono i peggiori" ribatté Insigne e tutti lo appoggiammo.
"Il vostro ufficio per le pubbliche relazioni ha dato il consenso, non potete tirarvi indietro o vi sarà inflitta una multa.. quindi è inutile che protestiate"
"Va bene, come non detto" Raul si calmò ma capimmo subito che se fosse stato estratto avrebbe dato di matto.
"Allora proseguiamo con l'estrazione" l'uomo fece mischiare i pezzi di carta coi nostri nomi nel vaso in plastica dal mister Ancelotti. Dopo una decina di secondi ne estrasse uno e lo diede al dottore che lo lesse e sorrise.
"Ah bene bene, un giovane" disse e sentii i sospiri di tutti gli over trenta come una sorta di liberazione "sono sicuro che andrete d'accordo" mi guardò ma poi guardò anche gli altri dandomi l'illusione di essere salvo.
"Piotr Zielinski, complimenti! Sei stato estratto, vieni pure qui" disse poi tra gli applausi e gli schiamazzi dei miei compagni.
"Io? Ma non sono proprio idoneo a questa cosa.. non sono la persona giusta, mister glielo dica anche lei" ero spaventato, davvero.
"Andrà tutto bene Piotr, tranquillo" rispose lui grattandosi la testa. Avrei voluto ucciderlo con le mie stesse mani ma non era possibile, purtroppo.
"Ce la farai, ne sono sicuro. Poi quando la conoscerai mi darai ragione" proseguì il dottore.
"No, no aspetti, mi scusi.. è un ragazza?" Dissi l'ultima parola lentamente e nel silenzio più totale, come se fosse una bestemmia. Il volto gli si illuminò, sorrise così tanto che gli angoli della bocca gli arrivarono quasi alle orecchie.
"Sì, e non una qualsiasi: la migliore dell'istituto" rispose soddisfatto.
"Povera guagliona! Chill Zielinski nun parla con noi, figuriamoci con una diciottenne che sa solo studiare" disse Insigne ridendo. Gli diedi ragione, spiegai all'uomo che non ero uno che parlava molto, che oltre il calcio e la famiglia non avevo molto da offrire per questo studio ma lui rispose che sarei stato perfetto e di non preoccuparmi.
Invece mi preoccupai molto. I miei compagni mi presero in giro tutta la giornata, 'ce la porti a conoscere poi la piccolina?' Mi dicevano in continuazione, 'spero per te che sia uno sgorbio o ti vedo messo male' 'mi raccomando stai attento che quella ti mette in punizione se sbagli a dire qualcosa' dicevano ridendo e non facendo altro che aumentare i miei deliri mentali. Non mi sentivo per niente pronto ad una cosa del genere.
Odiavo questo progetto, odiavo questa situazione. Ma c'ero dentro fino al collo e non potevo tirarmi indietro.****
Rieccomi ragazze! Spero vi piaccia, un bacio a tutte😘
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Atelophobia ❆ Piotr Zieliński
FanficAtelofobia (dal greco in greco ατελής, atelès, "imperfetto, incompleto" e φόβος, phóbos, "paura") è la paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti. L'atelofobia è classificata come un disturbo d'ansia, che influenza le relazioni per...