La nuova scuola

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Mancano solo due giorni all'inizio della scuola. Fortunatamente è molto vicina alla villa.
Oggi pomeriggio andrò a visitarla con i miei genitori e Cole.
Anche lui non mi sembra particolarmente entusiasta di questo grande cambiamento.
Però, a differenza mia, lui aveva una bella cerchia di amici nella vecchia scuola, era tra i più popolari, e poi c'ero io, la sorella sfigata.

-È come se il soffitto mi dia la giusta concentrazione per pensare- Penso poi mentre lo osservo ipnotizzata.

<<Vestiti. La mamma ha detto che dobbiamo andare.>> Mio fratello, senza bussare, entra in camera facendomi alzare di scatto infuriata.

<<Arrivo.>> Prima che se ne vada non posso fare che dirgli...
<<Se la prossima volta non bussi prima di entrare ti faccio andare in manicomio!>>

<<Tra i due sono io quello che deve andarci? Mah, non saprei...>> Urla dall'altra parte della casa. Idiota...

Con malavoglia prendo i primi vestiti comodi che mi capitano tra le mani e li indosso.
Scendo in cucina trovando i miei genitori già pronti con i loro cappotti.
<<Pronti figlioli?>> Chiede papà sorridendoci.

<<Sempre papà.>>
Risponde Cole fiero ricevendo un pacca di incoraggiamento sulla schiena.

<<Mamma le chiavi delle macchina sono sul tavolo.>>

<<Tesoro ci vogliono dieci minuti a piedi. Faremo una bella passeggiata.>> Mi prende a braccetto e tutti insieme allegramente usciamo dalla nostra nuova umile dimora.

-Fantastico! Dovrai svegliarti venti minuti prima che inizi la scuola!
Esatto Will!

Proprio come detto, dopo dieci minuti mi ritrovo davanti ad un edificio molto esteso, accogliente e persino sofisticato.
<<Qui in Texas sono tutti così gli edifici?>> Chiede Cole stupito.

In effetti, fino ad ora, non avevo visto neanche una casa modesta, come quelle in Canada.
In questo posto ci sono solo palazzi di nota altezza, e sinceramente fanno un po' paura.
E se mi cadessero in testa?!
-Ma tu sei fuori...
Taci.

<<Penso proprio di sì figliolo.>>

<<Forse potrei abituarmi.>>
Il ragazzo al mio fianco mostra il suo solito sorrisetto da "Sto arrivando gente!"
Lo guardo male e mi becco una sua linguaccia.

<<Che stiamo aspettando?>>
Non attendo alcuna risposta ed entro nella scuola. Una segreteria giovane ci accoglie con  un sorriso molto esteso, quasi inquietante.

<<Salve. Benvenuti alla Westchester School Academy for International Studies. Posso aiutarvi?>>

<<Benvenuti alla che?>>
Avrei voluto tenerla per me la domanda, ma a volte bocca e cervello non sono corrisposti.
Ricevo una gomitata dolorosa da parte di mio padre e all'istante mi scuso imbarazzata.

<<Si grazie. Vorremo fare un giro per vedere un l'organizzazione e la struttura della scuola.>> Risponde mia madre cordiale.

<<Ma certo. Prego seguitemi.>> Con fare elegante si incammina tra gli ampi corridoi della nuova scuola.
In questo edificio potrebbero costruirci un centro termale. Pazzesco!

<<Prego, questa è l'aula di informatica. Le lezioni da svolgere, oltre a quelle classiche, saranno varie e precise. Ci saranno dei corsi aggiunti, potrete decidere voi a quale partecipare...>>

La voce della segreteria diventa sempre più lontana. Mi perdo nell'osservare l'aula perfettamente ordinata.
I computer saranno dell'ultimo modello.
Credo che la metà della tecnologia nel mondo sia in questa stanza.
La segretaria ci fa vedere tantissime altre aule, così tante da farmene perdere il conto.
Quando arriviamo nella zona armadietti, spalanco gli occhi sorpresa, proprio come una bambina.

<<Che belli, sono tutti blu!>> Esclamo euforica tra un gridolino di gioia.
Non riesco a comprendere le espressioni della mia famiglia, imbarazzate ma divertite.

<<Questo sarà il tuo armadietto, il numero 34. Mentre il suo, giovanotto, è il 65. Quando torniamo alla reception vi darò la vostra chiave personale.>>

<<Grazie.>> Le sorrido.

Non appena finiamo il grande ed entusiasmante tour, finalmente respiro aria pulita e non disinfettante.
Puliranno cinque volte al giorno lì dentro...

Non appena inizia ad incamminarci, per un secondo una strana sensazione mi pervade, come se tutto quello che mi sta attorno girasse in modo molto frenetico. Fatico a mettere a fuoco le cose e un leggero mal di testa si crea in me. Porto le dita alle tempie e iniziò a massaggiarle delicatamente.
Ma è questione di secondi, nessuno se n'è accorto...meglio così.
Dopo essermi ripresa rincorro il resto della mia famiglia.

Una volta tornati a casa, esausta di sentire il brontolio del mio stomaco decido di farmi una cioccolata calda. Merenda perfetta dato il freddo di questa giornata.
Svuoto tutti i mobili possibili della cucina e con mio grande dispiacere non trovo il mio amato zucchero. Cerco disperata un'altra volta, fino ad arrivare in bagno, ma non lo trovo.
Possibile che non ci sia neanche una bustina di zucchero?!

<<Mamma dov'è lo zucchero?>>

<<Papà è andato a fare la spesa. Tra un po' arriva.>> Risponde mentre beata sul divano girano canali della televisione.

<<Che pizza.>> Sbuffo annoiata.

<<Vai alla villa e chiedi alla signora Melinda. Io tra poco vado di sopra a sistemare le stanze.>>
Che fatica questa vita!

Con una certa discrezione, entro nella nella fortezza. Uno stato di agitazione ha la meglio.
-Devi prendere solo un po' di zucchero!
Lo so. Will non infierire.

Mi dirigo in cucina, e con mio dispiacere noto che è occupata dal loro figlio.
Che faccio...vado o non vado?
Se lo scorda che rinuncio alla mia cioccolata per non vedere quello lì!

-Decisione saggia!
Grazie Will. Da quando non andavamo così d'accordo?

Quando entro, quello che mi pare si chiami Ethan è intento a mangiare un panino ben condito. Sembra così squisito!
Quando punta i suoi occhi sui miei, il suo sguardo si indurisce.
Con indifferenza lo ignoro e inizio a cercare nei mobili quello che mi serve.

<<Scusa, dove si trova lo zucchero?>>
Chiedo disinvolta.

<<E io che ne so. Cercatelo.>>

<<Mi perdoni, maestà.>> Rispondo infastidita. Lui non fa caso alla mia pessima domanda ma continua a mangiare il suo splendido panino. Incrocio le braccia e batto più volte il piede sul pavimento.

<<Pensi che ora che vivi nell'appartamento affianco alla mia villa, puoi entrare a prenderti le cose senza permesso...novellina?>>

<<Saresti così gentile da dirmi dov'è un po' di  zucchero? Una misera bustina?>>

<<Questa non è casa tua, e ci sono delle regole da rispettare. Primo, non entrare a meno che tu non abbia il permesso. Secondo, non guardarmi e non parlarmi. E se non voglio darti lo zucchero non te lo do. Chiaro?>>
Alza il tono della voce guardandomi in modo cagnesco. Rilascio una piccola risatina e lui sconvolto se ne accorge.

Stiamo parlando di zucchero.

<<Incredibile.>> Scuoto la testa rassegnata.

Faccio per andarmene, ma quando lo vedo, quella punta d'orgoglio mi assale completamente.
Quando vedo quello stupido sorrisino lentamente faccio retromarcia.
Torno dove ero prima e mi cerco lo zucchero.
Quando finalmente lo trovo, noto gli occhi blu di Ethan fissarmi molto... ma molto male.
Soddisfatta del mio lavoro mi incammino per la mia strada, ma all'improvviso sento qualcosa trattenermi.
La sua mano è stretta al mio polso. Bruscamente lascio la presa.

<< Non ti conviene sfidarmi. Ci vediamo a scuola novellina.>> Le sue parole così fredde e cupe potrebbero far venire i brividi, ma a testa alta tolgo il disturbo.

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