Questa citta mi farà diventare pazza

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<<Odio questo tempaccio!>> Sbotto tra me e me camminando in tutta la stanza.

Cole non mi ha degnato né di uno sguardo né di una parola. Sinceramente non lo capisco, come se non avessimo mai litigato.
Di solito il nervoso ci passava subito o almeno non ce ne fregava più di tanto.
Fare il muso non serve a niente.

<<Chi è?>>
Chiedo sentendo qualcuno bussare.

<<Tuo fratello.>>

<<Cosa c'è?>>
Apre la porta ed entra.

<<Senti, per domani mattina vieni con me a scuola e torni con me. Non voglio né scuse né niente. Buona notte.>>

<<E per quale motivo? Solo perché c'è un po' di freddo? Mi metto la giacca...>>

<<Ho detto che vieni con me.>>
Osservo la sua espressione stranita.
-Si è bevuto il cervello.

<<Cole hai la febbre?>>

<<Un ultima cosa.>>
Sbuffo per il fatto che abbia sorvolato con leggerezza la mia domanda.
<<Non conosciamo questa città. Stai attenta.>> Mi guarda ancora un ultima volta per poi andarsene.

Fisso la porta ancora confusa.
Avrà avuto la febbre...si, sicuramente.
Mi appoggio nel letto per poi sdraiarmi su un fianco, guardo la finestra e osservo ciò che c'è al di fuori. Verde, verde...e ancora verde.
Abbassando lo sguardo, all'improvviso, i rami di un grande cespuglio iniziano a muoversi violentemente.
È impossibile che sia la pioggia a farlo muovere così!

Uno strano stato di inquietudine e forte preoccupazione si impossessa di me.
Quando inizio a pensare che potrebbe essere stato un piccolo animale, vedo sbucare una figura nera.
Mi alzo di scatto e scendo giù dal letto.
Porto le mani alla bocca per far sì che non possa uscire alcun urlo terrorizzato.
Scendo le scale di corsa, rischiando anche di cadere.
Cerco mio padre, e finalmente, lo trovo sul divano a leggere un giornale.

<<Papà! C'è qualcuno qui fuori. Un ladro forse, vai a controllare.>> Mantengo il tono di voce basso per non svegliare la mamma e Cole. 
Prendo il braccio di mio padre intimandolo ad uscire.

<<Ella, sei sicura di averlo visto?>>

<<Controlla!>>
Lo spingo oltre le scale dinanzi all'entrata e con la torcia del telefono inizia a cercare.

<<Non lo vuoi l'ombrello?>>

<<No è lo stesso. Ma tesoro qui non c'è nessuno.>> Arriccio le sopracciglia e strofino le mani intorno alle braccia per darmi calore.

<<Non è possibile. Era lì, sembrava che mi fissasse e...>>

<<È tardi, te lo sei solo immaginato.>>

<<Non puoi ricontrollare?>>

<<Andiamo a letto.>> Delicatamente mi sfiora la schiena e rientriamo in casa.

<<Va bene...allora buonanotte.>>
Respiro profondamente cercando di far calmare i battiti accelerati del mio cuore.
Mi schiocca un bacio sulla guancia e va in camera sua.

Salgo le scale di fretta per poi rintanarmi sotto le calde coperte.

-

<<Promettimi che facendo così li salveremo.>>

<<Non ti prometto niente, ma questo dovrebbe funzionare. Saranno loro i nostri eroi.>> Il dolore aumenta, una strana sensazione fa strada intorno a me.
Lentamente il buio mi avvolge.

Mi sveglio di scatto, sudata e confusa.
Forse è questa città che mi sta facendo diventare pazza...
Ancora quel sogno.
Mi porto entrambe le mani alla testa.
Stringo sempre più forte, come se questo potesse aiutarmi a far cessare tutti quei pensieri.

Devo farli smettere.

GiadeiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora