Attacco (Parte 1)

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Oggi è il giorno tanto atteso, stasera partiremo per il nostro suicidio.

-Viva la positività!
Hai ragione Will, noi ce la faremo!

C'è la faremo vero? L'ansia ultimamente mi ha impedito di mangiare, cosa molto rara.

-Sei un caso perso...
Anche su questo ti do ragione purtroppo.

Nell'ultima settimana mi sono allenata tutte le sere, fino a tardi, infatti ho dormito ben poco. Ma potrò rilassarmi solo quando sarà tutto finito.
Grace e Peter mi hanno aiutato parecchio, subito nel controllo dei miei poteri.
Quando vado nel panico e le emozioni sono forti rischio di perderlo, proprio come è successo l'altro giorno. Ho buttato giù un intera abitazione, anche se abbandonata.
Potrei rischiare di fare sul serio del male a qualcuno, anche uno dei nostri, e non posso permetterlo.

"Perché non vai tu a parlarci? Magari le cose possono sistemarsi" dice mio fratello mentre stiamo per entrare a scuola.

"Si oggi andrò da Lily che lo voglia o no. Stasera parto e se dovesse succedere qualcosa..."

"Non dirlo neanche per scherzo Ella. Tu e gli altri tornerete a casa sani e salvi e tutto si sistemerà."

"Si, hai ragione" qualcosa mi dice però che tutto andrà storto e non secondo i piani.

"Vorrei poter venire con voi, magari potrei..."

"È fuori questione Cole! Non so se ti rendi conto della gravità della situazione. Ma ci sono in gioco delle vite, il destino dell'umanità! Tu devi stare qua per tranquillizzare mamma e papà e stare con Jane" cerco di farlo ragionare.

"E va bene, hai ragione" risponde rassegnato, mi sorride a mala pena.
È in ansia anche lui d'altronde, questo mi dà ancora più carica per sistemare tutto e tornare da lui e dalla mia famiglia.

Dopo esserci salutati ognuno si dirige nella propria aula, ma prima di entrare vedo una figura familiare prendere qualcosa da il suo armadietto, è Lily. Mi avvicino a lei, so che si è accorta di me ma non si gira.

L'orgoglio non porta da nessuna a parte...

"Mi dispiace ok? Mi dispiace per tutto! Ma io lo avevo promesso."

Lily resta in mobile con i libri in mano, noto che alcuni studenti ci stanno guardando curiosi ma li lascio perdere.

"Io volevo proteggerti, non è una situazione semplice quella che sto vivendo. Quando ci siamo conosciute non sapevo niente di tutto questo, l'ho saputo dopo...Lily guardami quando ti parlo" non sono mai stata più seria. La prendo per un braccio per poi farla girare verso di me. Ha gli occhi lucidi, non ha il coraggio di guardarmi.

"Sei stata la prima persona capace di farmi stare bene in questo posto. La prima che mi ha ascoltato. Volevo saperti al sicuro, lontano dai miei guai. Ma evidentemente non è servito, perché devono rovinarmi la vita più di quanto già lo sia..."  mi guarda ma non dice niente, solo un espressione preoccupata e triste.

"Stasera parto e tu sai dove. Questa storia deve finire e lo sai anche tu. Per favore perdonami, sarò stata anche una stupida, ma non posso andarmene sapendo che la mia migliore amica non si fida più di me e non vuole più vedermi..." non finisco di parlare che si butta tra le mie braccia singhiozzando. Sorpresa da questo gesto rimango un attimo paralizzata ma dopo pochi secondi ricambio e la stringo forte.

"M-mi dispiace Ella. Sono stata un'egoista e ti ho allontanata anche dai tuoi amici. Non ti meriti un'amica come me, avrei dovuto capire. M-ma ti ho fatto stare solo peggio" dice continuando a singhiozzare.

"È acqua passata, va bene così" le accarezzo la schiena cercando di calmarla e infatti dopo qualche minuto si riprende asciugandosi il mascara colato.

"Bene ora che è tutto apposto andiamo a lezione, altrimenti la River chi la sente." dico facendola ridere.

"Si andiamo!"

Ci sediamo nei soliti posti però questa volta Rebecca è seduta insieme a un altro compagno. Direi che le ripetizioni con lei sono state una passeggiata, è stata bravissima.

-

Come al solito la lezione è passata anche se molto lentamente. Non ho ascoltato molto perché la mia mente era rivolta a ciò che succederà stasera e nei prossimi giorni. L'ansia e io ormai siamo diventate una cosa sola.
Mancano pochi minuti alla fine della lezione e tutto d'un tratto bussano alla porta.

"Sarà di nuovo la preside che dirà su ai cretini che scrivono cavillate sulla porta dei bagni vedrai" mi sussurra Lily all'orecchio.

"Probabile"

"Avanti" dice la professore annoiata. A volte penso che non abbia proprio voglia di vivere quella donna.

Dalla porta entrano due uomini mai visti, probabilmente dovranno fare qualche lavoro. Hanno delle espressioni insolite.

"Prego, cosa desiderate?" chiede la professoressa.

"Stiamo facendo il giro delle aule per controllare che gli impianti siano apposto" dice un uomo.

"Tra qualche minuto sarà finita la lezione, quindi se potete aspettare mi fate un favore, grazie"

"Senti noi.." dice arrabbiato ma poi mi riprende subito parlando più tranquillamente.

"È urgente, dobbiamo farlo adesso!" dice cercando di stare calmo.
Qualcosa mi dice che sta per succedere qualcosa di brutto, e ne ho conferma quando osservo i loro vestiti e ciò che hanno attaccato nella loro specie di cintura.
L'individuatore di foreigners...sta emanando quella luce rossa.
Il cuore batte più forte e mi stritolo le mani dalla paura.
Cosa ci fanno qui?
Mi giro verso Rebecca e noto la stessa preoccupazione nei suoi occhi, anche lei ha capito.
Lily nota che c'è qualcosa che non va e mi guarda spaventata.

"Cosa c'è Ella?" chiede a bassa voce.

"Ok cerchiamo di stare calme. Vedi quelli? Non sono qua per lavorare, sono qua per quelli come me." la faccia di Lily in questo momento è più che spaventata.

"Che cosa hai intenzione di fare?" mi chiede ma  nello stesso momento sento una strana sensazione. Infatti vedo un uomo che mi fissa in modo inquietante, distolgo subito lo sguardo e chiamo la professoressa.

"Mi scusi, c'è Rebecca che non si sente bene. Posso accompagnarla in bagno?" chiedo cercando di mantenere la calma.

"Si fate presto"

Rebecca fa finta di sentirsi male e si avvicina a me lentamente, la prendo per un braccio e prima di andare guardo Lily.

"Quando sentirai l'allarme esci da qui e porta gli altri con te. Chiaro?" sussurro.
Annuisce spaventata e guarda fuori dalla finestra continuando a martellare il piede per terra.

Cerco di non guardare gli uomini ma quando veniamo fermate mi obbligo ad alzare lo sguardo e così fa anche Rebecca.

"Nessuno esce da qua mi spiace" dice mettendosi davanti a noi con uno sguardo gelido.

"Mi scusi ma qua decido io le cose. E se la ragazza sta male ha il permesso di uscire." dice severa la professoressa.

"Certo questo è da vedere" dice un uomo barbuto venendo verso di noi con fare minaccioso.
Lascio Rebecca e gli tiro un calcio forte allo stomaco, fa una smorfia di dolore e ma subito mi prende il braccio girandolo il che mi fa urlare.

Sento delle voci spaventate...
"Finitela" - "Chiamo la polizia"

Sento il prurito alle mani ma non posso mostrarmi più di quanto io abbia fatto davanti a tutte queste persone. Mi libero dalla sua presa e corro più veloce, Rebecca mi raggiunge e sento i passi degli uomini venirmi incontro.

"Fai scattare l'allarme,ci penso io qua. Ci troviamo nella palestra con gli altri fra dieci minuti, radunali tutti" mi dice Rebecca correndo verso la loro direzione.
Annuisco e la ringrazio.

Corro nello sgabuzzino dove un giorno avevo visto quel pulsante rosso, arrivo con il fiatone e con il battito a mille, ma senza ripensamenti lo schiaccio.
Questa sirena è talmente forte da farmi tappare per un attimo le orecchie.
Ora tutta la scuola è in pericolo se non ci sbrighiamo.
Devo trovare gli altri prima che sarà troppo tardi.

GiadeiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora