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≪Elena, ci sei?≫ mi risveglió mia madre dai miei pensieri ≪Non hai ancora mangiato niente.≫
≪Si, è che non ho fame≫ mentii alzando gli occhi dal mio piatto alle piastrelle della cucina.
In verità la fame ce l'avevo eccome. Il mio stomaco era tutto un fremito di fronte al cappuccino ancora integro sul tavolo, ma ero preoccupata per il mio primo giorno nella nuova scuola. Era la quinta che cambiavo in due anni per via dei miei problemi.

Quali? Mi presento meglio: mi chiamo Elena Tedesco e soffro di disturbo da deficit dell'attenzione e, come se non fosse già difficile così, soffro di iperattività da quando sono nata. Per me e mia madre questo non è un problema, ma lo è per i professori che etichettano sempre, dovunque e comunque come "ragazzi difficili". Comunque sia, è questo il motivo che mi costringe a cambiare scuola, il più delle volte. Da quando ero bambina ho sempre e solo frequentato scuole specializzate nell'aiutare i ragazzi come me, ed oggi dovró frequentarne una normale, con persone normali, professori normali, vestirmi normalmente, in aule normali... insomma è tutto più nuovo e... normale. Mi inquieta.

≪Prendi lo zaino o faremo tardi≫ mi ricordó mia madre scuotendomi per una spalla.
Lo presi al volo e corsi verso la macchina parcheggiata in giardino. Mamma ci era già arrivata ed era seduta al posto del guidatore. Quel giorno aveva i capelli neri raccolti in uno chignon alto ed aveva evitato di truccarsi e i suoi occhi verdi risaltavano ancora di più. Nel caso ve lo steste chiedendo: no. Io ho gli occhi nocciola ed i capelli castani, non ho preso neanche un capello da lei. Mi regala un sorriso smagliante mentre mi porge un piatto con un pancake e questo gesto mi ricorda quanto sia premurosa e gentile. Forse anche troppo. Aveva fatto un solo errore nella vita, uno solo, ma madornale sotto il mio punto di vista. Quindici anni fa non avrebbe dovuto stare con mio padre, per nulla al mondo.
Lo odiavo, lo odiavo per averci abbandonate e per aver lasciato mia madre da sola. Mamma, quando ne parlavamo, quelle rare volte, lo difendeva sempre dicendo "non è colpa sua! Lo hanno chiamato ed è dovuto partire". Si, sperava me la bevessi. Sono ancora dell'idea che se ami davvero qualcuno col cazzo che lo lasci andare, anzi te lo tieni stretto fino a farlo sgretolare tra le tue braccia. Aprii lo sportello e mi sedetti al suo fianco rimuovendo gli ultimi pensieri dal cervello.
≪Agitata tesoro?≫ mi chiese mettendo in moto ed uscendo dal cancello.
≪Affatto≫ le mentii posando lo sguardo fuori del finestrino.
Cercai di controllare il respiro perchè ero sicura che altrimenti avrei sputato un polmone.
≪Buon per te≫ disse e la immaginai sorridere anche se non potevo vederla.
Restammo in silenzio per tutto il tragitto ed io pensavo a come mi sarei dovuta comportare, se avessi avuto intenzione di farmi degli amici eccetera, ma mi stancai di farmi i film mentali e decisi che avrei pensato a tutto a tempo debito. Guardando fuori dal finestrino notai che la macchina si era fermata di fronte ad un edificio bianco. Era stupendo.
≪Bella no?≫ mi chiese mamma inserendo il freno a mano.
≪Per niente≫ risposi scendendo ≪È stupenda.≫
Salutai mamma con la mano e appena se ne fu andata tirai fuori un libro e non gli scollai gli occhi di dosso. Non stavo leggendo praticamente niente, ma volevo evitare gli sguardi degli altri ragazzi. Andó tutto bene finchè SBAM. sbattei contro una ragazza.
≪Scusami, mi dispiace≫ dissi riprendendo il libro con una mano e porgendole l'altra per aiutarla ad alzarsi.
≪Stà lontana da me≫ sibilò a denti stretti e si alzó da sola.
Io continuai a camminare per la mia strada. Ma cos'ho? L'ebola, forse? Bah. Cercai di dimenticare quell'episodio e, tutto sommato, la giornata andó bene, se escludiamo l'incidente con le enchilada a merenda.

≪Com'è andata?≫ mi chiese mia madre quando entrai in auto dopo la fine delle lezioni.
Era una semplice domanda di circostanza, ma percepii ugualmente la tensione nelle sue parole.
≪Meglio di quanto mi aspettassi≫ dissi con un abbozzo di sorriso.
Ad un certo punto sentii il petto farmi male, era come se qualcosa ne volesse uscire fuori. All'inizio credetti fosse il mio cuore, ma dalle labbra mi uscì una domanda che, nonostante sapessi sarebbe stata in grado di scatenare una guerra, mi tenevo dentro da troppo.
≪Com'era papà?≫ chiesi inconsciamente. La domanda mi sei era formulata da sola, senza preavviso. Mi tappai la bocca con entrambe le mani. Normalmente non parlavamo di lui per ovvi motivi e, quando capitava, finiva tutto in discussioni interminabili. Peró mi resi conte che non avevo mai chiesto come fosse lui, ma di aver chiesto solo perchè. Era il motivo dell'abbandono che cercavo costantemente di scovare.
≪Papà?≫ ripete lei abbozzando un sorriso ≪Era un tipo generoso. Sapeva vedere il lato positivo in ogni cosa. Vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Un eterno ottimista.≫ fece una lunga pausa e poi aggiunse ≪Vi assomigliate in questo≫
Quel paragone mi scaldó il cuore. Mamma ed io non parlavamo mai di papà senza scoppiare in litigi. Ero molto felice che lei ne parlasse così ed ero anche determinata a scoprire qualcosa di più su papà. Non perchè mi mancasse o robe simili, ma per semplice curiosità, solo per curiosità.


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