2.

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≪Ricordatevi il saggio sulla letteratura Italiana da portare dopo le vacanze≫ ci ricordó il professore uscendo di corsa dall'aula. Il modo in cui lo disse mi fece quasi credere che pensasse che glielo avremmo portato. La classe in meno di cinque secondi fu vuota e mi ritrovai a camminare da sola per i corridoi.
Eh già: questo era l'effetto che provocava la "magia delle vacanze estive". Esattamente, fra una settimana sarà il primo giugno ed io lo festeggeró la fine di questo anno scolastico in Florida con mamma. Finalmente lasceró Manhattan e vedró qualcosa di diverso dall' Empire State Building.
≪Tedesco, mi segua≫ disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai quasi subito e sospirai di sollievo quando vidi che era solo la mia professoressa di geografia. Mi scoccò una delle sue solite occhiate da far raggelare il sangue ed inizió a camminare imperterrita verso l'ufficio del preside. Io la seguii e mi sedetti su una sedia in pelle nera. Mi stavo chiedendo cosa volesse da me dato che stavo andando molto bene nella sua materia, nonostante la odiassi con tutta me stessa.
Sentii dei battiti alla finestra e mi voltai. C'erano un ragazzo dai capelli neri e una ragazza bionda che mi indicavano la professoressa e scuotevano la testa. Mi girai verso la professoressa e poi di nuovo verso la finestra, ma i ragazzi non c'erano già più. Per un attimo credetti di essermeli sognati.
Aspettai che fosse lei a parlare, ma vedendo che non apriva bocca, cominciai io.
≪Professoressa, perchè mi ha chiamata?≫
≪Oh≫ disse sbattendo le unghie sulla scrivania ≪volevo farti alcune domande≫ continuó con una voce più macabra del solito.
Io annuii, non sapendo cosa altro fare.
≪Sai cosa sono le furie?≫ mi chiese girando attorno alla scrivania.
≪Ma, queste sono domande di epi-≫ battè un pugno sulla scrivania ed io saltai sulla sedia, interrompendomi.

≪Risponda e basta≫ sbottó girandosi di spalle.Presi un respiro facendo allargare i miei polmoni ai limiti del possibile. Avevo bisogno di aria.

≪Sono i mostri a guardia dell'inferno, ma non capisco cosa voglia significare questa domanda≫le dissi alzandomi dalla sedia.

≪Ne ha mai vista una, una vera?≫ mi chiese girandosi, la sua voce era ormai disumana.
Scossi la testa preoccupata. Come potevo aver mai visto una creatura mitologica? Il cuore mi batteva nel petto come un tamburo tribale.
≪È il suo giorno fortunato!≫ esclamò con un ghigno di trionfo ed io persi un battito in quel preciso istante.
Avrei voluto chiederle che cosa stesse dicendo, ma le parole mi si bloccarono in gola quando la sua pelle diventó grigia e putrefatta, dalla schiena spuntarono fuori due ali da pipistrello, le unghie diventarono artigli e la bocca divenne piena di zanne. Urló e mi venne incontro agitando gli artigli in aria.
Urlai a mia volta, terrorizzata, e mi precipitai fuori dalla porta che fortunatamente non aveva chiuso a chiave. Corsi a rotta di collo verso l'uscita, ma la professoressa  -o qualunque cosa fosse diventata- mi raggiunse e mi schiacció a terra. Avevo il suo peso su di me e faticavo a respirare. Oltre al suo aspetto orribile, a farmi credere che sarei morta dalla paura ci fu una puzza tremenda di zolfo e fumo. Trattenni a stento i conati.
Spalancó le fauci con gli occhi pieni di felicità. Poì, d'un tratto la sua espressione cambió, i suoi occhi schizzavano terrore e preoccupazione da tutti i pori e aveva smesso di allargare le fauci. Urló e si dissolse, come sabbia al vento, in una nuvola di cenere.
Rimasi immobile sul pavimento finchè non sentii dei passi e decisi per il mio bene di non fare la figura dell'imbecille e mettermi seduta.
Mi sedetti sul pavimento e iniziai a fare grandi respiri nel tentativo di calmarmi. Dietro di me spuntarono i ragazzi di prima, si sedettero uno a destra e uno a sinistra e la ragazza mi mise una mano sulla spalla.
≪Come va? Sei ferita?≫ mi chiese con un tono di voce calmo.
≪Sto bene≫ riuscii a dire, con mia grande sorpresa.
≪Una benevola≫ mormorò il ragazzo mettendosi in piedi. ≪Ora dobbiamo portarti al Campo. Se una delle tre furie era a Manhattan vuol dire che stava seguendo un semidio potente. Potrebbe essere lei.≫ mi ignorò totalmente, come se fossi una bambola di pezza.
≪Al che?≫ chiesi guardando la ragazza, la confusione nelle mie parole era affettabile ≪Semi cosa?≫
≪Al Campo: lì sarai al sicuro≫ mi rassicuró lei, ma non avevo nessuna intenzione di andare in nessun campo con dei perfetti sconosciuti.
≪No.≫ ribattei alzandomi ≪Devo andare a casa≫
≪Devi venire con noi≫ cercó di convincermi la ragazza bionda tenendomi per un polso.
≪No. Io non verró da nessuna parte con voi≫ sbottai e dimenai il polso finchè non venne liberato.
Corsi verso il cortile ignorando i richiami dei ragazzi. Avevo paura che quella cosa tornasse, ma quando vidi la macchina di mia madre ogni paurà svanì. Entrai nell'auto e chiusi violentemente la portiera.
≪Cosa è successo?≫ mi chiese mettendomi una mano sulla spalla.
La sua voce era parecchio allarmata probabilmente ero pallida in viso. Aprii la bocca per spiegarle tutto, ma la portierà del lato passeggeri si aprì e spuntarono i due ragazzi di prima.


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