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≪Io andró a prendere queste medicine, voi... ehm... vedete di non morire, okay?≫
Annuiamo tutti mentre Annabeth si allontana lungo una stradina alberata e svolta l'angolo sparendo dalla nostra visuale.
La città, per trovarsi nel sud della California, sembra un tantinello antica: la maggior parte dei palazzi sono fatti con travi di legno accatastate le une alle altre con qualche strato di cemento o mattoni senza stucco e intonaco, solo calce per tenerli insieme e sono più che sicura che se ci appoggiassi la mano cadrebbe tutto sommergendomi di mattoni. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo di circa quaranta anni.
Noi, qui, non sappiamo che fare. Ci stiamo annoiando e lo capisco dal fatto che Percy continua a guardare malinconico il punto in cui Annabeth ha girato l'angolo -ma credo che la sua sia più crisi da abbandono cronica-; Jason è mezz'ora che si ripassa i segni del tatuaggio che io, da persona molto attenta ai particolari, noto solo adesso; Piper si pettina nervosamente una ad una le piume che ha nei capelli che trovo stupende, gliene chiederò una; Leo e Frank si guardano in cagnesco come se stessero elaborando nella loro mente il piano per un omicidio e Hazel guarda Nico come si guarderebbe il corpo di un caduto in guerra.
È solo svenuto! SVENUTO. S-V-E-N-U-T-O! Scommetto tre dracme che se lo prendessi a schiaffi si risveglierebbe e il mio metodo sarebbe più utile di quelle stupide medicine che Annabeth è andata a cercare non si sa dove è non ci farebbe perdere tempo.
≪Io faccio un giro≫ urlo, ma è come se avessi parlato con la vetrina di un negozio di dolciumi.
Uh, a proposito. Ho ancora fame.
Mi allontano dalla parte opposta a quella dove è andata Annabeth e cerco di non cadere inciampando nei ciuffi verdi che spuntano dal cemento. Svolto a destra e mi ritrovo in un grande viale che, se non fosse per le piante ormai secche che spuntano dalle basi delle case, potrebbe essere addirittura moderno. Ci sono negozi di abbigliamento e calzature, di telefonia fissa e c'è una negozio di nanetti da giardino. Mi avvicino guardinga a questo negozio brandendo "forza" -Dio santo, devo proprio trovargli un'altro nome- e quasi vado a terra quando vedo che ci sono macchie di sangue sul pavimento e sui nanetti da giardino. Scuoto la testa perchè non posso aver visto davvero del sangue, quella deve essere vernice. Invece no: è proprio sangue fresco, capisco che lo è quando vedo la chiazza espandersi e luccicare sotto la luce del sole. Mi costringo a respirare normalmente, ma è un po'difficile quando i polmoni vorrebbero correre a gambe levate come tutto il resto del corpo. Faccio un paio di passi indietro e stringo ancora più forte la spada.
Qui, c'è decisamente qual quadra che non cosa.
Sento un vento gelido entrarmi fin nelle ossa e giro su me stessa per assicurarmi di non avere mostri alle calcagna.
"Non serve a niente"
Sento mormorare. Un mormorio fastidioso che mi pulsa nelle orecchie. Mi copro istintivamente le orecchie anche se serve a poco, la voce si sente anche più forte e decisa facendo così.
"La tua missione fallirà"
Mi sembra una voce familiare ma non è umana. Assomiglia molto di più a degli ingranaggi che cozzano tra loro oppure le unghie lunghe delle gorgoni che stridono sulla lavagna sporca. Mi vengono i brividi solo a pensarci.
"I tuoi amici moriranno"
Il mio cuore ha perso un battito. Ha toccato un tasto debole, ha fatto riaffiorare tutte le mie paure ed i sensi di colpa. Non ho passato un giorno, uno soltanto, senza pensare che questa fosse una missione suicida, che saremmo morti, che avrei potuto fallire, che tutti i semidei che mi hanno appoggiata potrebbero morire a causa mia. Ormai non riesco a fermare le lacrime.
"C'è un modo per evitare tutto questo"
Quasi quasi le do retta. Farei qualsiasi cosa per salvarli. Oddei, sto diventando sentimentale, questa missione lede i miei principi mentali.
"Vieni a New Orleans, da sola, e guida il mio esercito. Vedrai gli Dei perdere il potere e il tuo sangue verrà versato sul monte Olimpo, ma i tuoi amici verrano risparmiati"
Oh bene, la mia morte per la quasi salvezza dei miei amici. Senza contare che non ha accennato alla mia famiglia o al mondo mortale. Bhe... Direi che è uno scambio equo.
≪Tu menti≫ urlo al vento sperando che quella voce insopportabile se ne possa andare ≪Entro il solstizio di estate morirai, non conquisterai un bel niente e tantomeno verserai il mio sangue sull'Olimpo≫ poi aggiungo sottovoce ≪Ovunque si trovi≫
"Testarda e insolente, come ogni eroe presuntuoso che si rispetti"
≪Va' al diavolo. Tu e tutto il tuo esercito≫ urlo ancora.
Si ragazzi e ragazze, Elena la figlia di Poseidone parla da sola.
"Oh, non ti conviene avermi contro, dovresti saperlo"
≪Ma io sono già contro di te≫ dico in tono lamentoso.
Possibile non abbia capito che io la odio e la voglio vedere morta in una scatola di legno a milioni di metri sotto terra, o meglio ancora nel Tartaro?
"Cambierai idea, insolente di una semidea e credo che non ci vorrà neanche tanto tempo"
É in questo momento che sento la terra tremare a intervalli regolari, come se le placche terrestri stessero ballando a ritmo di "love runa out" dei One Republic.
Un urlo basso e roco squarcia le mie orecchie e inizio a rimpiangere la voce di quella vecchia baldracca. In fondo al viale pieno di negozi vedo una figura alta circa dodici metri, anche se è sicuramente alta il doppio, da questa distanza è molto ridotta. Non mi ci vuole molto per capire che è un gigante -magari anche molto affamato-.
≪Ragazzi!≫ urlo mentre corro verso di loro ≪Ragazzi!≫
Si girano tutti a guardarmi in cagnesco come se avessi appena interrotto il funerale di un loro parente, quando invece gli stavo salvando la pelle.
≪Preparatevi a combattere!≫ urla Jason come se la cosa non fosse abbastanza ovvia già lì per sè.
≪No Jason, seriamente?≫ ecco come lo chiameró d'ora in poi: Leo Finocchio Valdez.
≪Chiudi quella bocca, Valdez≫ urla una voce femminile e tremendamente familiare.
Da un angolo sbuca fuori Annabeth che sta correndo come una forsennata verso di noi. Brandisce un pugnale che emette una strana aura azzurra e un'arma da fuoco.
≪Niente medicine, solo armi e un gigante: era una trappola≫ lancia l'arma da fuoco verso Percy che la prende al volo guardando il fucile con una smorfia ≪Non c'è acqua nei paraggi e le tubature sono vuote, ti consiglio di usarlo≫
Oh bene, niente acqua.
≪Elena≫ mi drizzo sulla schiena come un soldato quando Annabeth pronuncia il mio nome. ≪Tieni d'occhio Nico e fai in modo di svegliarlo≫
Come se si fossero letti nel pensiero corrono verso il gigante e, in meno di venti secondi, ci sono solo io, un semidei svenuto e tre pegasi.
"Ora potrò schiaffeggiarlo per bene" penso tra me e me avvicinandomi al figlio di Ade.

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