4.

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Senza staccarsi mai da me, Annabeth e Percy mi trascinarono nella casa più grande. Quando passavamo vicino a degli altri ragazzi questi non perdevano tempo a sussurrassi cose all'orecchio ed indicarci, anzi indicarmi.
Percy bussó alla porta dell'edificio e un uomo dai capelli quasi grigi ed una camicia leopardata ci aprì e fece cenno con il capo di entrare. All'interno era piena di bottiglie di vino sparse ovunque, ovunque. Se questo qua non aveva mai bevuto io ero una foca obesa. Annabeth e Percy non mi mollarono per niente, come se avessero paura che potessi scappare e andare chissà dove.
Ad ogni modo, ci sedemmo attorno ad un tavolo da ping pong ed aspettammo, non so cosa ma mi dissero che dovevamo aspettare. Aspettai, aspettai, aspettai e persi anche la pazienza. Stavo per lanciare il tavolo da ping pong per aria quando sentimmo delle voci.
≪Sei il solito ritardatario≫ urlava una voce maschile.
≪Hai aspettato solo un paio di minuti≫ ribattè un'altra.
≪Un paio di minuti? Mi soieghi esattamente come misuri tu il tempo?Lì davanti ci mettevo radici≫
Mentre quei due litigavano, le loro voci si facevano sempre più vicine finchè non comparvero due ragazzi, poco più piccoli di Annabeth e Percy. Uno aveva i capelli riccioluti e marroni, l'altro neri e un po' lunghi. Uno indossava dei pantaloni con le brache, l'altro una maglia arancione come quella dei miei due amici.
≪Nico, lo sai che posso darti fuoco≫ sbottó il ricciolino.
≪Leo, lo sai che ti stenderei?≫ ribattè l'altro.
Udimmo un rumore simile a degli zoccoli sul parquet e poi comparve un uomo-cavallo. Un centrapo. No...un centauro, pardon. Dalla testa alla vita aveva il busto di un uomo, dalla vita in giù aveva il corpo di un cavallo.
≪Leo. Nico. Calmatevi.≫ la strana creatura appena e trata cercó di dividerli.
≪Cosa è?≫ balbettai indicando il cavallo con la mano tremante.
Tutti si girarono verso di me, persino i due ragazzi smisero di battibeccare e mi guardarono male. La mia faccia stava prendendo fuoco.
≪Io sono Chirone≫ si presentó il cavallo chinando leggermente la testa.
≪Chirone, lei è Elena≫ mi presentó Percy ≪La mezzosangue che stavamo seguendo≫
≪Cosa? Mi stavate seguendo?≫ chiesi riprendendomi dallo stato di trance momentaneo ≪Questo è stalking≫
≪Oh, no no no no. Noi ti tenevamo d'occhio≫ intervenne il brunetto ≪Noi osserviamo ogni mezzosangue≫
Mi girai verso Percy che aveva dipinta in volto un espressione da "cosa diavolo dobbiamo fare adesso?" E poi mi girai verso Annabeth che aveva un'espressione totalmente diversa da quella di Percy: lei era seria e i suoi occhi guizzavano da me a Chirone a Percy e poi di nuovo si di me. Potrei giurare di aver visto le rotelle del suo cervello mettersi in moto, era come se stesse elaborando la situazione.
≪Mezzosangue?≫ chiesi guardando il tizio con i pantaloni che sembrava l'unica persona a volermi dare spiegazioni.
Quella parola l'avevo già sentita, ma non riuscivo a darle un significato.
≪Sì! Un mezzosangue e il figlio di una divinità con un umano≫ cercó di spiegarmi lui ≪Vedi: io sono figlio di Efesto, il Dio del fuoco≫ disse indicandosi ≪lei è una figlia di Atena, Dea della saggezza≫ disse indicando Annabeth che stava ancora elaborando la situazione ≪e così via con tutti gli altri dei dell'Olimpo≫ concluse felice aprendo le braccia come per fare un arcobaleno.
"Okay...questo ha dei problemi."
≪Leo≫ disse al riccio il ragazzo dai capelli neri dandogli una gomitata sul fianco ≪la stai spaventando≫
Soaventata? Guardai le mie mani e le vidi tremare. Stavo tremando... allora ero proprio inquietata. In fondo, chi non lo sarebbe se venisse a sapere delle cose del genere?
≪Elena, vedi tuo padre è un Olimpo≫ mi disse Annabeth poggiandomi una mano sulla spalla.
≪Lui è cosa?≫ chiesi confusa con un tono di voce più acuto del normale.
≪Un Dio dell' Olimpo: una divinità greca≫ intervenne il ragazzo con la maglia arancione.
≪Ma non esistono≫ ribattei sicura ≪Sono solo miti per spiegare il vento e le onde e cose così.≫
Guardai Percy che scosse la testa con aria colpevole. Mi voltai verso Annabeth che fece la stessa cosa, poi verso il centauro che fece come Percy e poi verso gli altri due ragazzi che lo imitarono.
≪Chi ha detto che gli dei non esistono?≫ tuonó una voce alle mie spalle.
Mi girai alzando un braccio. Il signore che ci aveva aperto la porta era rosso di rabbia e sembrava volesse darmi fuoco con lo sguardo.
≪Su Dioniso, lo ha appena saputo≫ cercó di calmarlo Chimone, ah no si chiamava Chirone. Chirone.
≪Come? Dioniso? Come il dio del vino?≫ chiesi guardando prima Chirone e poi il tizio con la camicia leopardata.
≪Piccola insolente! Io sono il dio del vino! E ora tu s-≫ si interruppe quando Annabeth tossì.
≪Signor D. È ancora scossa≫ cercó di "proteggermi" Annabeth.
≪D'accordo, d'accordo. Ma un'altra baggianata del genere e ti spedisco dritta dritta in pasto alle arpie≫ mi mise in guardia il Dio.
Io raggelai, ricordandomi di aver avuto un incontro ravvicinato con una di loro.
Non sapevo cosa pensare: mi stavano prendendo in giro? Una piccola porzione del mio cervello diceva di dargli ascolto, ma avevo troppa paura di scoprire la verità: se mio padre era per davvero un'Olimpo per 14 anni l'ho odiato ingiustamente. Se fosse stato così mi sarei sentita uno schifo.

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