«Ehi.» Kyle mi affianca mentre entro in aula e raggiungo il mio banco. «Qualcosa non va.»
«Hai di nuovo dimenticato la combinazione del tuo armadietto?»
«No.» si siede al mio fianco, voltato verso di me. «Intendo con te.»
Il rumoroso vociare degli altri alunni mi provoca una smorfia di fastidio. «Non c'è nulla che non vada, se non contiamo il fatto che la testa mi scoppierà tra due minuti al massimo.»
«Lo capisco quando qualcosa ti turba.» mi appoggia una mano sul braccio per attirare il mio sguardo su di sé. «Problemi con tuo padre?»
Dopo due anni, sapevo che con Kyle certe questioni non sarebbero più rimaste sepolte. Sono passati mesi da quando il mio migliore amico ha scoperto il rapporto tra me e mio padre, e da allora ho fatto il possibile per far sì che non si intromettesse.
Non so quanto crede alla bugia che abbia smesso di mettermi le mani addosso e che le uniche nostre conversazioni sono accese discussioni che finiscono semplicemente lì.
«Si è lamentato perché ho fatto tardi e non gli ho preparato la cena.» rispondo. «Tutto qui. Litighiamo in continuazione.»
«Non ti ha...»
Scuoto la testa. «Te l'ho detto, ha smesso. Preferisce mille volte la bottiglia di birra.»
«Soph.» sospira. «Se hai bisogno di un posto dove stare, puoi venire da me.»
«Ho bisogno solo che tu continui a essere il mio migliore amico. Credimi.»
È l'unica cosa che al momento conti. Kyle mi permette di dimenticarmi della realtà che devo vivere ogni giorno, affievolendo di poco quel peso che mi soffoca. È sufficiente.
«Non devi nemmeno dubitare del contrario.» mi attira tra le sue braccia e mi stringe forte a sé. «Ti voglio bene.»
«Certo che me ne vuoi.» affermo con un sorriso sornione. «Altrimenti chi ti ricorderebbe che la combinazione del tuo armadietto è la data di nascita di Angelina Jolie?»
«C'ero quasi, allora!»
Ridacchio, cominciando a disporre i libri sul banco, quando la mia visuale viene oscurata dall'ombra di una figura.
Alzo gli occhi su Gabriel, in piedi davanti a me.
Il suo outfit completamente nero lo rende ancor più minaccioso di quanto facciano i suoi profondi occhi scuri.
«Ciao.» lo saluto con un sorriso, ma non ricambia.
«È tuo.» dice semplicemente, lasciando cadere sul banco quello che identifico come il mio quaderno di letteratura. Non mi ero nemmeno accorta di non averlo con me, ieri.
«Prego, eh.» mormoro appena si allontana.
Dopo una lunga spiegazione di scienze, finalmente suona la campanella. Le ore di lezione risultano infinitamente lunghe quando i professori spiegano senza interruzioni.
Kyle sbuffa, chiudendo i libri e gettandoli nello zaino.
«Io vado, sennò quel minion mi manda sul serio dal preside.» dichiara, riferendosi al professore di economia, prima di allontanarsi svelto col suo zaino in spalla.
Nella fretta di uscire, rischia quasi di andare a sbattere contro la professoressa Mallory, urlando delle scuse una volta fuori.
Lei scuote la testa con esasperazione e io rido.
«Buongiorno. Oggi faremo un lavoro a coppie, quindi cominciate a scegliervi un compagno e svolgete gli esercizi che scriverò ora alla lavagna.» spiega lei, provocando sussurri ed esclamazioni di gioia.
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Difficult
RomanceCOMPLETA «Tu non hai paura?» Mi volto verso di lui, accigliandomi. «Di cosa?» «Di me.» Sophie Devis è entusiasta di ritornare a scuola, dopo le interminabili vacanze natalizie che l'hanno costretta a casa. Da sempre motivo di disapprovazione e criti...