Dopo scuola, Gabriel mi dà solo il tempo di salutare Kyle, prima di portarmi in moto a casa sua.
Era da un po' che non ci mettevo piede. L'ultima volta mi ha detto che si era stufato di me. Non è un bel ricordo.Lo trovo ordinato, com'è sempre stato. L'assenza di molti oggetti personali che una persona solitamente mette in evidenza, rende il posto lindo, ma vuoto.
Una volta che Gabriel chiude la porta di casa, appoggia le chiavi della moto sul mobiletto e riempie due bicchieri di Coca Cola, per poi prendere posto al mio fianco.
Non accende neppure la tv, il che renderebbe il silenzio ancora più imbarazzante, se non sapessi che è necessario.
Trascorrono lunghi minuti in cui nessuno dei due fiata, tanto che comincio a pensare che Gabriel abbia cambiato idea.
Quando porto lo sguardo su di lui, avendo finito la mia bevanda, noto che si osserva distrattamente l'anello al dito.
Mi pervade l'istinto di chiedergli se è un oggetto per lui importante, quando parla.«Io non sono fatto per te.»
Il mio cuore accelera nel sentire quelle parole, mentre il mio viso esprime confusione. «Ma cosa dici?»
«È stupido persino spiegarti perché mi sono comportato così.» serra le dita in due ferrei pugni. «Perché non cambia che te lo dica o meno. Rimane vero il fatto che è meglio che tu stia alla larga da un ragazzo come me.»
«E come saresti tu?»
«Aggressivo, violento, irascibile. Non ti faccio bene.»
Scuoto la testa. «Questo spetta a me deciderlo.»
«Io mi conosco, Soph.» il suo tono perde energie, trasformandosi in un lieve sussurro.
«Potresti non crederci, ma ti conosco anch'io.»
Allungo una mano verso il suo viso, allontanandogli una ciocca di capelli dagli occhi. Lui tiene lo sguardo su di me.
«Ho conosciuto persone cattive, Gabriel, credimi.» un piccolo nodo prende a stringermi la gola. «Tu non lo sei.»
I suoi occhi luccicano, mai distolti da me e troppo presi dalle mie parole. Poi scuote la testa.
Non mi crede, o solo non mi ha completamente sentita.«Ti sottovaluti, solo perché lo hanno sempre fatto tutti.» gli giro il volto verso di me, tanto vicina a lui da ritrovarmi quasi seduta sulle sue ginocchia. «Le persone fanno questo, anche quelle più importanti per noi. Lo sai cosa rende veri i giudizi degli altri, i loro insulti o le parole urlate in faccia che dicono cosa abbiamo di sbagliato? Siamo noi. Noi troppo sciocchi che ci crediamo, e nel provare a eliminare i nostri difetti, finiamo per trascurare i pregi.»
Inclino la testa di lato, mentre gli rivolgo un piccolo sorriso. «Io sono convinta delle mie parole, e del pensiero che mi sono fatta su di te, da quando ti ho conosciuto ad ora. Non lo dimostra forse il fatto che sono ancora qui?»
È difficile ascoltare una voce gentile in mezzo a tante arrabbiate, è difficile vedere un sorriso in mezzo a tante facce tristi e cupe. Gabriel non vuole credermi perché pensa che una voce contro mille deve essere sicuramente falsa, ma sono qui proprio per convincerlo del contrario.
«Tu non sai tutto, Soph. Non sai quello che ho fatto in passato.»
«Conta così tanto?»
Annuisce, quasi controvoglia. «Sì, sì perché quel ragazzo fa sempre parte di me, e una volta saputo di quella persona, tu non parlerai più così.»
«C'è solo un modo per scoprirlo.» tento ancora.
Si passa una mano sul volto, prima di riportare i suoi occhi su di me. Prende un profondo respiro e mi stringe la mano. «Mi dispiace per come mi sono comportato. Mi dispiace davvero, ma era l'unico modo per provare a tenerti lontana da me.»
STAI LEGGENDO
Difficult
RomanceCOMPLETA «Tu non hai paura?» Mi volto verso di lui, accigliandomi. «Di cosa?» «Di me.» Sophie Devis è entusiasta di ritornare a scuola, dopo le interminabili vacanze natalizie che l'hanno costretta a casa. Da sempre motivo di disapprovazione e criti...