«Non avresti dovuto reagire così.»
Probabilmente la piega che ha preso la situazione era prevedibile. Ho capito che sarebbe stato uno scontro fisico appena ho sentito la voce di mio padre chiamarmi.
La cosa che mi ha stupita, però, è che a cominciare la rissa è stato proprio lui.
Mi si è avvicinato rapidamente e mi ha afferrato per il polso, cercando di trascinarmi via. Gabriel mi è corso incontro e mi ha allontanata da mio padre, e questo lo ha fatto arrabbiare.
Camminava barcollando, ma la sua espressione era così colma di rabbia e odio e tristezza, che non penso di poterla mai dimenticare. Ha sferrato un pugno a Gabriel, gridandogli contro che non avrebbe dovuto intromettersi. Non avrei creduto che potesse reagire così con un pubblico attorno.
Sta di fatto che Gabriel, già arrabbiato alla sua vista, si è accanito immediatamente su di lui. Hanno cominciato a picchiarsi, e alcuni alunni, ovviamente notandogli, sono corsi a chiamare un professore. Kyle sarebbe potuto rimanerne fuori, se, appena tornato da noi, non avesse visto mio padre alle prese con una rissa con Gabriel. È andato in suo soccorso, e penso che non vedesse l'ora di avere mio padre tra le mani.
Non sapevo cosa fare. Ho cercato di dire ai due che era meglio lasciar perdere, di andare via prima che il professore venisse e li trovasse a picchiarsi con un estraneo nel cortile della scuola, ma non hanno ascoltato nemmeno una lettera di quello che ho detto. Così sono corsa a chiamare l'agente, ma mio padre deve avermi vista, perché è scappato subito dopo.
Fortunatamente nessuno dei miei due amici è finito nei guai. Ho raccontato all'insegnate che era stato l'altro uomo a cominciare, il quale poi è scappato. Ho detto la verità, tralasciando il fatto che l'uomo era mio padre e, teoricamente, un agente doveva proteggermi proprio da quella situazione.
Il suo sguardo non riesce a lasciare la mia mente.
Era steso per terra, il volto pieno di ferite e sangue, l'odio negli occhi, quello che ti corrode l'anima e ti porta all'autodistruzione; e io ero in piedi davanti a lui, a fissarlo come lui ha sempre fatto con me, dall'alto in basso, con superiorità.
L'unica cosa che non mi provoca un sorriso nell'aver visto mio padre in quelle condizioni, sono Kyle e Gabriel. Se lui avesse combattuto contro un lottatore di wrestling, sarebbe stato meglio.
«Ho dovuto eccome.» Gabriel, seduto nel letto di Kyle con me al suo fianco, mi guarda.
Il mio migliore amico è stato bloccato in soggiorno da sua madre, la quale, ovviamente preoccupata, ha insistito purché le raccontasse dell'accaduto.
Gabriel sospira, mentre gli tengo la sacca del ghiaccio premuta sull'occhio. Gli si forma una smorfia di dolore, quando premo troppo. Lo guardo dispiaciuta. «Non volevo che tu, o Kyle, finiste così. Avreste dovuto lasciar perdere.»
«Come avrei potuto? Ti avrebbe messo le mani addosso.» dice, mentre una vena sul suo collo comincia a pulsare dalla rabbia. «E volevo picchiarlo, fracassargli quella faccia di merda.»
Sospirando, appoggio la borsa del ghiaccio sul comodino e mi volto nuovamente verso Gabriel.
Porto una mano sulla sua guancia, girandogli il viso verso di me, gesto che lo rilassa leggermente.
«Mi dispiace davvero.»
È vero che vedere mio padre in quello stato non mi ha resa triste, ma la paura che ho dentro non scompare. Che fosse successo o meno tutto questo, non avrebbe fatto differenza. Non volevo che i miei due amici si facessero male per me.
Perché lo hanno picchiato unicamente per me, e io, egoisticamente, ne sono felice.
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Difficult
RomanceCOMPLETA «Tu non hai paura?» Mi volto verso di lui, accigliandomi. «Di cosa?» «Di me.» Sophie Devis è entusiasta di ritornare a scuola, dopo le interminabili vacanze natalizie che l'hanno costretta a casa. Da sempre motivo di disapprovazione e criti...