16. Ti seguo come uno stalker

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«Finalmente. Libero da te.» esclama Gabriel entusiasta appena scendiamo dal bus che dall'aeroporto ci ha portati in albergo. Il viaggio è durato in tutto undici ore, undici ore con questo idiota che non mi sopporta, da quanto ho constatato.

«Guarda che parteciperò anch'io a questa gita.» gli dico.

Sta per rispondere, sicuramente per esprimere lamentele come tutte quelle che gli sono uscite dalla bocca per l'intera durata del viaggio, ma sembra ricredersi, scuotendo la testa e sorridendo. Mi attira a sé e mi circonda il collo con un braccio. «Per fortuna.»

Lo ha detto pianissimo, talmente tanto che per un momento credo sia tutto frutto della mia immaginazione, ma dal modo in cui scuote la testa e si passa una mano tra i capelli, mi fa capire che invece è proprio uscito dalla sua bocca.

Decido di ignorarlo «Gabe.»

«Cosa?» alza gli occhi al cielo.

«Stavo pensando... che io sarò in camera con delle ragazze.»

È da tutto il viaggio che non penso ad altro.

«Strano, vero?» dice con sarcasmo.

«Però io non ho amiche.» continuo. «Ci siete solo tu e Kyle.»

«Che chiaramente non siamo femmine.» si osserva attorno mentre seguiamo gli altri verso l'entrata dell'hotel. «Rilassati. Non passeremo molto tempo in albergo.»

Il professore attira la nostra attenzione, una volta radunati nella hall. «Allora ragazzi, queste sono le chiavi delle vostre stanze, con allegato i vostri nomi. In camera sarete in tre. In silenzio, organizzativi, preparatevi e per le nove scendete a cenare.» ci spiega velocemente, per poi andarsene.

Cerco la mia chiave e mi dirigo subito in camera per accertarmi di avere il letto singolo.

Fortunatamente arrivo per prima e mi butto su di esso, stanca. I sedili del bus non eccellono per comodità, ed ero impossibilitata a muovermi molto o sarebbe stata la volta buona che Gabriel mi avrebbe buttata fuori dal finestrino.

Non faccio caso alla porta che si apre e rimango a letto, ascoltando musica sul cellulare.

La ragazza che comincia a ordinare la sua roba nell'armadio è molto carina: capelli castani, occhi verdi, altezza media e un corpo minuto.

Penso abbia alcuni corsi in comune con me, dato che l'ho vista parecchie volte in classe, ma non so il suo nome.

La osservo con la coda dell'occhio mentre prende dei vestiti dalla valigia, lo shampoo, altre cose che non mi curo di capire cosa siano, e si chiude in bagno.
Fortunatamente mi ha risparmiato l'imbarazzo di presentarmi.

Fermo la musica e sblocco il cellulare per chiamare Kyle.

«Pronto?» risponde.

«Tra cinque minuti sono da te.»

«Camera 64, secondo piano.» mi informa, ridendo dall'altra parte del telefono.
Chiudo la chiamata ed esco dalla mia stanza.

L'albergo è modesto e grazioso, con l'arredamento di colori caldi e la carta da parati anni 70. Riesco quasi a immaginarmi la musica di un giradischi a colmare l'area.
Una volta giunta al secondo piano, ad aprirmi non è Kyle, ma il suo amico Chris, probabilmente il suo compagno di stanza.

«Ciao dolcezza.» mi sorride maliziosamente. «È da tanto che non ci vediamo. Hai pensato alla mia proposta?»

«Levati.»

Mi intrufolo nella stanza e raggiungo Kyle, intento a infilarsi una maglietta. Questi due sono qui da tipo cinque minuti e già questa camera è un disastro.

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