14. Ti denuncio

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Dopo aver fatto una sosta alla macchinetta e aver preso due pacchetti di Skittles, raggiungo la mia aula.

Non mi sorprendo nel trovare Gabriel già al suo banco. È sempre il primo ad arrivare in classe. Mi avvicino cautamente, dato che sembra dormire, e mi siede al suo fianco.

Non si alza.

Trascino la sedia verso di lui, intenta a mettere in pratica un modo per spaventarlo, quando questo, appena la mia mano tocca la sua spalla, scatta a sedere e mi afferra prontamente il polso. Notando che sono solamente io, rilassa le spalle e tira un sospiro. «Soph, stavo per storcerti il braccio. Non farlo mai più.» mi guarda male.

«Scusa.» ridacchio.

Probabilmente non avrà alcun problema se mai lo aggredissero, ma non ne avevo dubbi. I suoi muscoli non lasciano di sicuro intendete che sia un tipo debole.

«Che succede?» mi chiede, prendendo il mio pacchetto di Skittles e mangiandone una manciata.

«Niente.» rispondo. «Dormivi seriamente?»

Annuisce. «Ieri sera sono tornato tardi dal lavoro e non ho avuto tempo per riposare.»

Rimango un attimo disorientata. «Tu lavori?»

«No. I soldi per l'appartamento me li porta la fatina dei denti.» risponde ironico, appoggiando il pacchetto di caramelle sul banco. «Certo che lavoro.»

«Ma ieri...»

«Dormivi profondamente, quindi non ti ho avvisata.» mi spiega, rammentandomi che questa mattina ero nel panico più totale per le conseguenze che sarebbero arrivate dopo essermi addormentata a casa di Gabe per tutta la notte. Il non aver trovato mio padre a casa, una volta rientrata, non vuol dire che la passer liscia.

«Avresti dovuto svegliarmi.» gli dico.

Si volta a guardarmi. «Forse.» risponde. «Come va con Thompson?»

Come se la storia di mio padre non bastasse, c'è anche la questione di Kyle a farmi desiderare di rinchiudermi nella mia stanza.

«Non va.» faccio spallucce, minimizzando ci che realmente provo. Oggi non l'ho ancora beccato da nessuna parte, ma, anche se lo trovassi, non saprei cosa dirgli.

Sono già stata troppo egoista con lui, costringendolo a pranzare con me fuori quando forse aveva voglia di passare del tempo con i suoi amici. Non posso imporgli di stare sempre con me.

Kyle sarà pure preso da quella testa di piselli, ma io sono ancora la sua migliore amica. Generosa e gentile, gli concedo un po' di spazio. Lui è troppo buono, e questo a volte mi porta a pensare che non abbia il coraggio di dirmi quanto mi trovi insopportabile o non mi voglia attorno. Forse spendere il suo tempo con una ragazza che non sono io è il suo modo per dirmi che non mi vuole più come amica.

«Ragazzina, alzati.»

Lo guardo, non capendo, ma non mi dà il tempo di chiedere spiegazioni che mi prende per mano e mi trascina fuori dall'aula. Faccio giusto in tempo a raccogliere lo zaino e il pacchetto dicaramelle.

«Dove mi stai portando?» tento di mantenere il suo andamento rapido, e quando ci riesco, si ferma.

I suoi occhi scrutano l'area attorno, individuando ci che cercava e riprendendo a camminare. Sbuffo nel vedere la figura di Kyle, affiancato da Diana e circondato da altri ragazzi a me sconosciuti. «Ti prego, non farlo.» gli sussurro.

Non mi dà retta. Si fa spazio tra gli amici di Kyle e si para davanti a quest'ultimo. La nostra apparizione ha zittito tutti.

«Soph.» il mio amico mi osserva con sguardo interrogativo. Gabriel non permette neppure a lui di esprimersi e lo afferra per il colletto della maglietta. Lo trascina lontano dal gruppetto di ragazzi sotto lo sguardo di tutti i presenti in corridoio.

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