13. Ora ti uccido

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«No, fammi capire. Da bambino rubavi le scarpe ai tuoi parenti e le lanciavi fuori dalla finestra?»

«Mi piaceva fare scherzi.» risponde ridacchiando, mentre si rigira la matita tra le dita.

«Nessuno ti diceva niente?»

«Eccome! Mi sono beccato un sacco di schiaffi da piccolo.»

Immaginare un piccolo Gabriel che afferra più scarpe che può e le lancia una ad una oltre la balaustra del balcone è una scena talmente comica che scoppio a ridere. Mi ha raccontato anche delle prime volte che ha suonato al pianoforte, di come non azzeccava mai le note e ogni volta si rifiutava di continuare.

Non gli ho mai chiesto perché avesse cominciato, se per semplice noia o pura voglia di imparare, ma se durante il suo racconto lo ha omesso, immagino sia un argomento che non vuole aprire.

La mia risata si ferma, quando Kyle fa il suo ingresso in aula con un enorme sorriso, che si spegne appena si accorge di me.

Ah, ora esisto?

Mi fa segno con la mano di avvicinarmi, andando a sedersi al suo posto.

«Vai.» mi incita Gabriel. «Ma non perdonarlo subito.»

Sospirando, mi tiro su.

Raggiungo Kyle con la speranza che la mia espressione indifferente sia ancora ben salda sul mio volto. Non voglio che veda quanto il suo comportamento mi stia ferendo, dato che nel corso di settimane non ha dato cenni di rendersi conto di ciò che sta accadendo. Diana lo ha proprio soggiogato.

«Cosa vuoi?» pronuncio le parole in tono secco, incrociando le braccia al petto.

«Che voglio?» ripete, stranito. «Perché sei con lui?»

«Kyle, stai scherzando?» spalanco gli occhi, non volendo credere a come continui ad ignorare il tutto.

«Perché sei tanto arrabbiata?»

Okay, sta scherzando.

Non solo si è dimenticato che esisto da precisamente diciotto giorni, ma ha pure il coraggio di chiedermi perché sono arrabbiata.

«Sto per ucciderti.» lo minaccio. «Lentamente, e dolorosamente.» avanzo nella sua direzione. «Ma dove sei stato, Kyle? Ti eri preso una vacanza da me senza nemmeno avvisarmi?»

«Cosa?»

«Kyle!»

Mi volto verso la voce squillante che ha appena fatto il suo nome e vedo Diana avvicinarsi a lui e fiondarsi sulle sue labbra con una tale aggressività che, in altre circostanze, mi avrebbe fatto provare paura per Kyle.

Che lo divori pure!

Quando ritorno da Gabriel, lo trovo immerso in un silenzio pensieroso, così decido di stare zitta e non assillarlo con i miei problemi e le mie lamentele.
Ma è lui a parlare.

«Sei innamorata di lui.»

Ruoto gli occhi verso l'alto. «Ancora con questa storia?»

«Dai... si vede.» insiste. «Sei gelosa della sua ragazza, pensi in continuazione a lui e ti arrabbi se non ti considera. Sei innamorata.»

Questa è la tipica frase che direbbero tutti.

«È il mio migliore amico, Gabriel.» punto gli occhi nei suoi. «Lo sai cosa significa? È la prima persona dalla quale vado quando sono triste, è il mio compagno di avventure, è quella persona che ci sarà sempre per me. Mi sembra normale che io mi arrabbi se lui si allontana. Gli voglio bene. Gli voglio davvero bene.»

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