27. Come il sole

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«Non ci vuoi più provare?» mi chiede Kyle, mentre giocherella con un orsetto di peluche, sdraiato sul suo letto.

Accanto a lui, rotolo su un fianco e lo osservo. I capelli biondi gli ricadono disordinati sulla fronte, oscurandogli gli occhi celesti. Con un gesto delicato glieli porto su e li lego con un laccio per capelli che tengo sempre al polso.

«No.»

Kyle tira le orecchie all'animaletto. «A me sembra ancora tutto così strano.»

«Si è solo stufato di me.» spiego, mite, appoggiando la guancia sul palmo della mano. «Cosa che avrei accettato, se non avesse aggiunto anche una bella dose di insulti.»

Avevo tentato di non credere a quelle parole, cercato di capire il perché si stesse comportando così. Ma è possibile farlo, quando ti senti dire che non sei più importante?

"Non mi importa più niente di te, e non puoi cambiarlo."

Pensare che fosse così faceva male, ma sentirselo dire dritto in faccia...
A volte vorrei che Gabriel non fosse così sincero.

«Mi ha detto che devo accettare il fatto che per lui non sono importante. Che sono stata un'illusa a pensare che quello che abbiamo avuto fosse vero, che devo smetterla di girargli attorno.» affermo, prendendo tra le mani la collana che Kyle tiene al collo.

È una semplice catenella d'argento, con un ciondolo a forma di sole.
Un mio regalo di compleanno.

Kyle mi ha chiesto il perché del sole, ma ho esitato prima di dirglielo perché pensavo che fosse una cosa stupida.

Kyle per me è proprio come il sole. Nelle giornate buie, lui è sempre lì, a illuminare tutto. È esagerato, ma riesce a migliorarmi la giornata con la sua sola presenza.
Come il sole, se scomparisse, si porterebbe via la mia vita.

«Che pezzo di merda!» sbotta di colpo, e mi dispiace per il povero orsacchiotto di peluche a cui sta per scucire le orecchie.

Glielo sfilo dalle mani e me lo stringo al petto, interrompendolo con la mia risata. «Non uccidere Mr. Bear.»

«Solo se mi permetti di uccidere Gabriel.»

Mi permetti.
Allontano il significato di quelle parole dalla mente.

«Non risolvi niente se lo prendi a pugni. Inoltre, Gabriel è un esperto di risse. Ho paura a immaginare come finirebbe.»

Lui si volta di scatto verso di me. «Stai dicendo che sono debole?»

«Assolutamente no.» alzo le mani.

«Ah, è questo che pensi di me?» chiede con sconcerto, portandosi teatralmente una mano all'altezza del cuore.

«Ma certo che no, Kyle.»

«Smettila di mentirmi.» si asciuga teatralmente una lacrima inesistente. «Io picchierei qualcuno per te, e tu pensi che finirei morto se dovesse accadere? Mi hai ferito.»

Ridendo, mi avvicino ancor di più a lui e gli circonda il busto con le braccia. «Smettila, stupido.»

«Perciò pensi che sia più forte di Gabriel?»

«C'è solo un modo per scoprirlo.» alzo la testa per poterlo guardare in volto.

«Purtroppo, so che è più forte. Praticava la boxe.» dichiara.

«E come fai a saperlo?»

«L'ho sentito dire.»

«Da quei tizi con cui a volte giri?»

«Quei tizi,» alza gli occhi al cielo. «sono anche compagni tuoi, sai? Comunque sì. Non so dove abbia trovato il tempo, dato che, dopo la prigione, ha dovuto svolgere per due anni dei lavori socialmente utili. In quel periodo la scuola per lui sarà stata ancor più infernale. Ma dicono che, una volta rilasciato, fosse molto peggio di com'è ora. Ha provocato molti casini che suo padre ha coperto con i soldi...»

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