Un bacio. Non sapevo come fosse baciare qualcuno. Non sapevo che un singolo bacio fosse capace di mandarti il cervello in tilt; che riuscisse a farti tremare il corpo come la corda di un violino; a farti battere così forte il cuore da pensare che possa uscire dal petto; a farti sentire felice, come se in quel momento non avessi bisogno di nient'altro.
Adesso che lo so, adesso che ne ho avuto la prova concreta, ho paura.
I miei sentimenti mi hanno sempre fatto paura.Quando provo qualcosa di così forte da lasciarmi sveglia tutta la notte a pensare a cosa fare, mi spavento e smetto. Almeno, cerco di smettere.
Sto provando a non pensare al bacio che ho dato due giorni fa, ci ho provato tutto il fine settimana, ma senza successo.
È come cercare di scacciare via una zanzara: alla fine torna sempre a ronzarti attorno.Non so affermare se quello che provo sia qualcosa di vero, o se sia dovuto solamente all'emozione del primo bacio. Forse è la reazione che ha ognuno appena riceve o dà il primo. Forse è normale. Ma so che è davvero, davvero forte.
«Soph.»
Impedisco alle mie gambe di prendere il controllo e di allontanarsi in fretta dal ragazzo che si sta avvicinando a me, abbozzando un sorriso che mostri calma e neutralità.
Dopo aver interrotto il bacio, ed essere tornata alla realtà, ho agita istintivamente, e il mio istinto ha fatto in modo che io corressi in casa. L'ho salutato distrattamente, parlando a raffica e rilasciando parole che non hanno un senso logico nella stessa frase. Penso di aver confuso anche lui.
Il fine settimana non l'ho sentito, essendo che non possiedo più un telefono, e ringrazio che non sia venuto a casa mia, come temevo potesse succedere.
«Ciao, Gabriel.» lo saluto.
È in piedi davanti a me, una mano stretta alla bretella dello zaino e l'altra nella tasca dei jeans, ovviamente, neri. A fasciargli il busto è una t-shirt bianca aderente, che accompagnata dalla sua giacca di pelle nera, lo fanno apparire talmente attraente da rendermi difficile distogliere lo sguardo.
Il groviglio scomposto che formano i suoi capelli lascia sfuggire delle ciocche castane che si confondono tra le ciglia, sotto le quali gli occhi presentano due leggere macchie violacee e rendono il colorito della sua pelle più cereo.
Quando il mio sguardo arriva alle labbra, osservo altrove.
Adesso dovrei iniziare a parlare come faccio di solito. «Sai che ieri sera ho sognato di entrare in un bar e vedere Chris Hemsworth?! Probabilmente sapevo che era tutto un sogno, ma non volevo crederci.»
Non è vero che ho sognato Chris Hemsworth, ma se così fosse stato, mi sarei svegliata con un po' di felicità.
«Non mi interessa.»
«Secondo te potrà mai realizzarsi?» lo ignoro, camminando al suo fianco verso l'aula di matematica. «In fondo a me basta vederlo nei film e nelle foto, non chiedo che appaio dal nulla e mi rivolga la parola. Ma sarebbe fantastico. Oh! Ecco Kyle. Andiamo.»
Lo raggiungo velocemente e racconto anche a lui del sogno che (non) ho fatto. Appena mi siedo e comincio a parlare a vanvera, la sua espressione si fa sempre più stranita e spaventata.
«Okay, calmati.» mi afferra per le spalle, zittendomi. «Che cosa hai mangiato a colazione?»
«Biscotti.» dico.
«Al cioccolato?»
«Ovvio.»
«Dovresti smettere. Ti danno più carica di quanto tu già non abbia.» fa scivolare le mani via dalle mie spalle, guardandomi con rimprovero.
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Difficult
RomanceCOMPLETA «Tu non hai paura?» Mi volto verso di lui, accigliandomi. «Di cosa?» «Di me.» Sophie Devis è entusiasta di ritornare a scuola, dopo le interminabili vacanze natalizie che l'hanno costretta a casa. Da sempre motivo di disapprovazione e criti...