32. Sono la ragazza di Gabriel

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«Abbie.»

Gabriel ha lo sguardo fisso sulla ragazza che si è appena presentata con Corinne. Non so dire cosa stia provando nell'averla qui, ma è chiaro che è un sentimento forte. Le sue pupille sono dilatate, il suo respiro è irregolare, sviato, mentre le sue labbra dischiuse sono in cerca di parole. Abbie si avvicina.

Quando si accovaccia di fronte a lui, il suo sorriso diventa più ampio, sprizzando felicità da tutti i pori.

«Da quanto tempo non ci vediamo? Sono passati anni.»

«Abbie.» ripete lui.

«Esatto. È il mio nome.» ridacchia dolcemente, allontanandosi una ciocca di capelli biondi dal viso pallido e immacolato, come un'infinita distesa di candida neve.

Corinne rimane sulla soglia, le braccia conserte e gli occhi verdi puntati su di me. La leggera incurvatura delle sue labbra mi mostra l'ombra di un sorrisetto sinistro che qualche ora prima ha rivolto a Gabriel.

«Cosa ci fai qui?» chiede quest'ultimo con un tono talmente duro da insidiare in Abbie una nota di perplessità.

Si ricompone all'istante. «Mi ha chiamata Corinne. Io credevo fossi in prigione. Così mi avevano raccontato i miei genitori quando partimmo. Ma quando ho ricevuto la chiamata da Corinne con la notizia che eri uscito, mi sono precipitata qui.» allunga una mano sul suo volto, ma Gabriel si ritrae come se lo avessero spinto.

«Dopo l'incidente, sono rimasta in coma per qualche mese. Al mio risveglio ho pensato che finalmente avrei potuto vederti, spiegarti, ma ho riportato una rottura all'osso della gamba.
I miei genitori mi hanno portata a Boston, dove ho seguito la riabilitazione e gli studi da casa. Ma ora sto bene.» si allunga un altro po' per accarezzargli la guancia, e questa volta Gabriel rimane immobile.

Continua a guardarla nonostante lei si sia avvicinata, gli stia accarezzando la pelle che fino a un attimo fa era percorsa dalle mie dita, e le sue labbra stiano cercando le sue...

Sta per baciarlo, quando Gabriel gira il viso dall'altra parte e le allontana delicatamente la mano.

Lei, chiaramente sorpresa, si tira indietro. «Cosa c'è?»

Ed è in quel momento che mi nota. Mi accorgo di aver trattenuto il respiro quando mi vedo costretta a parlare.

«Tu chi sei?» mi chiede Abbie, accigliata, lanciando uno sguardo a Gabriel.

Lui non mi ha ancora guardata.

«Tu chi sei?» le chiedo di rimando.

«Sono la ragazza di Gabriel.» mi sorride cordialmente. «Tu sei sua amica?»

Okay, la situazione si fa strana.

Non solo Gabriel aveva una ragazza da qualche parte di cui non ha minimamente accennato, ma ora lei si è ripresentata qui dopo tanto, con una storia toccante e quell'aria dolce e innocente che automaticamente sposta tutte le colpe di ciò che sta accadendo su Gabriel.
Oh, giusto: io ora sono un'intrusa.

«No.» le rispondo, ricambiando il sorriso. Gabriel si irrigidisce, ma non si volta a guardarmi. «Qualcuno ha pensato di essere spiritoso e ci ha chiusi qui dentro. Quindi ora me ne vado.»

«Aspetta.» con sorpresa di tutti, è Gabriel a parlare. Si alza in piedi, si sistema la maglietta spiegazzata e mi allunga la mano. «Ce ne andiamo entrambi.»

«Credo che dovresti rimanere.» rifiuto il suo aiuto e mi tiro su, battendo le mani sui jeans per rimuoverli dalla polvere. «Insomma,» rido sottovoce, nascondendo la reazione all'amarezza che ha avvolto il mio palato. «avrete molto da raccontarvi.»

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