28. L'unico modo per stare finalmente bene

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«Poi ho chiesto a Perrie: "Quindi tu, invece di avere il tuo principe azzurro, vorresti un milione di dollari?"»

I pensieri che mi girano in testa come un tornado, per la prima volta, sono rivolti a un motivo ben diverso da mio padre. Sento di non star soffrendo per la mia solita e unica ragione.

Mi sono rigirata nel letto ogni due minuti, sono scesa in cucina in punta di piedi a mettere qualcosa sotto i denti innumerevoli volte, mi sono fatta, sciolta e rifatta le trecce, ho costruito tanti origami con fogli di appunti del primo e del secondo anno.
Ora ho un intero zoo di animali di carta in camera.

Ma non è servito a distrarmi.

La mia mente è dominata dalla voce di Gabriel che vorrei tacesse, dal suo volto che desidero scompaia, dalle sue parole che temo mi perseguiteranno.

Non ho alcuna intenzione di intervenire sulla situazione.

Mi sono comportata in modo odioso, con lui, e gli ho chiesto perdono, ma nessun insulto è mai uscito dalle mie labbra.

Ha abolito ciò che avevamo costruito con un solo soffio, come se fosse un castello fatto con le carte da gioco. Inoltre, mi ha solamente dato prova che ho commesso uno sbaglio: mi sono illusa.

«E lei ha detto: "Certo, con i soldi posso fare molte cose divertenti. A che mi serve un principe azzurro?"»

Non permetterò che veda il mio dolore. C'è già una persona che ha il potere di farmi stare male, ed è già difficile accettarlo. «Poi è spuntato Brad Pitt e ha urlato: "Sono un unicorno!"»

Non penso sia così difficile dimenticarsi di una persona. Basta concentrarsi su altre cose.
Potrei cercare un hobby che faccia al caso mio, oppure unirmi a un gruppo di studio, o, cosa che sicuramente mi sarebbe anche utile, trovare un lavoro.

«Non mi stai ascoltando, vero?»

La mano sventolante di Kyle mi riporta coi piedi per terra. Sollevo entrambe le sopracciglia. «Cosa stavi dicendo?»
«Piccola, ritorna sulla terra.» fa schioccare due dita davanti al mio volto, mentre un sorriso divertito gli si forma sulle labbra. Sospiro. «Scusa, Kyle. Ho la testa da tutt'altra parte.»
«Sì, l'ho notato.» ride, chiudendo lo sportello dell'armadietto e appoggiandosi ad esso.

Allungando una mano a carezzarmi il mento, mi osserva con comprensione. «Pensi a Gabriel?»
«No.»
«Pensi a Gabriel.» afferma.
Incrocio le braccia al petto e sollevo la testa. «Non usare quel tono. Non rappresenta più niente per me, okay? Gabriel chi? Poof! Rimosso.»

Kyle scoppia a ridere quando insceno l'esclamazione con le mani, ma il sorriso che alleggiava sulle sue labbra scompare in un lampo appena qualcuno mi passa accanto.

Le nostre spalle si scontrano, e i nostri occhi si incrociano per un secondo, permettendomi di distinguerne la rabbia che predomina in essi.

Inspiro profondamente quando si allontana e mi ricompongono, schiarendomi la voce. «Come ho detto: rimosso.»
Il mio migliore amico sospira, prima di avvolgermi le spalle con un braccio e guidarmi verso l'aula di fisica. «Sì. Temo che ora sia chiaro anche a lui.»

Non ha il diritto di guardarmi in quel modo, perché è stato lui a portarci a questo. Io gli do solo ascolto: accetto il fatto che ormai non conto più nulla.

La missione è ancora in fase di sviluppo, per questo motivo tento di concentrare la mia mente da tutt'altra parte.

Fisica, storia e matematica mi tengono occupata per le restanti tre ore di lezione, impedendomi di pensare troppo a una certa persona e far ricadere lo sguardo su di lui.
Il problema arriva dopo, all'uscita.
Lo individuo in compagnia di Corinne, entrambi accostati alla sua moto e coinvolti in una serena conversazione.

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