36. La sua stessa fine

28.1K 1K 1.1K
                                    

«Che succede?»

Kyle, senza un apparente motivo, mi ha trascinata nel ripostiglio del custode. L'ultima volta che ci sono stata, Gabriel mi ha baciata e poi ha detto che lo avrebbe dimenticato. Sorrido al ricordo.

«Allora? Vuoi fare una cosa veloce? Sarebbe un po' strano fatto dal mio migliore amico, ma...»

«No, Soph. Devo accertarmi di una cosa, ma me lo devi lasciare fare.» risponde, serio.

Mi avvicino a lui, preoccupandomi. «Cosa intendi?»

Davanti a me, sospira. Poi mi abbraccia improvvisamente, facendomi sussultare. Un'ondata di dolore mi percorre il fianco destro, dove solo pochi giorni fa mio padre mi ha ferita.

Tra le braccia di Kyle, rimango immobile, cercando di non esternare il dolore allucinante che sto provando, ma un lamento mi sfugge dalle labbra.

Lui si allontana velocemente. «Lo sapevo.»

Improvvisamente, porta le mani sugli orli della mia maglietta e la solleva, facendomi spalancare gli occhi.

«Kyle!» lo riprendo, cercando di riabbassarla, ma lui ormai ha gli occhi fissi sulla mia pelle. Così lo lascio fare.
È davvero inutile provare a tenerlo nascosto a Kyle. Si accorge sempre quando qualcosa non va.

«È successo due giorni fa. Passerà.» gli rivelo in tono basso, non avendo più la voce per parlare.

I miei occhi vengono coperti da un velo di lacrime, che cerco di scacciare via.

Lui contrae la mascella. «E non me lo hai detto?»

«Avresti avuto proprio questa reazione.» sussurro.

Kyle mi sistema la felpa, ma non alza lo sguardo su di me. Fissa il pavimento, le mani ancora sui miei fianchi.

«Kyle.» mi avvicino. «Non arrabbiarti.»

«Voglio solo starti accanto.» dice, incatenando le sue iridi celesti alle mie. Si passa la lingua sulle labbra. «Voglio che tu sappia che io ci sono se vuoi piangere, se vuoi urlare o stare in silenzio. Voglio che tu me lo dica quando... quando senti dolore. Perché mi sento ancora più impotente se mi tieni all'oscuro.»

I suoi occhi sono lucidi, e la sua voce ora è sottile come il filo di una ragnatela.

«Kyle.» sento una lacrima bagnarmi la guancia, ma la lascio scorrere. Allungo le mani verso il suo viso, avvicinandomi. «Scusami, se non te lo dico. Ma non voglio che tu stia male.»

«Ma così tu starai ancora peggio.»

Gli asciugo gli occhi, prima di circondargli il collo con le braccia e stringerlo a me. Affonda il viso nel mio collo, inspirando forte. «Forse non te ne rendi conto, ma mi aiuti molto a non pensarci.» gli sussurro, sorridendo lievemente. «Te lo giuro. Non ci penso mai troppo quando sono con te, perché riesci a distrarmi.»

«Sì, piccola, ma continui a stare male dopo. La sera... la sera stai sempre male, lo so. Non posso neanche scriverti perché non hai ancora il telefono.»

Lo stringo ancora più forte. «Finirà tutto, te lo prometto.»

Pensavo che il non dirglielo forse avrebbe eliminato la cosa, ma Kyle mi conosce troppo bene.
A volte vorrei che non fosse così, ma se non avessi lui, io non ce la farei.

È grazie a Kyle se trovo la voglia di sorridere e passare oltre al dolore che mio padre mi procura ogni giorno. Ho trovato un po' di voglia di vivere, per mostrare a lui, e a me stessa, che sono forte.

Mi aiuta ogni istante, inconsapevolmente.

«Ti voglio bene anch'io, lo sai.»

Mi allontano quel poco per guardarlo in viso. Ha gli occhi leggermente arrossati, ma ora un sorriso gli increspa le labbra. «Mi sento ancora un cretino per averti trascurata, quando stavo con Diana. Io non volevo farti una cosa del genere. Diana mi piaceva, all'inizio. Mi aveva persino confermato che non aveva alcun problema sul fatto che fossi la mia migliore amica. Non che sarei rimasto con lei se non ti avesse accettata. Poi il suo atteggiamento è cambiato, e credevo che passare più tempo con lei potesse convincerla che comunque era importante per me. Ma sono stato stupido a lasciarti da parte...»

DifficultDove le storie prendono vita. Scoprilo ora