Io e Kyle usciamo da casa alle sette di mattina. Ieri sera ha mantenuto la sua promessa e si è presentato alla mia finestra all'una e mezza di notte.
Non è stata la prima volta che si è offerto di passare la notte con me, ma era da molto tempo che aveva smesso di venire. Sapendo che la sera era il momento della giornata in cui il confronto con mio padre era inevitabile, si presentava di notte e dormiva al mio fianco. Ieri sera però avevo troppe cose da dirgli e troppa emozione da mostrargli per permettere al sonno di prendermi.
Non avevo temuto che mio padre mi sentisse perché lo avevo visto uscire. Nemmeno quello era insolito. Capitava spesso che andasse a ubriacarsi e tornasse a casa barcollante e rumoroso per l'alcol. Ogni volta interrompeva il mio sonno e bussava con forza alla porta, intimandomi di aprire o, quando fosse riuscito a entrare, me l'avrebbe fatta pagare.
Non ho mai girato quella chiave.
Se la rabbia è l'unico sentimento capace di provare, l'alcol lo intensifica solamente.
Non volevo scoprire fino a che punto potesse diventare pericoloso.«Sei sicuro di aver avuto il permesso di tua madre?» gli chiedo appena saliamo sull'autobus e occupiamo due posti liberi.
Si sistema contro il sedile, posando lo zaino ai piedi, e appoggia la testa sulla mia spalla. «Sì, Soph. Non preoccuparti. È bastato fare il tuo nome. Lo sai che ti adora.»
La signora Thompson è la rappresentazione vivente della gentilezza. Ogni suo singolo gesto ha il fine di fare del bene e aiutare. Lo ha dimostrato molte volte con me, dall'accoglienza calorosa che mi ha dato la prima volta che sono entrata in casa sua, alle consecutive altre volte in cui piano piano mi ha fatta sentire parte della famiglia. Gli attimi passati con lei, Kyle e Perrie non eguaglieranno mai i diciassette anni con mio padre.
Quando ero bambina non era lui a occuparsi di me. Faceva venire a casa la nonna, che per è venuta a mancare dopo due anni passati a offrirmi il suo amore.
A quel punto mio padre ha cominciato ad assumere delle babysitter, fino al momento in cui ormai ero abbastanza grande da andare a scuola da sola e da sopportare la sua costante ira.
«Eccoci.» mi informa Kyle, una volta che l'autobus arriva alla fermata della scuola e permette alla folla ingombrante di studenti di scendere. Quando arriva il nostro turno, rischio di perdere Kyle a causa della furia degli altri.
«Svelta.» mi intima, spingendomi frettolosamente verso il cancello. «O non arriviamo vivi.»
Una volta nell'ampio cortile scolastico, ci concediamo un breve sospiro di sollievo, che fa ridere entrambi.
La solita routine, solo che passata insieme.
Oggi è stato costretto a svegliarsi prima a causa della mia fretta di andarmene di casa per non rimanere a scoprire se mio padre fosse rientrato. Abbiamo sceso la scala che porta al tetto, vicino alla mia finestra, e siamo corsi via.
Conosco bene le conseguenze di un'ipotetica scoperta della presenza di Kyle in casa da parte di mio padre, ma non essendo la prima volta, ormai sappiamo ogni orario in cui c'è il maggior rischio che sia sveglio e in quali invece abbiamo il via libera.
Inoltre, non riesco a preoccuparmi a tal punto del pericolo se il risultato è non dormire da sola.
A proposito di dormire...
«Secondo te è sveglio?» mi chiede Kyle, osservando Gabriel dall'alto della sua altezza, steso su una panchina esterna e un braccio sollevato a coprire gli occhi.«No, dorme.»
«Come fa con tutto questo chiasso?» storce il naso nell'ascoltare il vociare e le urla degli studenti.
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Difficult
RomanceCOMPLETA «Tu non hai paura?» Mi volto verso di lui, accigliandomi. «Di cosa?» «Di me.» Sophie Devis è entusiasta di ritornare a scuola, dopo le interminabili vacanze natalizie che l'hanno costretta a casa. Da sempre motivo di disapprovazione e criti...