Epilogo

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Sette mesi dopo

«Ti passo a prendere appena finisci, okay?»

Sospiro, scivolando sulla sedia posta dietro alla cassa. Osservo il cartellino con su scritto il mio nome, annoiata. «Tra dieci minuti, quindi.»

«Oh, cazzo.» lo sento imprecare dall'altro capo del telefono, provocandomi una risata. «Scusa, ho perso la cognizione del tempo. Mi aspetti?»

«Ehm... forse prendo l'autobus.» mi gratto la fronte, timorosa.

Infatti sento immediatamente le sue urla. «Che donna di poca fede! Quante volte ti devo dire che sono migliorato con la macchina? La patente non me l'hanno regalata.»

«Questo lo dici tu.»

«Stronza.» borbotta, facendomi ridere.

Compio un giro sulla sedia girevole su cui sono costretta a stare seduta per tutto il pomeriggio.

È bello lavorare in una libreria. Essere circondata da un'infinità di libri e avvolta dal profumo di carta pulita mi rilassa. Ma trovarsi qui e non poter leggere è una tortura.

Fortunatamente il direttore di questo negozio, il caro Dave, è un tipo poco più grande di me, simpatico e comprensivo. Questo significa che qualche volta posso anche far cadere l'occhio sulle pagine romantiche della Austin, o sulle fantastiche e coinvolgenti righe della Claire, e rileggere per quella che sarà la centesima volta Harry Potter.

«Ti aspetto.» concludo la chiamata.

Mi tiro su, stiracchiandomi, e ripongo nel cassetto sotto la cassa Lo strano caso del dottor Jackyl e del signor Hyde.

Probabilmente Kyle ci metterà un po'.

«Sophie.» Dave si avvicina con in mano una pila di libri. Li ripone sopra la superficie in legno davanti a me, sospirando. «Come mai ancora qui? Per oggi hai finito.»

«Aspetto il mio amico.» prendo lo zaino da terra e me lo infilo in spalla, stringendo tra le braccia la mia giacca di jeans.

«Intendi quel tipi biondo che viene ogni giorno?» appoggia una mano sulla superficie di legno, sorreggendosi su essa e rivolgendomi un sorriso.

Annuisco, divertita. «Lui.»

«Pensavo fosse il tuo ragazzo.» abbassa lo sguardo sui libri, prendendo quello in cima e osservandolo distrattamente.

«No, è il mio migliore amico.» ribadisco, alzando gli occhi al cielo. «Si sbagliano sempre tutti.»

Se io vedessi due ragazzi come me e Kyle, entrambi biondi e con una differenza d'altezza non così eccessiva, penserei che siano fratelli. In effetti, Alyssa dice sempre che siamo molto simili.

«Quindi...» riporta lo sguardo su di me, raddrizzando la schiena e schiarendosi la voce. «non ce l'hai il ragazzo.»

Boccheggio, leggermente sorpresa. Ormai conosco Dave da circa due mesi, e l'unico rapporto che abbiamo avuto, oltre a quello professionale, è stato di amicizia, se così posso definirlo.

«In realtà...» faccio per rispondere, quando la suoneria del mio telefono risuona forte nell'aria.

Lo afferro dalla tasca esterna dello zaino, rivolgendo a Dave un fugace sorriso di scuse. «Pronto?»

«Sono qui fuori. Te l'ho detto che ci avevo preso la mano. Sono il nuovo Dominic Toretto.» risponde Kyle con un tono soddisfatto.

Ruoto gli occhi al cielo. «Arrivo, Mr. Modestia.»

Da quando ha guardato per la prima volta Fast&Furious, cioè da quando ha cominciato a guidare, pensa di essere un fenomeno. Non credo sia il caso di dirgli che la sua Jeep è leggermente diversa dalle auto usate nel film. Probabilmente rimarrebbe destabilizzato.

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