9. Cos'ho che non va, adesso?

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«Ma mi ascolti?»

«Certo.» annuisco. «Che dicevi?»

Kyle scuote la testa con divertimento. Sarei interessata se non mi parlasse di quella festa che vuole organizzare Cindy Clark.

«Penso che non sarebbe male se ci andassimo.» si gratta la nuca, balbettando.

«Non mi ha invitata.»

Penso sia stata abbastanza chiara quando mi ha palesemente ignorata e ha cominciato a parlare con Gabriel come se non esistessi.

«Come mai hai così tanta voglia di andarci? Non sarà mica per la ragazza con cui passi così tanto tempo?» sul mio volto si dipinge uno sguardo malizioso che fa ruotare gli occhi al cielo a Kyle, il quale arrossisce teneramente.

Ci ho preso.

«Si chiama Diana, e sì, mi ha chiesto di andarci insieme. Ho accettato.» dice.

«Non sarà che ti piace?» gli sorrido, allusiva.

Distoglie lo sguardo. «No, mi sta solo... simpatica.»

«Solo... simpatica? Sono la tua migliore amica. Dimmelo!»

Sospira. «Va bene. Mi piace, sì.»

Kyle è bello e simpatico, perciò non mi stupisce che piaccia alle ragazze. Ma di solito lui non è così, come dire, affrettato.

Mi ha sempre ripetuto che prima di mettersi insieme ad una persona avrebbe voluto conoscerla a pieno. A meno che non siano usciti fuori orario scolastico ed io non ne sappia nulla, i loro incontri sono stati davvero pochi.

Il programma di oggi sarà osservare questa ragazza e capire se merita il mio amico o meno.

«Vado a minacciarla. Torno tra poco.» mi alzo e corro verso la nostra classe, con in sottofondo Kyle che mi urla di non fare pazzie o metterlo in imbarazzo.

Ma lui non sa che questo è il mio obbiettivo da quando l'ho conosciuto.

Cammino verso l'aula di scienze, quando una volta arrivata alla porta vengo bloccata da una figura che si para davanti a me. Il ragazzo di ieri mi guarda con un sorriso.

«Oh, perfetto.» alzo gli occhi al cielo.
Probabilmente, se Kyle fosse qui, lo avrei lasciato solo con questo Chris e sarei scappata.

Lui mi si avvicina. «Cercavo proprio te. Sei libera questo pomeriggio?»

Con il massimo pudore, mi sporgo di poco all'interno dell'aula per cercare aiuto. Quando vedo Gabriel seduto al suo posto con la testa appoggiata sul palmo della mano e lo sguardo su di me, sorrido sollevata.

«No, mi dispiace. E, per mettere le cose in chiaro, io non sono adatta a te.»

Lui non perde il sorriso. «Dovremmo uscire, per scoprirlo.»

«Vedi, a me piacciono le dita delle persone. Li tengo dentro dei barattolini e li conservo, ma non credo che tu voglia che ti amputi un indice, vero? Perché non vai a cercarti qualcun'altra?» gli do una pacca sulla spalla, prima di entrare in aula e allontanarmi da lui.

«Lo so che non sei così psicopatica. Ritenterò.» lo sento urlare dalla porta.

Lo ignoro deliberatamente e osservo le persone in classe, ma non scorgo Diana da nessuna parte. Eppure, dovrei riconoscerla: i suoi capelli verdi spiccano anche al buio.

Mi avvicino al banco di Gabriel e prendo posto al suo fianco.

«Chi era quello?» mi chiede come prima cosa, tenendo lo sguardo rivolto verso la porta.

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