48. Sono qui, e ti amo

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«Tesoro, devi riposare. Vedrai che ti informeranno della salute dei tuoi amici. Ma devi avere pazienza.» mi dice gentilmente la dottoressa, finendo di applicarmi una crema suoi lividi che macchiano il mio braccio.

Mi torturo le mani, muovendo freneticamente il piede in preda all'ansia.

È stata una notte insonne, piena di pensieri negativi e di dolore fisico, di paura e di agitazione.

Sono precisamente ventitré ore, ventitré ore chiusa in questa stanza, senza sapere un briciolo d'informazione su Gabriel e Kyle. Quella sera è stata così agitata che ricordo scarsamente gli avvenimenti. In seguito, solo questa stanza d'ospedale, sola e indolenzita. Poi i miei pensieri si sono indirizzati ai miei due amici, e non ci è voluto molto all'apparizione travolgente dei ricordi di quella sera.

Non sono più riuscita a dormire, la notte.

Non sarebbe successo, nessuno dei due sarebbe rimasto coinvolto se solo io non fossi andata da mio padre, se ci avessi pensato due volte prima di piantarmi quella decisione in testa, se ne avessi parlato con loro, prima.

Non l'ho fatto, e la cosa peggiore è che non sono io a pagarne le conseguenze.

Ora non so come sta il mio migliore amico. Nella mia testa girovaga solo il suo ultimo urlo, che ha susseguito il colpo di pistola. Non ricordo la sua espressione, né i suoi occhi nei miei prima che avvenisse il secondo colpo, ma ricordo la sua debole voce, non così lontana da me, che ha sussurrato due parole: "Gamba. Tranquilla."
Ho tirato un sospiro di sollievo.

Poi c'è Gabriel.

Ricordo solo il suo viso prima che cadesse tra le mie braccia, i suoi occhi che tanto adoro, spalancati e privi di vita, terrorizzati e allo stesso tempo tranquilli.

Non riesco a descrivere tutte le innumerevoli emozioni che ho provato in quel momento. Mi sono sentita come se mi avessero tolto il respiro, come se il cuore, con un ultimo bum, avesse smesso di battere. Mi sono sentita arrabbiata con tutto e tutti, disperata, mentre lui era tra le mie braccia, totalmente terrorizzata da quello che sarebbe successo dopo, dall'idea di averlo perso per sempre.

È stato come cadere nel vuoto, urlare all'infinito al buio più totale.
Non riuscivo a pensare a niente. Mi sentivo un corpo senz'anima.
Mi sentivo morta, insieme a lui.

«Per favore, ho bisogno di vederli.» mi prendo la testa tra le mani. «È tutta colpa mia.»

Perché l'ho permesso? Perché gli ho coinvolti in tutto questo? Quando il mio dolore è diventato anche loro?

«Non darti la colpa.» la dottoressa si siede accanto a me, sfiorandomi una spalla con la mano. «L'unico responsabile qui è tuo padre.»

Alzo lo sguardo su di lei. «Come fa a saperlo?»

«Ero lì.» mi fa un piccolo sorriso. «La polizia è venuta immediatamente quando uno dei due ragazzi ha chiamato, avvertendo che il padre della sua amica aveva una pistola e c'era un altro ferito.»

Distolgo lo sguardo, asciugandomi le lacrime.

Kyle.

«Ora tuo padre è in prigione per omicidio, violenza su minore e tentato omicidio. Hanno indagato e il corpo di tua madre è stato ritrovato, in caso volessi saperlo. Non devi più preoccuparti, tesoro.»

Chiudo gli occhi, stringendo le mani a pugno per evitare che mi tremino.
Mia madre. Il corpo di mia madre ritrovato.

«Per favore, cerchi di capirmi. Il mio migliore amico potrebbe perdere l'uso della gamba, mentre il mio ragazzo potrebbe... potrebbe...»

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