Siamo a marzo, oggi partiamo per Parigi e, come temevo, sono stata costretta a partecipare. Mio padre mi ha liquidata con molto entusiasmo.
Kyle mi calcola di nuovo, ma è da quel giorno che non fa altro che scusarsi e ormai passiamo la maggior parte del tempo insieme. Non volevo che si allontanasse da Diana, solo che non si dimenticasse di me.
Io e Gabriel ci incontriamo quasi ogni pomeriggio, o per studiare, o solamente per passare il tempo insieme.
Bisticciamo su tutto, ma è il motivo per cui siamo così uniti.«Sei ancora qui?»
Mi volto verso mio padre, il quale è seduto sul divano con in mano una bottiglia birra.
«Adesso mi levo dai piedi.» prendo la mia valigia.
«Ottimo.» risponde. «Oh, Sophie, che non ti venga in mente di fare qualche stupidaggine e non tornare. Lo verrei a sapere, e le conseguenze non ti piacerebbero.»
È tutto normale, ed è questa normalità che mi fa male.
Arrivata a scuola, da dove partiremo, individuo subito Kyle che, come ormai d'abitudine, è in compagnia di Diana.
Stranamente, è arrivato prima di me, contando che quel ragazzo non si sveglia neanche se stesse andando in corso una guerra in camera sua.
Mi avvicino ai due fidanzatini e do il buongiorno al mio migliore amico con un giocoso saluto: ci battiamo un cinque, poi il pugno e l'abbraccio.
Idea sua, ma la adoro.«Kyle, dovremmo averne uno anche noi.» infierisce Diana, attaccandosi al suo braccio.
Ho accettato la cosa perché non sono nessuno per dire a Kyle con chi stare, ma non posso costringermi a provare simpatia per lei.
Scruto la folla di studenti alla ricerca di Gabriel e lo trovo a poca distanza da noi, appoggiato a un muretto.
Mi avvicino e lo saluto schioccando due dita davanti al suo volto assonnato. Sembra dormire in piedi.
«Oh, no. La mia pace è finita.» si lamenta, constatando che sono io.
Rido e mi sfrego le mani ghiacciate l'una contro l'altra. Siamo a marzo, ma il freddo è paragonabile a quello di dicembre.
Mi stringo nel mio giubbotto caldo. «Ti lascerei dormire, ma sono certa che sia difficile farlo in piedi.»
«Come sei stressante.» si siede con uno slancio sul muretto e posiziona lo zaino su di esso, per poi appoggiarci sopra la testa.
«Ecco, va meglio. Per ora stai zitta.»Rimango in silenzio, appoggiando gli avambracci sul muretto accanto al suo volto e chinandomi su di lui.
Svegliarsi alle cinque di mattina e venire a scuola alle sei non è proprio il massimo. Inoltre, so quanto Gabriel adori dormire.
«Gabe, lo sai che Titti è un maschio?»
Lui sbuffa e gira la testa verso di me. Mi accorgo solo ora di quanto siamo vicini. «Genio, lo sanno tutti. Ora non parlare più.» chiude di nuovo gli occhi.
«Lo sai che in realtà i capelli sono peli?» Non risponde.
«Gabriel, lo sai che le tette crescono fino ai sedici anni?»
Niente.
«Gabriel, lo sai che-»
«Smettila!» alza il tono di voce.
I presenti si voltano a guardarci, attirati dalle sue urla.
«Va bene. Antipatico.» sussurro, appena ritorna con la schiena appoggiata sopra al muretto e un braccio sul volto.
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Difficult
RomanceCOMPLETA «Tu non hai paura?» Mi volto verso di lui, accigliandomi. «Di cosa?» «Di me.» Sophie Devis è entusiasta di ritornare a scuola, dopo le interminabili vacanze natalizie che l'hanno costretta a casa. Da sempre motivo di disapprovazione e criti...