Appena varco il cancello della scuola, intravedo Kyle, seduto sul muretto che delimita il cortile, con i suoi amici.
Non ho particolarmente voglia di intrattenere una qualche conversazione con loro, ma confondermici è l'unico modo per sfuggire a due abissali occhi neri.
«Ciao, piccola.» mi sorride Kyle, quando con un balzo mi siedo accanto a lui. «Tutto bene?»
«Benissimo.»
Mi guardo attorno, cercando di capire se un ragazzo completamente vestito di nero e bello da mandarti in tilt il cervello è da qualche parte nei paraggi.
Sono quasi tre giorni che cambio strada quando lo vedo, sposto lo sguardo appena lo punta sul mio, e passo la ricreazione a osservarlo mentre Corinne gli sta appiccicata.
Ritorno con lo sguardo sul mio amico quando percepisco la pressione di un braccio sulle mie spalle, ma il contatto non è il suo.
Osservo in modo truce il suo amico Chris, seduto accanto a me, prima di allontanargli il braccio con fastidio.
Kyle ride.«Dolcezza,» il ragazzo mi guarda con una nota di curiosità. «perché sembri così spaventata?»
«Non sono spaventata, e soprattutto, non sono dolce.»
«Esci con me?»
«No.» scendo dal muretto e guardo Kyle. «Hai per caso visto Gabriel?»
«Hm...» solleva lo sguardo sulla folla di studenti che occupano il cortile. «no. Probabilmente è già entrato. Perché lo cerchi?»
«Non lo sto cercando.» ma evitando.
Quello che è successo tra noi mi ha fatto pensare a lungo. Mi sono data dell'egoista, per aver deciso unicamente a favore delle mie necessita, e mi sono paragonata a mio padre; poi ho pensato proprio a lui, a quando, al primo anno delle superiori, è venuto a prendermi a scuola, per una visita che aveva dopo e la quale necessitava la mia presenza.
È arrivato nel momento esatto in cui, dopo essere andata a sbattere contro un ragazzo e avergli fatto cadere i libri a terra, io l'ho aiutato a raccoglierli. Una volta in auto, mi ha chiesto chi fosse e io gli ho risposto che non lo conoscevo, che mi ero accidentalmente scontrata con lui. Poi ha detto: "Se scopro che mi menti..."
"Non sto mentendo." avevo sussurrato. "Lo giuro."
Poi lui aveva sorriso. "Certo che no. Ai ragazzi non piacciono le ragazze come te. Le ragazze fragili, deboli. E poi, guarda il tuo corpo! A chi piacerebbe, così coperto di lividi? A te piacciono? Dovresti fare in modo di non meritarteli."
Sono certa che a nessuno piacerebbero, che nessuno vorrebbe immischiarsi in una faccenda del genere.
È l'unica cosa su cui mio padre ha ragione: io non sarò mai adatta per gli altri, mai abbastanza. Non importa quanto mi impegni nello studio, quanto io dimostri di valere qualcosa, lui sa che è così, e non lo sarà mai.
Mai abbastanza.«Gabriel Rain.»
Mi riscuoto dai miei pensieri appena Chris, ora accanto a me, pronuncia il nome di Gabriel.
«Lo sento nominare un po' troppo spesso dalle ragazze.» dice. «Cosa ci trovate in lui? Sono molto meglio. So trattare bene le persone, rispettarle.»
Si gira verso di me e mi appoggia una mano sulla spalla. «Ti dimostrerò che è così. Esci con me.»
Improvvisamente, la sua mano diventa una presenza fastidiosa e intollerabile. «Prima di tutto non toccarmi; per secondo, non uscirò con te, capito?»
Chris mi appoggia anche l'altra mano sulla spalla e mi guarda con ostinazione. «Potremmo andare al cinema.»
«Non capisco se fingi o sei seriamente così.»
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Difficult
RomanceCOMPLETA «Tu non hai paura?» Mi volto verso di lui, accigliandomi. «Di cosa?» «Di me.» Sophie Devis è entusiasta di ritornare a scuola, dopo le interminabili vacanze natalizie che l'hanno costretta a casa. Da sempre motivo di disapprovazione e criti...