SOPHIE
Il colpo di pistola rimbomba nella stanza, mentre il proiettile parte in direzione della finestra, perforando il vetro e riducendolo a pezzi.
«Sono sempre tuo padre.» sento dire da lui, rimasto sulla soglia, il tono scherzoso e amorevole. Un tono completamente falso. «Ti conosco troppo bene. Sapevo cosa avevi in mente.»
Si avvicina di qualche passo. «Lo sai perché, tesoro?»Non lo guardo nemmeno quando sento la sua presenza al mio fianco, mentre porta una mano vicino al mio volto.
«Perché tu sei uguale a me.» dice, sfiorandomi la guancia con le nocche.
Mi scanso automaticamente, ma è una mossa azzardata, deducibile dal modo in cui contrae la mascella, prima di afferrarmi di scatto per il collo.
Mi porto le mani sulle sue, ma senza cercare di fargli mollare la presa.
Rimango in silenzio.
«Sai, bambina mia?» cerca il mio sguardo. «Che tu lo voglia o meno, io rimarrò sempre e comunque tuo padre, e tu mia figlia. Sai anche tu che noi due siamo uguali.»
Stringo la presa sulla sua mano, guardandolo disgustata.
«Sei venuta qui per uccidermi.» pronuncia con divertimento, un ghigno gli incurva le labbra. «Non è forse così? Non senti forse di doverti liberare di me per stare meglio?»
Non parlo.
«Tu pensi come me. Io ho ucciso tua madre perché non mi amava più, e ho sofferto tanto. Ho pensato che, se l'avessi uccisa, mi sarei liberato di quel peso che sentivo costantemente nel petto. Era tristezza, dolore. Odiavo sentirmi in quel modo. Così ho dovuto risolvere le cose.» ride con amarezza.
Cerco di fargli mollare la presa, nauseata dalla sua vicinanza. Lui stringe ancora più forte e il mio respiro si interrompe per dei secondi lunghissimi.
«Tu stai facendo la stessa cosa.» mi rivolge un sorriso dolce. Falso, sempre falso. «Il peso che senti è quello di avere ancora paura di me, per questo vuoi risolvere le cose, nello stesso modo in cui farei io.»
Gli occhi cominciano a pizzicarmi, e la rabbia si impossessa completamente di me.
«Ma io non posso permetterti di farlo, capisci?» mi sfiora la guancia con la pistola. «Perché io non ho ancora finito con te.»
Smetto di ascoltare, di pianificare, di pensare, e agisco d'istinto. E il mio istinto mi costringe ad alzare un pugno in aria e indirizzarlo verso il suo volto.
Non ha l'effetto desiderato, perché me lo blocca con la mano che teneva stretta al mio collo. Riuscendo finalmente a respirare bene, mi alzo di scatto e mi allontano da lui.
«Bene bene.» sorride soddisfatto. «Peccato che questo tuo coraggio con serva a niente.»
Si rimette in piedi con una lentezza quasi terrificante, alzando la pistola e puntandola verso di me. Sussulto lievemente.
Avanza. «Non puoi competere contro di me. Non ci sei riuscita in tutti questi anni, e speri di farlo ora?»
Lui continua ad avvicinarsi, e io a indietreggiare. Prendo grandi e silenziosi respiri, cercando di mantenere la calma.
Non questa volta.
«Però lo ammiro. Sai, tua madre era una donna davvero forte. La amavo.» un altro passo. «Sono sicuro che avrebbe combattuto, come stai facendo tu ora, se solo le avessi dato scelta.»
Mi fermo quando il mio corpo si scontra contro un comodino. Mi porto le mani dietro la schiena, tenendo sempre lo sguardo su mio padre, alla ricerca di qualcosa da usare come arma.
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Difficult
RomanceCOMPLETA «Tu non hai paura?» Mi volto verso di lui, accigliandomi. «Di cosa?» «Di me.» Sophie Devis è entusiasta di ritornare a scuola, dopo le interminabili vacanze natalizie che l'hanno costretta a casa. Da sempre motivo di disapprovazione e criti...