Capitolo 7: Strade intricate, labirinto pazzo

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Tigre camminò spedita lungo i corridoi brillanti e illuminati a giorno del palazzo reale, seguendo un impettito valletto che le faceva da guida. Non c'era verso di fargli dire dove il faraone desiderasse riceverla, a quel bastardo, e lei detestava non sapere. Il cuore le martellava nel petto. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, Tigre era spaventata. Dall'oggi al domani aveva scoperto di avere molto da perdere: Estate. Se Cheope avesse realizzato quanto il mezzosangue fosse importante per lei...

Tigre deglutì e fece un impercettibile respiro profondo per calmare l'ansia. Doveva riuscire a gestire la situazione. Non poteva deludere Estate.Né lasciare che la Valle della Pace venga rasa al suolo, pensò. Ma, ahimé, quanto era diventata poco rilevante la vita di centinaia di persone, ora che aveva il suo tigrotto!

La maestra comprese la reticenza del valletto nel rispondere alle sue domande, quando le aprì la porta del luogo dove Cheope l'avrebbe ricevuta. Un lieve panico serpeggiò nel corpo della felina, lo stesso che attanaglia i grandi predatori quando vengono messi in gabbia.La stanza era ridicolmente piccola se messa a confronto con le enormi e sfarzose sale che Tigre aveva già visitato e puzzava di muffa. Gli unici mobili presenti erano un tavolo, due sedie e un armadio pieno zeppo di pergamene. Niente finestre, il che rendeva la stanza buia come una tomba.Una candela accesa era stata appoggiata sul tavolo, ma la sua luce non arrivava ad illuminare ogni angolo della piccola stanza. Tigre era capace di vedere al buio, ma in ogni anfratto erano state accatastate cianfrusaglie come tende, quadri e vasi alti quasi quanto un adulto. Tigre sapeva che quelle cose non erano state messe lì per puro caso o perché il faraone non le voleva in giro per il palazzo. Quelle vecchie reliquie servivano solo a mascherare la vista delle guardie.

"Ah, mia cara, vieni, vieni" disse Cheope alla sua destra. Lei sobbalzò e lo vide emergere dalle tenebre. Le sorrise in un modo che non le parve affatto rassicurante. "Hai fatto un buon sonno?" le chiese, prendendo posto su una sedia del tavolo e invitandola a sedersi sul lato accanto a lui.

"Sì, faraone, grazie" rispose la maestra, obbedendo. Non poté fare a meno di notare con nervosismo che, in quella posizione, dava la schiena all'armadio. E al quadro appoggiato con uno spigolo contro il legno e uno contro il muro.Con la coda dell'occhio Tigre credette di scorgere un movimento nell'ombra, ma forse era solo la sua immaginazione, dettata dalla paranoia.

"Gradisci qualcosa da mangiare?". Il faraone le porse un piatto di frutta e datteri.Con un fremito, Tigre notò delle piccole fessure in questi ultimi. Li avevano tagliati sul fianco per metterci qualcosa dentro. Veleno oppure un dolce ripieno?

"No, grazie, faraone. Non sono abituata a mangiare al mattino" rispose. Non era vero. Maestro Shifu si premurava sempre che i suoi allievi mangiassero qualcosa prima dell'allenamento. Avere dei capogiri per la debolezza e la mancanza di zuccheri durante l'addestramento, mentre si è all'interno della piccola foresta di alberi di legno-ferro, poteva essere molto doloroso. Per non dire pericoloso.

"Un po' di tè?".

Pensa che io sia stupida? Si chiese Tigre. Nella tazza che le porse galleggiavano con fin troppa evidenza dei filamenti di... non ricordava il nome impronunciabile di quella pianta egiziana, ma sapeva che era letale. Scosse la testa, rifiutando.Cheope le sorrise e socchiuse gli occhi, appoggiando da parte le gentili offerte.

E Tigre capì. Il faraone era consapevole del suo sapere. La stava provocando; il suo obiettivo era farle capire che la sua vita valeva poco? Il passo successivo a ciò sarebbe stato rendere evidente che la congiura era una montatura, poiché, se davvero esisteva, Tigre gli serviva viva.Cheope si era appena smascherato, ma ne era perfettamente consapevole. Qualcosa non quadrava.

L'amante di Maestra TigreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora