Capitolo 50: Padre

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"Cerchi di ammalarti per restare a riposo?" domandò scherzosamente Shifu a Tigre, sorprendendola alle spalle. A quanto poteva vedere, il pesco pareva donare la calma che serve ai mortali per riflettere coerentemente. Era l'unica spiegazione possibile, dato che continuava a trovare persone in contemplazione sotto la pianta.

Tigre era seduta nella neve, stretta nel suo pesante cappotto e incurante del gelo. Guardava la valle immersa nell'oscurità notturna e Shifu si chiese come fosse vedere al buio. Tigre sbatté le palpebre quando sentì le sue parole e risalì la spirale vorticosa dei suoi pensieri, tornando alla realtà con un sospiro.

"Qualche giorno sola nella mia stanza con Estate non mi pare una brutta prospettiva" ribatté, sorridendo debolmente.

"Oh, sono certo che sarebbe un buon infermiere" disse Shifu, sedendosi accanto a lei. "Fa freddo ed è notte fonda. Come mai sei qui?" le chiese, senza preamboli.Ma con Tigre non era così facile.

"Potrei farti la stessa domanda" rispose infatti la maestra.

Shifu si strinse nelle spalle "Questa mattina ho dormito a lungo e adesso non riesco a prendere sonno. Sono andato a vedere come stava Iside".

Tigre tacque per un po' e Shifu la lasciò prendere tempo. La sua pazienza fu ricompensata.

"Credo che sia vero" disse Tigre, piano. "Ho ferito mia madre. Non riuscivo a controllare la mia forza, quindi quello che dice Ken-shu è molto probabilmente vero".

"Eri troppo piccola anche solo per capire quello che stava succedendo. Non puoi fartene una colpa" disse Shifu.

Tigre abbassò gli occhi sulla neve "Mi chiedo come sia riuscita a partorirmi senza morire".

Shifu non seppe come controbattere e rimase in silenzio.

"Hai esitato" disse all'improvviso Tigre, guardandolo.

"Come?"

"Quando Ken-shu mi ha accusato di aver aggredito sua moglie l'altra sera, hai esitato. Non mi credevi?"

Il maestro aprì la bocca, poi la richiuse. "Hai un carattere imprevedibile. A volte sei capace di farti scivolare addosso offese spaventose. Altre volte, invece, scatti al minimo sberleffo. Temevo... che ci fosse del vero nelle sue parole" ammise.

Il silenzio della sua allieva lo inquietò, quindi Shifu si voltò a guardarla. I loro occhi si incontrarono. Le iridi di Tigre avevano un colore stupendo, ma la sera, quando tutto diventava scuro, diventavano un vero spettacolo. In esse Shifu lesse una tristezza rassegnata.

"Che cosa...?"

"Io non sono Tai lung" lo interruppe Tigre.

"Lo so" disse Shifu.

"Invece no" ribatté Tigre "Ti ricordo lui sin da quando ero una cucciola. Non mentire".

"Io so perfettamente chi sei" protestò Shifu, posandole una zampa sul braccio. Sì, lei e Tai lung avevano alcuni tratti in comune. Entrambi erano i suoi figli adottivi, entrambi possedevano una forza e un nerbo fuori dal comune, entrambi avevano un talento innato per l'arte del kung fu. Ma Tigre non era un mostro.

"Sei la leader dei Cinque Cicloni, un capo, una guida. Sei una guerriera forte, coraggiosa e leale. Non hai bisogno di fare affidamento su nessuno, ami la solitudine e...".

"Smettila!"La voce sofferente della maestra lacerò la quiete notturna come una falce.

Shifu sbatté le palpebre "Tigre?" chiese, perplesso.

"Io non sono così" disse lei, talmente piano che persino le grandi orecchie di Shifu faticarono a sentirla. "Mi comporto così perché devo, ma non ho mai voluto essere... questo".

L'amante di Maestra TigreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora