Capitolo 32: La gelosia di un maestro

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"Perché il pesco è sempre in fiore?" domandò Estate.

Era il crepuscolo e Tigre gli aveva chiesto di fare una passeggiata prima di cena. Il mezzosangue aveva accettato volentieri.

Tigre si strinse nelle spalle. "Credo che la risposta te la possa dare solo Oogway" disse.

Estate osservò il suo fiato condensarsi davanti a lui in candide nuvolette. Sentiva la punta del naso gelata e le labbra gli dolevano un po'. Non era per niente abituato al freddo.

"Sicuro di non voler rientrare?" gli chiese Tigre per l'ennesima volta.

"Mi piace qui" disse Estate.

"Ma prenderai freddo".

Il mezzosangue le lanciò uno sguardo malizioso. "Torno dentro solo se riesci a prendermi" sentenziò.

La maestra si mise le zampe sui fianchi. "Sarà una cosa veloce, allora".

Estate partì di corsa, svanendo fra gli alberi. Lanciando uno sguardo indietro, si rese conto che Tigre gli stava concedendo un po' di vantaggio, quindi cercò di approfittarne. Quando cominciò a mancargli il fiato si nascose dietro un grosso albero e rimase in ascolto.Sobbalzò quando sentì la voce della maestra. Come aveva fatto a raggiungerlo così in fretta?

"Sento il tuo odore" disse Tigre. "E ti sento anche respirare".

Estate si portò le zampe alla bocca, cercando di dominare il fiatone dovuto alla corsa. Lentamente, cominciò a girare attorno al tronco sino a trovarsi dalla parte opposta rispetto a dov'era prima. Come aveva previsto, sentì Tigre ringhiare dietro di sé.

"Lo so che sei lì".

Estate balzò via proprio nel momento in cui lei fece scattare le braccia.

"Sei svelto!" commentò la maestra, raggiungendolo in due falcate. Lo agguantò per la vita, strusciando le ginocchia per terra e intrappolandolo contro di sé mentre lui emetteva uno strillo.

"Ma non abbastanza" aggiunse Tigre, baciandolo sul collo. Estate non ci mise molto a trovare le sue labbra. Non si era mai sentito così felice in vita sua.

Il mezzosangue emise un piccolo gemito quando Tigre approfondì il bacio, poi prese a slacciarsi il cappotto.

"Che cosa stai facendo?" gli chiese Tigre, sorpresa.

"Continua a baciarmi e a toccarmi; non ho voglia di chiacchiere" rispose Estate, strofinando il naso nel suo collo.Invece di assecondare la sua richiesta, Tigre scoppiò a ridere. "Non vorrai fare l'amore qui".

Estate fece spallucce. "Perché no? L'aria aperta non ci ha mai fermato in Egitto".

"In Egitto non si moriva di freddo".

Estate fece il suo sorriso più seducente, sciogliendosi la treccia e lasciando che la sua pelliccia nera gli ricadesse libera sulle spalle.

"Ma ci sarai tu a scaldarmi" disse. Afferrò il colletto del suo maglione, tirandola a sé.

Purtroppo Tigre non si lasciò incantare. "Possiamo andare a scaldarci nella mia stanza" disse, sollevandolo da terra e caricandoselo sulle spalle come fosse un sacco di sabbia.

Estate mise il broncio. "Ma io detesto la tua stanza!" protestò.

"Perché?".

"Perché non puoi emettere un solo gemito senza che qualcuno ti senta!".

Tigre rise ancora e si fermò per prenderlo fra le braccia. "E a te, mio focoso amante, che adori gridare e ringhiare, la cosa non va giù" concluse.

L'amante di Maestra TigreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora