Capitolo 14: Il dono di una vita devota

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Fermo accanto al letto dove la maestra di kung fu stava riposando, Aracno si scoprì geloso delle attenzioni che ella donava al piccolo schiavo. Li aveva seguiti per tutta la notte, ma non aveva avuto la forza di starli a guardare mentre facevano sesso. Constatare che la sua preda perfetta fosse costretta a provvedere da sola ai suoi orgasmi, mentre quello schiavetto pretendeva di essere servito e riverito, gli faceva venire il voltastomaco. Quella femmina, la sua preda, meritava delle vere attenzioni, e dal modo in cui si prendeva cura del mezzosangue, pareva cercarle disperatamente. Bastava, infatti, una semplice carezza dello schiavo per renderla euforica.

La maestra era davvero premurosa nei confronti del suo compagno. All'alba lo aveva avvolto in una coperta e l'aveva portato a braccia verso la reggia, approfittando del cambio della guardia per passare, inosservata, attraverso i cancelli. Lo aveva portato nella propria stanza, adagiandolo sul letto e sdraiandosi accanto a lui per riprendere a riposare.

Aracno studiò il viso dello schiavo. Era affascinante constatare che fosse una preda con i tratti ferini del predatore, ma nel suo sangue non vi era una sola goccia di aggressività. Era schifosamente dolce e dipendente dalla maestra che lo teneva al suo fianco.

Aracno dovette ammettere che i due si completavano, ma ciò lo feriva. Non era avvezzo ad essere la seconda scelta, ma si consolava pensando che presto Tigre avrebbe messo da parte quello schiavetto, e sarebbe entrata nel suo, di letto.

Di nuovo.

Aracno scostò una ciocca di pelliccia nera dal viso addormentato del mezzosangue. Era davvero adorabile mentre dormiva. Del tutto indifeso.

Nel sonno, lo schiavo si mosse, rivelando la dolce curva del collo e la tigre bianca scovò la leggera pulsazione della sua giugulare. La voglia di azzannarlo lo investì con una tale potenza da metterlo seriamente in difficoltà, ma si costrinse a resistere; eliminare quest'insetto avrebbe dato potere ai sentimenti che la sua preda perfetta gli suscitava... e significava anche perdere per sempre la possibilità di riaverla a sé.

Non vedo l'ora di avere il tuo sangue, pensò Aracno, dando un ultimo sguardo alla figura addormentata della maestra. All'improvviso gli venne in mente un altro motivo per lasciare in vita quello schiavo: era il punto debole della sua preda perfetta.

Sarebbe stato un vero spasso.


Il cuore di Tigre si riempì di tenerezza quando, aprendo gli occhi, vide il profilo addormentato di Estate. Gli scostò dal viso alcune ciocche di pelliccia nera e gli baciò le palpebre, la fronte, il naso, le guance e le labbra, facendolo sospirare. Poi, Tigre fece passare le braccia sotto il suo corpo, stringendolo a sé e strofinandogli il naso nel collo.Estate ridacchiò, ormai sveglio.

 "Buongiorno,mia guerriera" disse, baciandola all'egiziana, ma lei pretese un bacio vero.

"Mi piace svegliarmi accanto a te" ammise, appoggiando la testa sul petto del mezzosangue. Estate sorrise e le cinse il capo con le braccia, approfittando della posizione per grattarla dietro l'orecchio.Quando Tigre cominciò a fare le fusa, il suo sorriso si allargò ancora di più.

Sarebbero rimasti così per ore, ma Fukayna entrò nella loro stanza all'improvviso."Mi farete cariare i denti" brontolò la schiava, lasciandosi crollare sulla poltrona posta accanto al tavolino. "Avete idea di che ore siano?".

"Qualcuno si è alzato dalla parte sbagliata delle orecchie" la provocò Estate. Fukayna gli tirò un frutto, centrandolo sulla fronte con precisione chirurgica.

"Ehi!" protestò Estate, balzando giù dal letto. Tigre cambiò posizione, approfittando del battibecco per stiracchiarsi.

"Non hai portato la colazione?" domandò Estate a Fukayna.

L'amante di Maestra TigreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora