Capitolo 43: Pronti, via!

39 2 0
                                    

Non appena Tigre lo adagiò sul materasso della loro camera da letto, Estate emise un enorme sospiro.

"Una serata movimentata" provò a scherzare, quando sentì che stava riniziando a tremare. Che palle, cazzo.

"Mi dispiace" disse Tigre. Era rimasta lontana da lui, quasi temesse che la sua vicinanza lo spaventasse.

"Non è successo niente, mia guerriera" disse Estate con un sorriso. Le tese le braccia. "Vieni qui".

Tigre scosse la testa e gli diede le spalle, accingendosi ad accendere il fuoco.Mentre le fiamme cominciavano a farsi ardite, Estate si lambiccò il cervello per cercare il modo di tranquillare l'animo di sua moglie.

"Per quanto mi riguarda, tutto è andato per il meglio" disse, alla fine. "Mioshi è morto e tutti coloro che erano presenti all'asta sono stati catturati per essere interrogati. Grazie alle confessioni, nei prossimi giorni un sacco di brutta gente verrà scoperta e punita".

"Questa operazione ha portato il più grande repulisti che la Valle della Pace abbia mai visto, per quanto ne so" continuò Estate, quando Tigre non rispose. "E se aver partecipato vi ha un minimo aiutato a far sì che questo avvenisse, non posso che esserne molto felice".

"Il tuo aiuto è stato provvidenziale" mormorò Tigre, alzandosi da terra. Ora le fiamme avrebbero arso da sole.Con gesti lenti e metodici, la maestra prese a spogliarsi.

Nonostante fosse turbato dal suo stato d'animo, Estate seguì i suoi movimenti con bramosia. Era incredibile quanto Tigre fosse bella. Gli era capitato, nel corso della sua vita da schiavo, di soddisfare alcune guerriere e le aveva trovate tutte sgraziate, grottesche caricature maschili.

Tigre non era così, lei possedeva la stessa grazia ed eleganza di una lama.

"Stavi facendo la corte a una femmina di leopardo" disse all'improvviso Estate. Forse cambiare discorso lo avrebbe aiutato a vincere il malumore di Tigre.

Le sue parole, però, caddero nel vuoto, poiché la maestra, dopo aver indossato una vestaglia, racattò ogni singolo indumento di cui si era disfatta per infilarlo in un sacco.Poi guardò Estate, impassibile.

"Levati quel vestito".

Estate obbedì, sentendosi a disagio nel constatare che la sua nudità, al momento, non suscitava in sua moglie alcuna emozione. Non ci era abituato. Di solito, quando era nudo, facevano sesso.

Una volta ottenuto il vestito da sera, Tigre lo ficcò nel sacco insieme ai suoi indumenti, poi porse ad Estate una vestaglia della sua misura.

"Bagno. Subito".

Era il sangue il problema, si rese conto il mezzosangue, indossando la vestaglia. Quello e quant'altro era presente sul suo corpo, dalle fibre del ruvido tappeto ai fluidi della femmina che aveva tentato di stuprarlo.

Un bagno era quello che ci voleva, effettivamente, e con un po' di fortuna Tigre l'avrebbe fatto con lui.

Al momento, però, non sopportava la sua lontananza.

"Non credo di riuscire a camminare" disse Estate. "Sono esausto. Ti andrebbe di portarmi?".

Tigre esitò, cosa che insospettì il mezzosangue. C'era qualcosa, nel suo stargli intenzionalmente lontano, che lo mettava sul chi vive.

L'esitazione di Tigre ebbe breve durata. Qualunque fosse il freno che la induceva a non toccarlo, non poteva rifiutare una richiesta d'aiuto da parte del suo maschio. Le risultava inconcepibile.

Dopo aver sollevato Estate, lo tenne con un solo braccio, facendolo accomodare all'interno del gomito, mentre con l'altra zampa afferrò il sacco dentro cui aveva stipati i due travestimenti.

L'amante di Maestra TigreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora