Capitolo 53: Specchietto per allodole

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Tigre piaceva ad Aracno perché era una delle poche persone in grado di sorprenderlo. Essere un eccellente assassino poteva diventare noioso, perché ogni vittima, alla fin fine, si comportava sempre come le altre. A volte Aracno le uccideva in fretta solo perché gli veniva la nausea a sentire le loro ultime, banali parole.

La maestra non aveva una meta precisa, si rese conto Aracno, dopo un po' che la seguiva. Ella stava solo cercando un posto appartato dove parlare. Il Ragno si aspettava di vederla entrare in una stanza. Fu molto sorpreso quando Tigre, all'improvviso, si volse verso di lui.

Il bacio che gli diede fu proprio come quelli di una volta: fresco e liquoroso, capace di mandargli la mente in bianco.

Aracno non ci mise molto a riaversi dalla sorpresa. Si premette a Tigre con avidità sino a che decise di sbatterla contro il muro. In quel modo poté afferrarla per le cosce e sollevarla. Quando la maestra gli avvolse le gambe attorno alla vita, Aracno era pronto a farla sua lì, in mezzo al corridoio.

Quanto gli era mancata.

"Basta così" disse Tigre, quando l'assassino prese a baciarle la gola, pungolandole la carne con le zanne.

Aracno si fermò per guardarla negli occhi. Fu la sua espressione a farlo allontanare: Tigre era del tutto assente. La passione che aveva dimostrato era stata fittizia, un capriccio che era divampato e che si era esurito ancora prima di compiersi davvero.

"Lo ami ancora, nonostante ti abbia preferito un'altra femmina" disse Aracno, facendo un passo indietro. Buffo, si sentiva circuito e arrabbiato. Quella femmina gli dava proprio alla testa.

Tigre si strinse nelle spalle, comunicando che, in fondo, quelli non erano affari suoi. In cuor suo anch'ella era sorpresa del suo agire, ma si disse che era solo arrabbiata. Aveva reso a Estate pan per focaccia, ma si era fermata per mancanza di gusto. Non si era sentita bene mentre baciava Aracno. Il suo agire era stato più un tentativo di autodistruzione, ma si disse che, forse, quell'effusione avrebbe potuto ben disporre il maschio nei suoi confronti.

"Che cosa volevi dirmi?" domandò Aracno, scrutandola accigliato.

"Voglio che uccidi Hetepheres per me" rispose Tigre. "Di certo hai più possibilità di manovra nei suoi confronti. Hai detto che fra tre giorni sarà qui, questo vuol dire che è già sbarcata, quindi puoi...".

La risata di Aracno interruppe il discorso della maestra. "E cosa ci guadagno a uccidere colei che mi garantisce protezione e ricchezze?" chiese l'assassino, divertito.

Tigre incrociò le braccia sul petto, alzando un sopracciglio "Non hai bisogno né dell'una né dell'altra" gli fece notare.

Il sorriso di Aracno si allargò "Rispondimi".

"Potrai macchiare la tua rosa con il mio sangue".

Gli occhi dell'assassino si accesero di interesse, facendola rabbrividire. "Mi stai offrendo la tua vita, piccola amante?" mormorò, facendo un passo avanti e chinandosi verso di lei.

Tigre fece un balzo indietro e colpì la parete con la schiena. Fatto che la indispose alquanto. "No" ringhiò. "In Egitto dicesti che mi avresti lasciata in pace solo quando avresti avuto il mio sangue".

Lasciata, pensò Aracno. Quella parola ebbe il potere di farlo indietreggiare di un passo. Si sentiva strano, ora. Percepiva un dolore al petto che non aveva mai provato e che non gli piacque per niente.Si era affezionato a quella femmina più di quanto si era reso conto. Sapere che lei non lo voleva lo feriva nel profondo... e lo faceva arrabbiare.

"Ti concedo di ferirmi" continuò Tigre "Con quel sangue potrai macchiare la tua rosa. In cambio, tu ucciderai Hetepheres. La Cina deve essere il suo ultimo viaggio".

L'amante di Maestra TigreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora