La macchina del Wait

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Il mattino dopo, al risveglio, sorrise: come ai vecchi tempi, si tornava in azione. Si stirò davanti alla finestra guardando Zion per l'ultima volta, in quella vita per lo meno. Poi si voltò verso il letto. Una donna dormiva nuda tra le lenzuola, una donna che aveva amato e perduto troppe volte e non sarebbe stata quella l'ultima. Era stato un errore chiamarla la notte precedente, ma non era riuscito a stare solo. Gli era bastato dirle che aveva aperto la lettera di Neo: lei aveva capito. Finire a letto non era stata forse un'ottima idea, ma Morpheus non riusciva mai a resisterle.

D'un tratto Niobe mugugno: - Dove sei?- 

- Qui, non ti preoccupare, non vado da nessuna parte - disse lui avvicinandosi al letto per darle un bacio.

- Che ora è?- chiese lei soltanto.

- Le otto passate.- rispose accarezzandole la gamba. Un brivido lo percorse. 

- Devi andare, devi portare a ricognizione quell'astronave - gli ricordò Niobe.

- Se tu me lo chiedi, non andrò - disse lui allora, tentennando improvvisamente.

- Sarei un'egoista e tu sai che lo vorrei, ma non te lo chiederò -  rispose ridendo la donna.

- Ok, allora andrò - sentenziò lui deciso. Si alzò e si vestì in silenzio.

- Sei sicuro di non voler parlare della lettera?-  lo tentò Niobe.La aprì lentamente, sospirò ma poi le lesse solo le ultime parole. Niobe commossa lo tirò a sé e lo abbracciò stretto.

- Non preoccuparti, starò bene - aggiunse soltanto lui. Niobe non poteva capire che non si stava riferendo solo alla lettera.  Morpheus, preparò le sue cose, infilò la lettera nella borsa e si avviò verso la porta.

Sull'uscio si voltò e le sorrise: - lascia pure le chiavi al solito posto -.

Lei annuì distratta e si stirò sorridendo. Uscì senza voltarsi: il compito più difficile era fatto. Ora doveva solo prendere una navetta e sparire nel nulla, conosceva il custode e sapeva che non avrebbe fatto tante domande. Si diresse verso la rimessa di buon passo senza dare nell'occhio. Gli sembrava così diversa Zion quella mattina, gli sembrava di non averla mai vista in vita sua. Pensava quanto stranamente ci accorgiamo di quanto siamo stati felici in un luogo, solo quando lo lasciamo.

Il custode lo salutò con un cenno della mano, stancamente. Chissà da quante ore era al lavoro!

- Ehi, Morpheus dove vai di bello stamattina? Non porti fuori la tua principessa?- disse l'uomo riferendosi alla sua astronave.                                                                                                                                  

- La fanno salpare gli altri, io li raggiungo dopo, volevo controllare la costruzione del nuovo muro esterno di contenimento - mentì Morpheus contorcendo le labbra in un ghigno.                              

- Fai bene a darci un'occhiata, se non li controlli tu, chi può farlo? Ah, non so come faremmo se non ci fossi tu? - sorrise il guardiano.                                                                                                                    

- Sono convinto che trovereste un sacco di altre persone volenterose e capaci - disse sicuro mentre si allontanava da lui. Gli sembrò così naturale usare il condizionale. Eppure presto avrebbero  davvero dovuto cercare qualcun'altro. Senza indugiare oltre si diresse verso un piccola navicella di servizio, poi si voltò, urlò al custode e disse:- E' sempre un piacere!-.

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