All'ospedale

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Quando mi alzai il giorno dopo di prima mattina Liz dormiva ancora.  Arrivata in soggiorno vidi Michael già sveglio con due occhiaie paurose. Non sapevo propio come tirarlo un po' su. 

-Già in piedi?- disse solo lui.

- Devo andare per la Caster a vedere come sta il marito - gli ricordai.

-E perchè manda te?- fece stupito.

- Trinity è impegnata con l'archivio- alzai le spalle.

- Nessuno di noi è ancora potuto andare a trovare la famiglia-  protestò lui. 

- Nessuno dei tuoi famigliari saprebbe immagino come ripulire la città delle macchine da un certo virus- gli ricordai. Michael sbuffò.

-Possono anche darci all'alta e bruciarle tutte. Tanto dal mio virus non si torna indietro!- aggiunse orgoglioso.

-L'archivio non era stato intaccato, qualsiasi cosa IA ci abbia messo davanti per proteggerlo ha funzionato- sospirai.

-Perchè allora è scappata? Se era in grado di distruggere il mio virus, poteva farlo e rispedirci tutti al creatore- sbottò lui.

- Non lo so, Michael... Vado che se no perdo l'incrociatore- ammisi.

- Prima o poi dovrai dirle di no!- mi urlò dietro Michael. Io rimasi sulla porta impietrita. Dire di no alla Caster?Non ci avevo mai nemmeno pensato.  -Prima o poi dovrai contraddirla e fare i tuoi: succederà! Ti ho avvertito! - aggiunse subdolo rientrando in camera sua. Io mi scrollai di dosso quella frase ed uscii.  In realtà non so perché mi ero convinta di dover andare in quell'ospedale: ero abbastanza certa da quello che mi avevano detto per telefono che il marito della Caster non si potesse spostare per ora. Però quando la prof mi aveva chiesto di andare a parlare con il dottore , non avevo saputo dirle di no. Forse Michael aveva ragione? Forse avevo paura a contraddirla?

Robert era ricoverato in uno dei più grandi centri ospedalieri che erano sorti alle pendici della città delle macchine da vecchi edifici dismessi e riconvertiti. Era in lista per un intervento al cuore.  Proprio come Mary Jane aveva temuto, aveva fatto fatica nel risveglio e ora era sotto stretto monitoraggio. Probabilmente avrebbero dovuto mettere un bypass: cosa non facile in un ospedale sorto dal nulla poco meno di un mese prima.  Faticai non poco a trovare la camera. Quando mi avvicinai c'era un infermiere che guardava fisso dal vetro. Studiai per un attimo l'uomo sotto ossigeno nella stanza. Sembrava molto debole, molto malato ed era pallido come il lenzuolo. Certamente non poteva muoversi, forse nemmeno parlare. E adesso cosa avrei detto alla Caster? Dovevo mentirle? Sospirai più volte. 

-Non sta ancora bene , ma si riprenderà presto: così ha detto il medico- aggiunse l'infermiere. -Lo conoscevi?- aggiunse poi.

-Non personalmente- scossi la testa. - Sono venuta da Zion, avrebbero tremendamente bisogno di lui, ma temo che per il momento non sia fattibile. Dovranno trovare un'altra strada. Per quando è previsto l'intervento?- chiesi. L'infermiere mi guardò di sottecchi come per studiarmi.

- C'è già stato, questa notte- aggiunse, poi si stropicciò gli occhi. Sembrava sfinito.

- Sei stato sveglio tutta notte per controllarlo?- chiesi colpita.

- E' mio padre- aggiunse lui allargando le braccia. Io mi bloccai all'istante. Avrei voluto scavarmi una buca nel pavimento. Che vergogna!

- Scusa,per via del camice non avevo pensato- dissi arrossendo.

-Oh, io sono un volontario. Stavo bene, mio padre dovrà stare qui per un po'. Mi annoiavo a morte e così ho iniziato a dare una mano. Piacere, mi chiamo Peter- aggiunse presentandosi. Gli strinsi la mano.  Il figlio menefreghista della Caster? Era davvero allibita.  Forse tutto sommato noi sapevamo solo una metà della storia. D'altronde si trattava di suo padre e le circostanze non erano proprio usuali.

Matrix the endDove le storie prendono vita. Scoprilo ora