11. Non ti merito

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Mi sento strana.
Non so perché, mi gira la testa, e i miei occhi sono offuscati, ma non riesco a capire se è a causa delle lacrime.
Non riesco a pensare ad altro che a quelle mani che si muovono sul mio corpo.
Non riesco a smettere di pensare a cosa avrebbero potuto fare.

Non ricordo perché hanno smesso.
Forse qualcuno mi ha sentita gridare, questa volta?

Ogni giorno mi riprometto di smettere di pensarci e di andare avanti, ma alla fine mi ricade tutto addosso.
Non è una cosa che si può controllare, succede e basta.

Sento che mi sto muovendo, ma sono quasi sicura che le mie gambe siano ferme, ora.
Mi sento fuori dal mio corpo, e dopo qualche secondo i miei occhi cominciano a farsi pesanti, e vedo le immagini nella mia testa, quelle che rivivo da anni, sparire, come se non avessero più importanza, dopotutto.


"Mi senti?", dice una voce preoccupata vicino a me.
La sento, ma non so come rispondere, non so come gridare aiuto.

Provo a parlare, ma nessuno mi ascolta.
Provo a gridare, ma nessuno mi ascolta.
Sto piangendo, lo vedete?!
Perché non venite ad aiutarmi?!


"Comincio a preoccuparmi sul serio, nocciolina", riprova Tyler.
Non so perché, ma sentendo queste parole mi risveglio completamente.
Eppure, vorrei non averlo fatto, perché tutto mi ritorna in mente, più forte di prima.

Mi guardo vagamente intorno, cercando di capire dove mi trovo, ma è tutto sconosciuto per me.
Il ragazzo mi ha portato a casa sua?
Cosa mi ha fatto?
Sono stata una stupida a pensare di potercela fare, sarei dovuta andare via da quel posto.

"Sono qui", dice una voce conosciuta davanti a me, e il mio cuore si rilassa all'istante, quando incontra due occhi verdi, che in questo momento sono inspiegabilmente l'unica cosa a darmi un senso di sicurezza.

Quando Tyler incontra i miei occhi, gli spunta un mezzo sorriso sul volto, e vedo che si trattiene dall'abbracciarmi per la felicità solo perché sono parecchio scossa al momento.

"Stai bene?", chiede con voce preoccupata, scrutandomi come se potessi cadere da un momento all'altro.
Probabilmente fa bene a pensarlo.

"Dove siamo, Tyler?", farfuglio con voce flebile, e appena pronuncio queste parole, un gran mal di testa comincia a diffondersi sulle mie tempie e sulla mia fronte.

"A casa mia. Stai tranquilla, ti prego, non voglio farti del male", dice con voce bassa.

A quelle parole mi alzo di scatto, come scottata.
Sono a casa sua, da sola con lui?

"Non voglio farti del male"
Ricordo la prima volta che ho sentito questa frase, la rivivo nella mia mente da sei anni cercando di trovare pace.

Dopo quel gesto, assume un'espressione spaventata e preoccupata allo stesso tempo.

"Che ti succede?", domanda, con gli occhi confusi, che mi scrutano cercando una risposta sensata a quello che mi sta succedendo.
Ma io so che non la troveranno, perché una risposta sensata non c'è.

Vorrei scappare da qui.
Cerco di calmarmi per non sembrare psicopatica, e mi stampo in mente l'unica frase che potrebbe aiutarmi in queste occasioni.
Non ha secondi fini.
Non ha secondi fini.

Torno a sedermi su quello che dovrebbe essere il suo letto, le mani in grembo, e lo sguardo vagante, in cerca di qualcosa che mi tranquillizzi.

"Come sono arrivata qui?
Ero alla festa, io e Susan stavamo giocando, e poi... ", comincio, ma non riesco a continuare.
Delle fitte di dolore attraversano la mia testa, ma cerco di ignorarle.
Il dolore fisico l'ho sempre usato come una distrazione dal dolore morale che provo.

Non mi toccareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora