29. Amici

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"Voglio un compito sull'Epicureismo per domani, e non si accettano giustificazioni", afferma il professor Beckham mentre suona la campanella.

Mi alzo dal mio banco in fondo all'aula e sto per avviarmi all'uscita, quando il professore mi ferma con un colpo di tosse.

"Hai un minuto, Cassidy?", domanda speranzoso, con gli occhi ansiosi di ricevere un si.

"Certo, mi dica", rispondo girandosi verso di lui.

Aspetto pazientemente che inizi a parlare e si sbrighi a dirmi quello che ha da dirmi, anche se me lo immagino già.

"Ecco, sono solo preoccupato per te.
Quel tuo sfogo improvviso dell'altro giorno, seguito poi dell'abbandono della classe prima della fine della lezione, mi ha fatto molto pensare. C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi? Qualcosa non va?", domanda, guardandomi come un nonno preoccupato guarda suo nipote.

Apprezzo davvero che si sia preoccupato per me, ma non credo siano affari suoi, e poi non c'è nulla di cui preoccuparsi.

"No, va tutto bene, non si preoccupi", dico tranquillamente.
Cerco di andarmene prima che possa aggiungere altro, ma non sono così fortunata.

"Ascolta Ele, sei una delle mie alunne migliori, e credo davvero che potresti fare grandi cose un giorno. Ma se la prima a negare l'evidenza sei tu, non potrai mai aiutare le persone, e ne tantomeno aiutare te stessa", dice, quasi come un rimprovero.

Gli occhiali spessi gli ricadono sul naso, e di tanto in tanto deve riportarli davanti agli occhi con uno scatto della mano.

"Ho capito professore, ma va tutto bene.
Ora scusi, devo andare", dico, e me ne vado il più in fretta possibile.
Lui annuisce poco convinto ma non ribatte, e mi lascia in pace.

Davvero, mi fa piacere che qualcuno si preoccupi per me, ma non ce ne è bisogno.
E poi, è il mio professore di filosofia, non mia madre, quindi non so quanto abbia diritto di giudicarmi.

Poso i miei libri nel mio armadietto e mi avvio verso la mensa in silenzio, mentre percorro il corridoio completamente vuoto.
Quando arrivo riempio il mio vassoio ed intravedo Susan al nostro solito tavolo, così mi avvio verso di lei.

Stamattina la scuola sembra deserta.
Nelle ultime settimane non si è fatto altro che parlare della festa per coppie, ed ora che è passata, sembra che nessuno qui abbia più un motivo valido per continuare a vivere.

La festa in se è andata bene, considerando quelle precedenti.
Paul è stato davvero molto carino con me per tutta la serata, anche se io non mi sento così felice.

So che dovrei essere al settimo cielo, perché è un ragazzo carino, intelligente e davvero gentile, eppure mi sento persa.

Tyler, invece, mi ha fatto capire che ci tiene davvero a me, e su questo non ho più dubbi.

Insomma, potremmo essere amici?
Forse dovrei chiederglielo per sapere la risposta.

Certo però che mi sembra un po' strano andare da una persona e chiedergli se possiamo essere amici.

Insomma, l'amicizia nasce e basta, non è una cosa che si dichiara.

Quello si chiama amore, e di sicuro non è il nostro caso.

Non mi è mai capitato di amare qualcuno, e non so neanche cosa si provi, onestamente.

E, riguardo a Tyler, non credo che sappia cosa sia l'amore.
Non sto cercando di giudicarlo senza prove concrete, è solo che mi baso sui fatti.

Prima di conoscerlo vedevo come si comportava a scuola, che cosa faceva.

Beh, in realtà, non è molto difficile da spiegare.
Non sarebbe stato strano vederlo ogni giorno con una ragazza diversa.
Comunque diversa si fa per intenderci, perchè alla fine erano tutte uguali.

Non mi toccareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora