18. Nessuno mi ascolta

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"Non esiste una psicologia del silenzio.
Non ne troviamo traccia in Freud, non in Jung e nemmeno in Adler. All'origine dunque del fare analisi, il principio del silenzio è disatteso. Non esiste, disesiste ma, a dispetto del suo disesistere, il silenzio è forte", dichiara il professor Beckham alzandosi faticosamente in piedi, e facendo il giro della cattedra aiutandosi con il suo bastone.

"So che sono concetti pesanti da assimilare, ma non vedeteli come tali.
Ovviamente, qui si parla del silenzio fisico, che è difficile da ottenere.
Se ci pensate, anche nel luogo più sperduto non ci sarà mai completo silenzio, perché anch'esso, è un rumore.
Quando tutto intorno a noi tace, il cervello inizia a percepire il rumore del silenzio.
Che non è assenza di suono, vuoto della percezione, un interruttore spento, bensì un mattone fondamentale del nostro sistema uditivo", spiega, gesticolando con le mani e spostando lo sguardo di tanto in tanto tra tutti i presenti.

"E il silenzio morale? In cosa consiste?", domanda un ragazzo in prima fila.

L'anziano professore sembra pensarci un attimo, e poi dice:
"In realtà, non c'è molta differenza.
Il silenzio fisico e quello morale viaggiano su due binari paralleli, perché rappresentano la stessa cosa.
Il silenzio morale diventa tale quando ognuno di noi sceglie di non condividere i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri sentimenti, con il mondo esterno.

A quel punto, il silenzio nasce dentro di noi, e gli unici che possiamo farlo smettere, siamo noi stessi.
In un certo senso, anche se lontanamente, qui ci colleghiamo all'amore.
Gli psicologi, come anche i filosofi, ci dicono che se si trova la persona giusta con cui condividere se stessi, il silenzio cessa da solo di esistere, senza che noi ce ne accorgiamo"

Gira lo sguardo verso tutti i presenti, per decifrare dalle loro espressioni se abbiano capito o meno la complicata spiegazione che ha fatto.

"Comunque, come vi ho già detto, l'amore è un argomento delicato, che tratteremo il prossimo anno, quindi non prendetelo troppo in considerazione", dichiara, e annuncia il termine  della lezione.

Ogni volta che esco dalle lezioni del professor Beckham sono sempre più confusa ma, allo stesso tempo, più curiosa di scoprire quello che c'è nel mondo.

Ti infonde la voglia di esplorare, di amare, di viaggiare, di vivere, e secondo me non è cosa da tutti, oggi.





La fine di un'altra orribile settimana di scuola per fortuna arriva, anche se avrei stranamente preferito che continuasse.
Questo pomeriggio c'è la seconda partita della stagione e di football, e la mia voglia di andarci è pari a zero.

Io e Susan arriviamo sul campo e ci posizioniamo sugli spalti.
È già pieno di gente che urla e fischia, e prevedo che sarà un lunga serata.
Mi sfrego le mani cercando di sentire un po' di caldo, ma non migliora.
Siamo agli ultimi giorni di Novembre, e già questo freddo continuo mi ha stancata.
Il buio inghiottisce il campo, e sembra che non abbia una fine, ma le luci dei lampioni illuminano di tanto in tanto qualche parte del campo.

Il rituale è sempre lo stesso: entrano le cheerleader, fanno il loro balletto, e poi entra in campo la squadra.

Questa volta riesco a individuare Tyler, ormai ho imparato a riconoscerlo.
Onestamente non mi concentro molto sulla partita e sul punteggio, sono troppo occupata a seguire ogni sua mossa.

Devo ammettere che è davvero bravo, si vede che ci mette tutto l'impegno possibile, e sembra avere anche un buon rapporto con i suoi compagni di squadra.

Non mi toccareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora